
Gigi Piras in panchina, ha guidato (tra le altre) Selargius e Gialeto
Uno dei giocatori più amati dai supporters cagliaritani è senza dubbio Gigi Piras. I numeri parlano chiaro: 14 stagioni con la maglia rossoblù, 320 presenze tra serie A e B e 87 gol totali. Cifre che hanno permesso all’ex bomber di Selargius di entrare nella storia del Cagliari: terzo cannoniere di sempre nella storia del Cagliari, beniamino del popolo rossoblù negli anni Ottanta, lo scorso 28 aprile ha festeggiato i 40 anni dall’esordio in Serie A. Siamo andati a trovarlo nel suo negozio di Settimo San Pietro.
Gigi, quali sono i ricordi più belli dell’esperienza da calciatore ai massimi livelli, vissuta tutta con la maglia del Cagliari?
“Il ricordo più importante è senza dubbio il primo ritiro che ho fatto, a 17 anni, con i giocatori che avevano vinto lo storico Scudetto. Poi potrei citare il primo gol, all’esordio contro la Fiorentina, e la doppietta all’Inter a San Siro. Quel giorno avevano inaugurato i tabelloni luminosi e leggere il mio nome è stato davvero emozionante”.
Ci sono due reti che hanno avuto un peso specifico rilevante…
“Quello alla Juventus. Ricordo che feci gol a Zoff che in quel periodo era il portiere della nazionale italiana e per me fu una grande soddisfazione. Ma anche il gol all’ultimo minuto contro il Vicenza fu molto importante perché ci permise di salvarci nella stagione ’85-’86. Segnai di testa su un cross di Montesano”.
La partita che avresti voluto dimenticare?
“La sconfitta di Ascoli. È stata la partita che mi ha fatto soffrire più di tutte, soprattutto per come andò quella volata salvezza. Eravamo praticamente salvi a 5 giornate dalla fine ma ci furono troppi episodi a sfavore che ci hanno penalizzato. All’ultima giornata contro l’Ascoli arrivammo scarichi”.

Il Cagliari che nella disastrosa annata 1986-1987 sfiorò la finale di Coppa Italia
Nella stagione ‘86-’87 arrivò la Serie C ma anche quella clamorosa qualificazione alla semifinale di Coppa Italia contro il Napoli di Maradona.
“Si, ci eravamo tolti delle grandi soddisfazioni. Nonostante fossimo in serie B, riuscimmo ad eliminare Roma, Torino, Juventus e, con il Napoli, in semifinale, uscimmo a testa alta. Segnai anche alla Juve a Torino… La retrocessione fu dovuta a tante cose. Partimmo con la testa pesante, sentivamo addosso tante responsabilità e la penalizzazione aveva influito parecchio. Riuscivamo a esprimerci meglio in coppa Italia contro le grandi squadre. Non dimentichiamo i gravi problemi societari e la squadra non fallì solo grazie agli incassi delle partite di Coppa”.
Adesso a Cagliari si parla di Zeman, Giulini ma resta in piedi la questione Sant’Elia. Che idea ti sei fatto?
“Nell’ultima stagione sono andato a vedere solo Cagliari-Napoli. Vedere lo stadio in quelle condizioni, dopo averci giocato per tanti anni, fa male. Infatti non ci sono più tornato…”
Un parere sul praghese manifesto del nuovo corso: Zdenek Zeman.
“È un allenatore che ha apportato grandi innovazioni al calcio italiano. Inoltre è riuscito a far esplodere giocatori giovani nonché perfetti sconosciuti. Basti pensare a Signori, ma anche agli Insigne, Immobile e Verratti. Il suo gioco fa divertire e io amo un gioco impostato sull’attacco piuttosto che un gioco difensivo”.
La verità: Gigi Piras tifa Inter?
“Sono stato simpatizzante dell’Inter quando ero bambino. La mia famiglia era interista e passavo il tempo a leggere libri sulla grande Inter. Poi, col tempo, una volta che sono diventato grande, mi è passata questa fede”.
C’è mai stata la possibilità di approdare in una ‘grande’?
“Si, fui ceduto da Amarugi al Napoli quando mi allenavo con la Sampdoria, ma rifiutai per stare vicino a mia figlia che, in quel periodo, aveva problemi di salute. La domenica giocavo le partite con il Cagliari poi in settimana tornavo a Genova per allenarmi”.
Un ricordo di Genova?
“Un 13 al totocalcio (ride). Avevo un X su Cagliari – Genoa. Segnai all’ultimo minuto il gol del pareggio di testa e vinsi la schedina”.
Andrea A. Matacena