Torres, è brusco risveglio! Almeno due buchi ti fanno soffrire: Arezzo e Lumezzane per chiarirsi le idee

Giovanni Giuffrida, centrocampista della Torres (foto: www.tuttomercatoweb.com)
Diciamolo francamente, le vittorie in Coppa Italia e il fortunato esordio in campionato con la Pro Patria avevano creato qualche aspettativa di troppo, cucendo addosso alla Torres qualche ambizione esagerata, tenendo conto che si tratta di una compagine costruita, parole testuali del ds Enzo Nucifora, ”per affrontare il campionato con dignità”. Ieri, un Como solido, cinico e veloce ha affondato la Torres pur senza dimostrare di essere una squadra schiacciasassi; qualche individualità di spicco, schemi applicati alla perfezione, un uomo-ovunque a centrocampo, l’esperto Andrea Ardito (ben 4 promozioni dalla B alla A con Siena, Bologna, Torino e Lecce) e un centravanti vero, Claudio De Sousa (mentre il tanto decantato Le Noci si è visto poco).
Insomma, a voler essere banali, potremmo dire che il Como ha vinto semplicemente perchè era più forte. Eppure le sfaccettature sono tante, ad esempio, a scorrere le formazioni, si notava che i lariani sono scesi in campo con ben 5 giocatori under 22, fra cui l’esterno (proprietà Cagliari) Marco Russu che nella Torres ha mosso i primi passi e che ieri si è mosso con disinvoltura a sinistra e a destra; quindi non una squadra di trentenni esperti, ma un ben costruito mix di giocatori importanti e di giovani di gran prospettiva. Ma la Torres ? In campo c’erano anche i sassaresi e, almeno per la prima mezz’ora hanno giocato alla pari con gli avversari; abbiamo apprezzato qualche buona giocata di Yves Baraye, la capacità di Gerardo Rubino di tenere alta la squadra, la grinta di Claudio Cafiero, la personalità di Samuele Pizza. Non che ci siano state occasioni da gol in quantità, ma le trame di gioco sembravano solide e interessanti, se non fosse per una preoccupante tendenza di Pasquale Maiorino, il migliore nelle precedenti uscite, a estraniarsi dal gioco.

Yves Baraye della Torres
Con il gol di Cristiani – azione di ripartenza generata da una palla rubata da Ardito su un pasticcio a centrocampo – la squadra si è trasformata, Baraye si è involuto, sembrava una versione poco più tecnica del per nulla rimpianto Pagliaroli, Pizza si è trasformato in Cazzarò – il mediano, meteora rossoblù, che credeva di essere un regista e non si liberava mai del pallone – gli esterni sono scomparsi (Lisai si è visto pochissimo, mentre Imparato era troppo impegnato ad arginare Casoli prima e Cristiani poi). Tanti palloni in mezzo, ma senza costrutto. Del secondo tempo salviamo ancora Cafiero, in campo anche con i crampi, Giuffrida, forse l’unico giocatore in rosa ad avere i tempi del regista, e alcune iniziative di Baraye, che ancora non ha la partita intera nelle gambe. La sensazione è che la squadra non sia completa, mancano una punta vera e un giocatore che sappia distribuire il gioco (già sapevamo che questo giocatore non può essere Foglia, che ieri ha fatto il regista, il mediano, l’esterno e la punta, sempre senza grandi risultati e nemmeno Bottone, il cui rientro è comunque fondamentale).
La situazione è resa ancora più difficile dagli infortuni, tutti gravi, capitati ad alcuni uomini chiave come Bigazzi, sicuramente l’acquisto più interessante del mercato rossoblù e ora anche Rubino, unica punta di ruolo in organico. Bisognerá anche capire se a sinistra si insisterá con Imparato, ieri insufficiente, o se sarà il caso di riprovare Minarini o qualche altro dei nuovi arrivati. Nel frattempo le prossime due partite, Arezzo in trasferta mercoledì e Lumezzane in casa domenica chiariranno le idee su quali possono essere gli obiettivi del campionato e, ancora di più sui correttivi da effettuare per rendere la squadra più competitiva.
Gianluca Dessì