La Dinamo Sassari vince la sfida al vertice, ma Reggio Emilia rilancia: “Il futuro è nostro”

2014.11.24 Dinamo - Avellino-38

foto Eleonora Secchi – Sardegnasport

Sassari – Reggio Emilia non è stata solo la sfida tra le due maggiori pretendenti allo scettro di sfidante di Milano. Sassari-Reggio è stata anche la sfida tra due modi diversi di costruire un basket veloce, dinamico e divertente. Ma soprattutto vincente. La Dinamo, in questi anni, ha costruito la sua identità a partire da un nucleo di italiani esperti, ai quali ha di volta in volta aggiunto americani di estro e intelligenza (gli ex Diener e Thornton) o di velocità e forza (i nuovi Dyson, Sanders, Brooks). I risultati, è noto, sono arrivati. La Reggiana ha invece ribaltato il concetto, dando spazio e minuti agli italiani, soprattutto giovani, circondandoli di giocatori comunitari di esperienza e tecnica (Kaukenas, i Lavrinovic) e di americani affidabili (D. Diener, Taylor). I risultati, salvo la spada di Damocle degli infortuni, non potranno che arrivare. Se ne dimostra convinto lo stesso coach Menetti, che in sala stampa rivendica un progetto di lunga durata “per volere e tradizione della società”. Un progetto che deve far riflettere tutto l’ambiente cestistico, che attualmente preferisce investire a breve termine, puntando al mercato straniero ed americano anziché puntare sulla costruzione dei vivai. Per cui, se ieri Sassari ha meritato la vittoria nel risultato come nello spettacolo, la Pallacanestro Reggiana non può che sorridere guardando al futuro.

Infatti, mentre Sacchetti in sala stampa si interroga sul se e quando mai il ’95 Spissu potrà trovare spazio nei suoi futuri 12, Menetti può con orgoglio snocciolare nomi e annate dei suoi giovani italiani: Mussini (’96), Pecháček (’95), Siliņš e Della Valle (’93), Pini (’92), Polonara e Cervi (’91) sono giocatori che possono accontentare palati diversi, ma soprattutto sono tutti “novelli” che già promettono grandi soddisfazioni (anche per la Nazionale). Il futuro è nelle loro mani, ma per ora non il presente, che è della Dinamo.

I biancoblu ritrovano Jerome Dyson che sfodera una prestazione che da sola vale il prezzo del biglietto: 25 punti, 10 rimbalzi, 9 assist. Una quasi tripla doppia che vale un totale di 41 di valutazione e 18 di plus/minus (meglio di lui solo Lawal con 19). Altro che forbici per tagliarlo! Se si dovesse confermare questo Jerome Dyson, è meglio che Sardara prepari ago e filo per cucirgli addosso la canotta biancoblu. Infatti, chi non ricorda gli inizi difficili di Travis Diener cui poi sono seguiti anni di soddisfazioni? Il timido Jerome ha ancora della strada da compiere perché dai fischi alle standing ovation il passo è lungo, ma oggi gli applausi del pubblico sono stati ovviamente un po’ meno timidi del solito. Applausi anche per Matteo Formenti, giunto a Sassari come free-agent e con nient’altro che la brutta nomea di “illustre sconosciuto”. Matteo invece c’è: adesso! 3/4 da tre e tanta difesa per l’esterno ex Brindisi, che guida la pattuglia italiana ad una complessiva sufficienza di gruppo, dopo la scoppiettante uscita dall’Eurolega.

Pollice verso, invece, per Miroslav Todic: non potendo prendersela con Dyson, nei momenti in cui Reggio si faceva sotto, la Dinamo ha trovato nello slavo il suo parafulmine contro il mugugno del pubblico (peraltro isolato, a fronte di un clima rovente che gli spalti ormai regalano solo nelle grandi occasioni). Troppo e male, dunque, per un allievo di una scuola cestistica che predica essenzialità e pulizia nel gioco. Se il futuro probabilmente sarà di Reggio ed il presente è certamente della Dinamo, Todic sembra rimasto imprigionato in un passato fatto di legnate, prese e date, nelle serie minori. Sotto l’albero, Sardara faccia trovare a Meo Sacchetti una macchina del tempo: potrebbe davvero essere utile.

Alessandro Tedde

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