Nuorese, Mariotti: “Ho sbagliato anche io. Ecco come è andata martedì, quella riunione con presidente e tifosi…”

Marco Mariotti, durante l'ultima partita sulla panchina della Nuorese, a Ostia

Marco Mariotti, durante l’ultima partita sulla panchina della Nuorese, a Ostia

L’addio maturato martedì aveva spiazzato tutti, con quell’esonero trasformato in dimissioni in un’ora ma soprattutto il divorzio tra Marco Mariotti e la Nuorese che non era minimamente nell’aria, perché nonostante lo 0-4 di Ostia e il precedente pareggio-beffa contro l’Anziolavinio i barbaricini erano comunque pienamente in carreggiata. E allora, dopo due giorni di confusione, fino alla scelta e alla presentazione di Guglielmo Bacci, era prevedibile che il tecnico laziale appena scalzato dalla panchina dicesse la sua.

Lo fa con grande pacatezza – che quasi stride con i suoi proverbiali modi sanguigni, schietti e che portano a considerazioni senza giri di parole-  ai microfoni del sito SportInOro (www.sportinoro.com). “Adesso, tutto sommato, sto bene - esordisce Mariotti, che dopo la Berretti della Ternana aveva visto naufragare il progetto Borghesiana 2014 e quindi sostituito Bernardo Mereu - Ringrazio il presidente Michele Artedino,il D.G. Rudelat ed il D.S. Vittorio Tossi, che mi hanno dato l’opportunità di esercitare la mia professione al massimo delle loro possibilità e mi hanno concesso l’occasione di proseguire nel lavoro che amo più di ogni altra cosa, dopo la mia famiglia. Ci tengo a salutare e ringraziare tutta la rosa dei calciatori e su tutti tre componenti, il capitano un grande uomo, e due ragazzi Fadda e Tullio, con i quali avevo instaurato un rapporto leale, sincero, ottimo. Vorrei inoltre ringraziare il magazziniere e inviare un forte abbraccio a tutti i tifosi veri, che mi hanno fatto sentire a casa in questo mese e mezzo che ho lavorato a Nuoro e per questo motivo  sarò sempre il loro primo tifoso.”

Tutto bene, insomma, e Mariotti conferma, se mai ce ne fosse bisogno, l’assenza di motivazioni tecniche alla base dell’interruzione del rapporto. “Ci mancavano dei punti è vero – dice Mariotti – soprattutto quelli con la gara dell’Anziolavinio, ma ero convinto e sono convinto che questa squadra possa fare un ottimo campionato. Tanto convinto di questo, che sul mio contratto avevo fatto inserire un premio al raggiungimento dei play-off, perché sono certo che questo gruppo arriverà tra i primi cinque posti del campionato. La sconfitta di Ostia è giusta per certi versi, anche se la gara nel momento decisivo ci è girata contro, ma faccio i complimenti all’Ostia Mare, che ha acuito e scatenato dei malesseri interni al nostro gruppo. E quando non si trova un punto di incontro, di congiunzione, è normale che non si possa andare avanti e che sia finito tutto come è finito”.

Mariotti si assume tutte le responsabilità“Per come sono fatto non do mai le colpe agli altri; cerco sempre di analizzare il mio operato e trovare la ragione di alcuni errori commessi dentro me stesso. Sicuramente non ho capito i miei interlocutori e il modo di relazionarmi con loro. Per questo faccio il mea culpa, forse non ho comunicato nel modo idoneo” – ma il nodo esonero-dimissioni, creato con quel primo comunicato delle 19 di martedì corretto un’ora dopo, rimane: “Io sono sempre stato onesto intellettualmente e professionalmente. Martedi pomeriggio mi ha chiamato il direttore sportivo (Vittorio Tossi ndr), comunicandomi l’esonero. Poi alle 19 mi chiama il direttore generale (Pietro Rudellat ndr) e mi convoca per una riunione nella segreteria dello stadio. Facciamo una riunione con loro due, il presidente, il responsabile del settore giovanile e due tifosi. Non dirò mai i contenuti e i toni usati nella riunione. Posso solo dire, con sincerità, che dopo aver ratificato ufficialmente le mie dimissioni, ho sentito un grande desiderio di tornare a Roma e riabbracciare la mia famiglia”.

Parole che sembrano lasciare qualcosa di sospeso, ma Mariotti non specificherebbe nemmeno sotto tortura. Il giornalista di SportInOro chiede a Mariotti cosa c’entrino i tifosi, questa la risposta: “Ringrazio dello spazio, spero di incontrarvi presto su qualche campo. Posso solo dire che dopo tanti anni di professionismo, evidentemente, dovevo provare anche questa esperienza che mancava nel mio curriculum. Mi mancava un’esperienza del genere, a 53 anni e oltre 2000 panchine;  nella vita è proprio vero non si finisce mai di imparare”.

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