Affonda il progetto e vince la paura: Zemanlandia a Cagliari è già finita

Zeman conferenza stampa

Il destino è compiuto: Zdenek Zeman non è più l’allenatore del Cagliari. L’avventura del boemo in Sardegna finisce anticipatamente, in una mattina del 23 dicembre. Una fine ingloriosa rispetto a quanto si aspettavano tutti, dalla proprietà ai tifosi. E invece, anche stavolta, la terra sarda non è sinonimo di progetto. Cambia la proprietà, ma non cambia la mentalità: l’esonero del tecnico come soluzione a tutti i problemi della squadra. Un esonero nell’aria da quattro giorni, ma ufficializzato solamente in tarda mattinata. Fino all’ultimo si è cercato di far collimare le idee della proprietà con quelle del tecnico, ma non c’è stato margine di trattativa. Con la schiena dritta che da sempre lo contraddistingue, Zeman ha continuato a rimanere della sua idea fino alla fine.

Diversi i capi di imputazione contestati al mister: l’aver schierato i titolari in Coppa Italia prima dell’importante partita contro il Chievo, l’atteggiamento tattico e le scelte fatte contro la Juve, l’insistere su un centrocampo che nelle ultime partite ha mostrato tutti i suoi limiti. Il boemo ha dato le sue spiegazioni ma non ha fatto un passo indietro e l’esonero, nonostante il lavoro incessante del direttore Marroccu per salvare il progetto, si è consumato prima di pranzo.

E dire che il tecnico ha costruito la sua squadra insieme alla società, partecipando attivamente alle scelte. Tutti gli acquisti del Cagliari sono stati suggeriti o avallati dal tecnico, da sempre grande conoscitore di calcio. Ceppitelli, Balzano, Capuano,  Crisetig, Farias e Caio Rangel i nomi proposti dal tecnico,insieme al portiere Anania che la società non ha però ritenuto all’altezza. Cragno, Donsah, Benedetti, Longo, Joao Pedro e Capello quelli scelti e valutati dalla società, con l’avallo dei Zeman. E poi ci son state le conferme, arrivate prima che l’allenatore sedesse sulla panchina del Cagliari. Una rosa che il tecnico ha sempre difeso, ma che oggettivamente ha sempre mostrato qualche falla o qualche lacuna da colmare, vedesi esterno sinistro d’attacco di qualità, per non parlare di una punta prolifica e pronta che potesse dare il cambio a Sau.

Ed è proprio in fase progettuale che sono stati commessi i due errori fondamentali, sia da parte della proprietà che da parte del tecnico. La società che sposa Zeman sa benissimo a cosa va incontro, conosce la mentalità del tecnico e i suoi metodi di lavoro. La storia del boemo lo precede: lavoro, allenamenti pesanti, mentalità offensiva e non conservativa. Se si opta per Zeman si va fino in fondo, ben consci del fatto che il tecnico ha una visione personalissima del calcio. Un errore lo commette anche il boemo, che come spesso gli è capitato in carriera, si mette in gioco allenando rose non adatte al suo gioco e si accontenta di provare a cambiare i calciatori che ha, mettendo una o più pezze, con calciatori semi sconosciuti che lui può provare a forgiare.

Ma le scelte ormai sono fatte e nonostante la rosa non sia la migliore per il suo gioco, il Cagliari di Zeman ingrana e gioca bene. Gioca come non lo si era mai visto, frizzante e sfrontato contro tutti. Poi però la giostra si ferma e arrivano i problemi. La squadra non crea più e dopo un gran primo tempo e diversi gol sbagliati contro la Fiorentina, arriva la crisi. Sconfitta pesante contro i viola in casa, sconfitta contro il Chievo e sconfitta contro la Juventus. La proprietà storce il naso, non vede il gioco del boemo che aveva tanto sognato e sperato. Il boemo difende ancora la sua squadra e pochi notano che la crisi è nata dopo lo stop del miglior realizzatore della squadra, Sau (che in poche giornate segna lo stesso numero di gol dello scorso anno) e di Avelar, che a gennaio scorso era stato praticamente regalato al Leeds che poi sarà di Cellino.

La situazione si fa pesante. Il tecnico viene criticato per il 4-4-2 schierato contro la Juve, nonostante la società sapesse di questa scelta. Zeman lascia in panca per novanta minuti i suoi pupilli Farias e Crisetig, affidando ancora una volta la regia a un Conti irriconoscibile. Ibarbo viene sostituito dopo un’ora imbarazzante e il Cagliari affonda. Salta la cena di Natale della squadra, prevista per venerdì sera. Iniziano le consultazioni, ma il destino del tecnico pare segnato. Passano le ore e si prova a salvare il salvabile, analizzando direttamente col tecnico cosa non va. L’arrivo di Husbauer, un portiere e un attaccante i primi rinforzi possibili, ma stamattina l’ultimo colloquio presidente-tecnico pone fine al progetto Zeman. Dopo l’addio del boemo potrebbe concludersi anche l’avventura di qualche altro protagonista di questo nuovo Cagliari?

Intanto il presidente Giulini in prima persona discute per trovare un nuovo tecnico. Zenga e Zola i favoriti, col primo graditissimo e prima scelta della presidenza e il secondo apprezzato dal gruppo per le sue doti umane universalmente riconosciute. E’ sfida a due e non dovrebbe mancare molto per mettere la parola fine a questa lunga telenovela. Il mercato è congelato, in attesa che il nuovo tecnico detti le linee guida per rinforzare la squadra nel mercato di riparazione.

Con l’addio di Zeman inizia quindi un nuovo campionato, quello a cui i tifosi del Cagliari sono abituati. La rincorsa alla salvezza, il vivere alla giornata, l’arrampicarsi su qualche prestazione sopra le righe e qualche sussulto casalingo, sperando nel punticino in trasferta e rinforzando la squadra con qualche innesto a gennaio. Tutto fa brodo, l’importante è salvarsi e non importa come. Cagliari non è sinonimo di progetto, non lo era prima e non lo è neanche adesso. Per progettare serve rischiare, serve avere fiducia, serve remare tutti dalla stessa parte specialmente nei momenti difficili. Invece anche stavolta ci si è arresi troppo presto, con lo spauracchio della B più forte della voglia di costruire qualcosa di solido e duraturo. “Chi gioca per salvarsi è già retrocesso”. Una frase tanto semplice, quanto significativa, che Zeman pronunciò nel post partita di Sassuolo-Cagliari. Una frase che stona terribilmente adesso, con questa squadra e in questa realtà. Una realtà che non ha saputo aspettare e ha deciso di dare un taglio al “progetto”, naufragato dopo poche miglia di mare.

Giampaolo Gaias

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