… Adolfo Sormani: “Zeman ideale per chi deve migliorare. Prandelli paga un Paese a picco” GUARDA LE VIDEO INTERVISTE

Adolfo Sormani, 49 anni, fa parte dello staff di Gianfranco Zola
La parlantina inarrestabile, i movimenti frenetici davanti alla platea di giovani allenatori che vogliono imparare qualcosa da chi i campi che contano li conosce già. Adolfo “Dodo” Sormani avrebbe dovuto affiancare Gianfranco Zola al convegno dal titolo ‘Come formare giocatori intelligenti’, organizzato da Informareperformare, ma Magic Box non ha potuto presenziare se non in videoconferenza. E allora il figlio d’arte – assistente di Zola al Watford, ex tecnico delle giovanili di Napoli e Juventus nonché ex calciatore negli anni Ottanta e Novanta – ha tenuto in solitaria una apprezzatissima e validissima lezione sul parquet del Cus Sassari. Aneddoti, come quelli sull’avventura inglese di Osvaldo e Balotelli e sull’approccio nella Championship, teorie ma soprattutto tanto entusiasmo: quello che dovrebbero ritrovare tecnici e giocatori per risollevare il calcio italiano.
Mister, ha parlato del ‘calcio dell’alternanza’. Ce lo spiega brevemente?
E’ la capacità di un calciatore di fare una scelta sul campo, e quando l’ha fatta di spiegarla. Può sembrare banale, ma se ha giocato una palla in ampiezza anziché in avanti o indietro, il fatto che riesca a farti capire perché ha optato per una determinata soluzione diventa indice di intelligenza e maturità calcistica.
ADOLFO SORMANI SPIEGA IL ‘CALCIO DELL’ALTERNANZA’
A Watford, lei e Gianfranco Zola, siete riusciti nel vostro intento?
Io credo che quando tu cerchi di trasmettere un concetto a una persona, senza obbligarla ad eseguire uno schema fisso, un concetto, un dogma, le possibilità di trovare disponibilità aumentano notevolmente. E’ come quando a un bambino si vieta di fare una cosa con autorità: forse è meglio spiegargli perché quello che vorrebbe mettere in pratica è sbagliato e perché la soluzione che gli prospetti sia preferibile.
ADOLFO SORMANI: “WATFORD? SPIEGARE E PROVARE A FAR DIVERTIRE E’ SEMPRE BENE”
Si è parlato del ruolo del portiere, citando il tedesco Neuer che in una partita ha percorso solo due chilometri meno di Leo Messi (5 contro 7 ndr). Quanto è importante avere un estremo difensore che sappia impostare l’azione?
E’ chiaro che dipende dal calcio che fai. Se sei propositivo non puoi avere un portiere fermo sulla linea di porta e addetto solo ad evitare i gol e disinnescare i tentativi avversari. Avere in campo un elemento che da dietro guida la difesa, si fa dare la palla perché allenato a giocarla (concetto ribadito durante la lezione sui metodi da adottare ndr), gestisce e riduce le distanze con i 10 giocatori di movimento, aiuta moltissimo.
ADOLFO SORMANI: “SE PROPONI CALCIO, UN PORTIERE CHE GIOCA AIUTA TANTISSIMO”
Lei ha vissuto il settore giovanile: alla luce di quanto ha visto, quanto siamo lontani dal resto d’Europa?
Ognuno ha la sua idea. Io sposo quella secondo cui un ragazzo debba esprimere sé stesso attraverso il lavoro dell’allenatore. Purtroppo nei settori giovanili ci sono molti tecnici che vogliono fare i protagonisti e non lavorano per i ragazzi, ma per sé stessi. Se non si lavora dalla base non si cambia il calcio. I giocatori di Serie A sono già mentalizzati, non puoi lavorarci troppo.
Qual è stato il limite di Cesare Prandelli in Brasile?
Secondo me si è trovato nel mezzo di un vortice che sta trascinando a fondo il calcio italiano da ormai vent’anni. Ha pagato la crisi di tutto il movimento, il fallimento suo e della Nazionale è solo uno dei problemi, forse la punta dell’iceberg. Si è trovato nel momento peggiore della storia del calcio italiano, che deriva da anni di poca disciplina. Io credo che per cambiare il calcio italiano bisogna anche cambiare la società italiana, e allora il discorso si complica. L’etica, la disciplina sono componenti che non fanno parte del nostro paese.
ADOLFO SORMANI: “PRANDELLI HA PAGATO CRISI VENTENNALE”
Durante la sua lezione, ha parlato della necessità, per un allenatore, di essere sé stesso e coerente. In Sardegna è arrivato Zdenek Zeman: cosa pensa del boemo che riportato entusiasmo a Cagliari?
Io credo che sia uno di quegli allenatori perfetti per migliorare il percorso di crescita di giocatori con potenzialità. Lo ha dimostrato con i vari Insigne, Immobile e Verratti due anni fa, con tanti altri negli anni precedenti. Trasmette un calcio passionale, che vuole divertire e far divertire prima di tutto chi lo applica, oltre a chi guarda. Poi, ricordo sempre, per avere calcio spettacolare bisogna essere in due, e allora se tu proponi e l’altro pensa solo a stare dietro, distruggere e ripartire, la partita difficilmente potrà diventare bella.
ADOLFO SORMANI: “ZEMAN IDEALE PER I GIOVANI, MA PER FARE SPETTACOLO BISOGNA ESSERE IN DUE”
Fabio Frongia e Matteo Sechi