Per chi da sempre segue le vicende della Torres, incontrare e intervistare, ma sarebbe meglio dire chiacchierare, con Renato Greco è davvero piacevole, con la sensazione netta di trovarsi davanti ad un monumento della storia rossoblù; impossibile dimenticare il centravanti protagonista del trionfale campionato di Serie D 1992-93, conclusosi con lo spareggio di Roma, al Flaminio, contro L’Aquila. E poi i tre campionati successivi, 43 gol totali in campionato con la maglia della Torres e il coro “Renato Greco facci un gol” che la curva intonava all’inizio di ogni partita, quasi come un mantra beneaugurante quando la situazione in campo stagnava.
In esclusiva per SardegnaSport.com, Greco racconta episodi, aneddoti e particolari che probabilmente molti tifosi e addetti ai lavori avevano dimenticato, e allora speriamo di fare cosa gradita ripercorrendo quel quadriennio a Sassari, con un occhio al presente e al futuro del club del Capo di Sopra.
Cosa fa Renato Greco adesso che le scarpette sono state appese al chiodo?
Non potevo che rimanere nel mondo del calcio, alleno gli allievi nazionali del L’Aquila, fra l’altro quest’estate il mio amico Maurizio Ianni (allenatore lo scorso anno proprio del L’Aquila, ndr) è stato contattato dalla Torres e mi ha chiesto di fare il suo secondo; poi non se ne è più fatto nulla; a Sassari sarei tornato strisciando sulle ginocchia.
Hai avuto modo di tornare a Sassari in questi anni?
Sono venuto due anni fa in vacanza in Sardegna con la famiglia, ospite di Gigi Pili, mio compagno di squadra all’epoca della mia militanza alla Torres, Gigi era un terzino fortissimo.
Che ricordi hai delle quattro stagioni a Sassari ?
Guarda, se solo penso a Sassari, alla Torres e alla città mi viene la pelle d’oca; quasi mi commuovo! Pensa che il mio figlio più grande è nato a Sassari e con mia moglie ci trovavamo benissimo in città. Sono stati anni meravigliosi. Ho solo ricordi dolci, fortissimi e molto vivi. Fra l’altro Sassari è stato il trampolino di lancio per la mia carriera; da Sassari ho fatto il salto direttamente in B col Pescara.
E vero che sei arrivato a Sassari “sponsorizzato” da tuo cognato Vincenzo Conti ?
Sì, proprio così, la Torres cercava una punta, in rosa c’era penuria di attaccanti, c’erano solo Roberto Manca e Johnny Manunta; non si riusciva a chiudere con Oscar Tacchi, che arrivò poi a campionato iniziato ma non era fisicamente a posto e andò via subito; a quel punto Vincenzo parlò di me a Mister Zolo che si convinse a mettermi alla prova. Io avevo deciso di smettere, le due esperienze precedenti in C, a Terni e Licata, non erano state positive; facevo il dilettante in eccellenza a Pizzoli, in Abruzzo, e segnavo tanti gol, ma avevo un altro lavoro, mia moglie lavorava, io arrotondavo giocando, stavo benissimo. Mia moglie mi convinse ad accettare e andò alla grande. Quella squadra aveva tutto: esperienza di giocatori come Pintauro e Giampietro, la classe di Asara, Fabrizio Conti, la visione di gioco di Vincenzo Conti, la forza fisica di Pili, Gallu e Chessa, la versatilità di Podda e io ho fatto 18 gol. I compagni di quell’anno e degli anni successivi li ricordo tutti, alcuni hanno fatto una bella carriera e li ho ri-incontrati da avversari, Asara, Roberto Manca…
Ti nomino una partita: Torres- Selargius 3-2. Che mi dici ?
