L’ANALISI – Cagliari, per riempire l’altra metà del bicchiere serve un vino chiamato “razionalità&competenza”

Joao Pedro (FOTO: GIANLUCA ZUDDAS - SARDEGNA SPORT)

Joao Pedro (FOTO: GIANLUCA ZUDDAS – SARDEGNA SPORT)

La sensazione a metà tra il sollievo e il rimpianto per una vittoria in trasferta mai così vicina negli ultimi due mesi. Il Cagliari è salito sull’aereo che lo riportava a casa da Udine con un sorriso non pieno, ma anche la consapevolezza che perdere contro l’Udinese sarebbe stato ingiusto oltre che deleterio. Pomeriggio strano quello del “Friuli”, che ha regalato un Cagliari gagliardo e compatto, come chiedeva Gianfranco Zola, l’illusione di squadra finalmente matura sui due lati del campo, poi quel quarto d’ora all’alba della ripresa foriero di incubi non nuovi. E’ arrivata però la soddisfazione alla grande voglia di dare il colpo di coda. Diverse le note liete, purtroppo non assenti quelle negative, sui cui lavorare. Cantiere aperto se ne esiste uno, quello rossoblù andrebbe portato avanti a passi più ampi e spediti, ma al momento ciò che passa il convento è uno stato di convalescenza.

Importante aver mosso la classifica, da santificare il gol di Babacar (Fiorentina) al Chievo, da maledire quelli di Denis e Maxi Lopez, che hanno regalato gioie orgasmiche ad Atalanta e Torino. Il Cagliari resta in linea di galleggiamento, all’orizzonte il difficile match contro il Sassuolo, formazione tra le più brillanti, battibile con una prestazione di massimo livello che darebbe entusiasmo estremo. E poi tutti a Bergamo, ancora di sabato, per uno scontro diretto dal valore capitale. L’ottimismo deriva dalla prestazione di Udine e dalla concorrenza, balbettante come si confà ad un campionato italiano sempre mediocre e pronto a concedere occasioni. Spera il Parma, meno il Cesena, grazie al calciomercato. Trema il pregevole Empoli che fa pochi punti in rapporto alla fattura del suo gioco, balla il Chievo che ha dalla sua l’abitudine a stare sul filo. Mentre i cugini scaligeri vivono il momento più difficile dal ritorno in Serie A.

Tornando sul prato del “Friuli”, diventa quasi banale sottolineare lo stato di grazia di Albin Ekdal. Sarà difficile trattenerlo in Sardegna nei prossimi 12 giorni di calciomercato. Ci si aggrappa alle parole di Tommaso Giulini in una sera di tre mesi fa al Sant’Elia: “A gennaio non parte al mille per cento”. Vedremo. Appurato che a Godfred “Goffredo” Donsah è impossibile rinunciare, con buona pace di chi, dopo gli exploit contro Sampdoria ed Empoli, lo aveva messo in soffitta, continua a grattare la parete della tana il buon Joao Pedro, al quale piace la posizione ibrida con tre mediani alle spalle. In attesa di ritrovare il miglior Crisetig – 15 punti su 16 con lui in campo -, comunque più utile e mobile di quanto sarebbe stato capitan Conti (4 punti su 16 con il romano in campo), vanno registrate le cose che non vanno. A partire da una difesa che non dà sicurezza nemmeno durante l’intervallo o al lunedì mattina. Rossettini cambia partner ogni due per tre, con scarsi risultati; sulle fasce e dalle fasce nascono i problemi. Molle Pisano nel corpo a corpo con Di Natale, altra rete subito su cross, timoroso Avelar nel non accorciare prima del limite dell’area sull’accorrente Allan (Dessena poteva essere più energico). L’impressione è che qualcosa sugli esterni serva, ma non è facile intervenire con profitto. Sia perché la dirigenza pensa all’attacco (Gilardino è il nome caldo, ma è davvero così vicino?), sia perché di terzini per cui vale la pena investire non se ne vedono, a meno di indovinare la mossa con grande competenza.

Occhi puntati sull’attacco. Radio mercato spinge Alberto Gilardino verso la Sardegna, ma è tutta da verificare la reale fattibilità dell’affare. Si rimane in attesa – il Cagliari come gli addetti ai lavori – con i tifosi che sperano non finisca come per Pablo Osvaldo, affare potenziale affievolitosi dopo le avanzate telefoniche del presidente rossoblù. Di sicuro c’è che, al netto di nuovi arrivi, oggi l’attacco del Cagliari conta Cossu, Longo, Caio Rangel, Capello, Cop, Sau, Ibarbo e Farias. Tanti, troppi se si giocasse ancora con tre punte, uno sproposito ora che si va verso il più redditizio e razionale “albero di Natale”. E allora, che si fa? Le valigie sui letti di Asseminello sono più di una, a cominciare da quell’Ibarbo che Zeman non avrebbe trattenuto e che la società ha voluto mettergli al servizio col sogno di spaccare il salvadanaio a giugno 2015. Un’utopia, per ora, che lascia in viale la Playa il grande dubbio: uovo oggi o gallina (tutt’altro che certa) domani? Negli otto di cui sopra, Caio Rangel e Capello si gioverebbero di una sistemazione pro maturazione, ma visto come si sono espressi con la Primavera (LEGGI QUI) non sarà facile piazzarli. Sau recupera e sarebbe il titolare ideale, ma cosa accadrebbe se venisse davvero affiancato dal biellese col violino?

Fabio Frongia

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