
Ivo Pulga, tecnico del Cagliari per due stagioni
Una medaglia, meritatissima, la può esibire con orgoglio: la salvezza del Cagliari, nell’ultima turbolenta stagione, porta soprattutto il suo nome. Ivo Pulga in Sardegna ha abituato a lasciare dolci ricordi, anche nelle difficoltà. Capacità da tecnico testate sul campo e un integrità morale da fare invidia. Cagliari, la sua prima panchina in Serie A, una palestra difficile – specie nel primo scorcio del 2014 – in seguito alla quale il tecnico modenese si può fregiare di una patente speciale, per non dire unica, che Coverciano non potrà mai garantire. In attesa di una chiamata che lo invogli a rimettere su scarpette e pantaloncini, con disponibilità genuina torna a parlare della sua avventura da tecnico rossoblù e del futuro che attende il Cagliari.
Mister, starà certamente buttando un occhio su questo nuovo Cagliari. Cosa ne pensa?
Si sta allestendo una squadra con molti giovani di valore, di grande prospettiva, ma per giocare la Serie A, a mio avviso, si deve poter fare affidamento anche sui giocatori più esperti. Per questo credo che un giocatore come Astori debba essere confermato, sarebbe difficilmente sostituibile. Sino ad adesso comunque la dirigenza ha fatto un ottimo lavoro sul mercato, se non ci saranno partenze eccellenti questa squadra potrà togliersi tante soddisfazioni.
A sostituirla è arrivato Zdenek Zeman.
Vorrà dire che non ci annoieremo mai. Siamo pronti ad assistere a partite spettacolari, a vittorie succulente e anche a qualche passo falso rumoroso. Non dico niente di nuovo: è un allenatore estremo, ma il progetto mi sembra che poggi su base solide.
Facciamo un passo indietro, a un certo punto Cellino le chiede la disponibilità a restare…
Sì, lo dissi pubblicamente. A 2-3 giornate dalla fine del campionato me lo chiese, poi però ha venduto la società e non se n’è fatto più nulla.
Davvero curioso. Del Cagliari in vendita e precisamente in procinto di passare a Tommaso Giulini lei e i giocatori

Ivo Pulga durante un allenamento (foto: Alessio Murgia)
eravate al corrente?
Al di là delle voci e delle ricostruzioni che leggevamo sui giornali, noi siamo sempre stati all’oscuro di tutto. Personalmente, dirò di più, ero profondamente convinto che Cellino non avrebbe venduto.
Tante voci appunto, se pensiamo anche allo screzio pubblico tra il capitano e l’ex presidente. La squadra forse ne ha risentito e la stagione conclusa non è stata certamente entusiasmante perché le aspettative erano altre.
Problema stadio a parte, io non penso che le questioni ambientali abbiano influito sul rendimento della squadra, piuttosto è vero che diversi giocatori, come Sau, Murru ed Ekdal, hanno avuto problemi fisici che ci hanno penalizzato non poco. Sono mancati quegli 8-9 punti rispetto alla stagione precedente, ma la squadra si è salvata in anticipo e alla fine l’obiettivo è stato raggiunto.
In mezzo anche l’increscioso siparietto che l’ha vista, involontariamente, protagonista insieme a Diego Lopez e Massimo Cellino.
Vorrei considerarlo un libro chiuso. Tutti sanno cos’è successo, mi sono trovato in una situazione con due fucili puntati ed ero consapevole che sarebbe andata così perché conoscevo i caratteri di Cellino e Lopez, ma non avevo scelta e forse questo Diego non l’ha capito. Nessun rancore, ad ogni modo. Sono cose che succedono nella vita. La risposta migliore l’hanno data i giocatori, che quando sono stato richiamato hanno reagito benissimo mettendosi al servizio per arrivare all’obiettivo.
Abbiamo detto che il nuovo Cagliari vuole premiare la linea verde e la speranza è che possano trovare spazio anche i ragazzi del vivaio.
Sono convinto che Barella e Loi si siano meritati chance e che questa possa essere anche la loro stagione. Mi porto dietro il rimpianto di non aver fatto esordire Barella a Verona contro il Chievo. Però era una partita particolare, loro dovevano ancora salvarsi e mettere dentro troppi giovani avrebbe magari sollevato polemiche.
La concorrenza comunque sarà agguerrita. E se si vuole muovere un appunto al promettente mercato di Marroccu, anche alla luce del probabile arrivo del classe ’96 Donsah, è che i giovani della primavera rossoblù rischiano di passare in secondo piano.
Non lo vedrei come un problema, onestamente. Zeman in questo senso è una garanzia assoluta: giocherà chi meriterà, non esistono gerarchie prestabilite. Barella, per esempio, se risponde bene alla preparazione ha tutte le carte in regola per giocarsi il posto, nonostante la giovanissima età e una struttura fisica ancora da rinforzare.
Per Piredda, che lei fece esordire in Coppa Italia, invece si tratta dell’ultima chiamata?
Piredda è un ragazzo dal potenziale enorme, qualità e personalità da vendere, però a livello mentale deve fare uno scatto, deve capire

Victor Ibarbo a duello con Longhi del Sassuolo
che un professionista certi comportamenti non può permetterseli. Ha tutto per farcela e dipende solo ed esclusivamente da lui. Spero di non vederlo in Serie D tra qualche anno.
Domanda finale su Victor Ibarbo. Lei l’ha allenato per due anni e ha potuto rendersi conto da vicino del potenziale del ragazzo. Eppure ancora oggi si fa fatica a capire quale possa essere la migliore collocazione in campo, alla luce anche del fatto restano evidenti le lacune nella fase di non possesso.
Io continuo ad essere convinto che Ibarbo sia un centravanti, una prima punta in un 4-4-2, mentre in un tridente può essere impiegato anche da attaccante esterno. Vedendolo ai mondiali schierato sulla fascia da centrocampista ne ho avuto la riconferma: non riusciva ad entrare nel vivo del gioco ed era spesso fuori tempo. Certo, ha ancora dei limiti nei movimenti senza palla e con Diego (Lopez ndr) abbiamo lavorato a lungo su questo aspetto. Devo dire che qualche risultato, tutto sommato, l’abbiamo raggiunto, ma è indubbio che il diamante vada ancora sgrezzato a dovere.
Matteo Sechi