Sapevo che ne avremmo parlato (ride ndr); beh, lì capimmo che il campionato potevamo vincerlo. Noi eravamo già nel testa a testa con L’Aquila, il Selargius era in una posizione tranquilla ma vennero a giocarsela e a giocarsela bene. Dopo mezz’ora eravamo sotto di due gol; il pubblico ci ha letteralmente suonato la carica e io ho trovato il primo gol prima dell’intervallo, e ne ho messi dentro altri due nella ripresa (uno con una bellissima rovesciata, ndr); un’ altra partita che ricordo è la penultima di campionato a Calangianus, un pareggio contro una squadra che contro di noi giocò la partita della vita, con interventi spesso al limite del regolamento; io presi un palo a fine gara. Ho nitidissima l’immagine di noi seduti sul prato che aspettavamo il risultato dell’Aquila che giocava con il Pomezia. Fortunatamente battemmo all’ultima di campionato l’Ostia Mare e il Castelsardo fermò l’Aquila sul pari e potemmo giocarci la promozione nello spareggio al Flaminio.
Altra partita storica…
Sono veramente ricordi che vent’anni dopo mettono ancora i brividi. Ti racconto due cose molto private: prima di essere contattato dalla Torres, stavo per firmare con l’Aquila; avevano saputo di questo ragazzo che abitava lì vicino e che segnava tanto in eccellenza e mi avevano chiamato per discutere un eventuale ingaggio; mi sa che di persona non ci siamo piaciuti perchè non si sono più fatti sentire; prima dello spareggio a l’Aquila tutti dicevano che dovevo giocare con loro e queste cose qui, è stata una settimana terribile, hanno insultato mia moglie, mi hanno danneggiato la macchina e mi ricordo come se fosse ieri che quando ho segnato il gol del 2-0 ho guardato verso la tribuna e ho incrociato lo sguardo di un tamburino sostenitore dell’Aquila che aveva gli occhi sgranati, la bocca aperta e le bacchette del tamburo che pendevano: era il figlio di mio compare; ho pensato “Luca, anche tu qua stai ?” e mi sono messo a correre verso i compagni e i tifosi.
Un ricordo personale di Eppe Zolo e degli altri allenatori che hai avuto a Sassari.
Allora, ho avuto Sibilia, con cui non avevo un particolare rapporto, ho bellissimi ricordi di Giorgio Canali, aveva un senso dell’umorismo incredibile, scherzava sempre ma era serissimo nella preparazione; un giorno a un giornalista che osservava che la squadra non fosse ben amalgata gli rispose “vorrei vedere lei, ho due siciliani, un calabrese, tre romani, un milanese, tre sardi, non pensi che sia facile”. Raggiungemmo i play-off quell’anno; ci faceva sempre andare in campo sereni, c’erano dei bei giocatori, Max Pani, Luceri. Eppe Zolo mi ha fatto crescere tantissimo atleticamente, professionalmente e umanamente. Era un allenatore all’antica, basava la preparazione sulla resistenza fisica, un giorno nel ritiro di Berchidda, ci fece fare per 5 volte un percorso di 5 chilometri; la sera eravamo letteralmente morti. Ci ammazzava di lavoro; sono rimasto in contatto con lui finche è stato possibile. Ho un ricordo bellissimo: è stato il primo allenatore a farmi credere di poter arrivare a certi livelli.
E’ vero che consigliasti un giovanissimo Udassi al Pescara ?
Sì, io avevo conosciuto e visto giocare Udassi, giocava al Castelsardo e faceva 20 gol all’anno. Delio Rossi voleva una squadra di giovani motivati e Stefano mi sembrava interessante per quel progetto, ma la cosa non andò in porto.
Hai giocato in squadre importanti e hai vinto tanti campionati…
Praticamente dalla D in su li ho vinti tutti: la B con Salernitana e Lecce, la C2 e la C1 col Foggia, sempre la C1 con la Cremonese, e ovviamente la D con la Torres.
Cosa sai delle ultime vicende della Torres, e che idea ti sei fatto?
La seguo da lontano, so che è stato acquisita da un gruppo di imprenditori laziali, so che due allenatori che conosco e stimo, Ianni e Paolucci, erano stati contattati a inizio stagione, e ora D’Adderio è stato esonerato; posso dire ai tifosi e all’ambiente di tenere duro; purtroppo il campionato di quest’anno è particolare, o sali o scompari fra i dilettanti però siamo agli inizi. Bastano due vittorie di seguito e sei di nuovo nel gruppo. Bisogna avere fiducia e pazienza.
Gianluca Dessì