ESCLUSIVA – Niccolò Porcella: “Sport estremi, che passione! A Tahiti giornata speciale”

Niccolò Porcella con i "suoi" surf

Niccolò Porcella con i “suoi” surf

Dalla Sardegna alle prime pagine dei quotidiani australiani: è questa la storia di Niccolò Porcella, giovane surfista italo-americano (ha vissuto a Cagliari da quando aveva fino 2 anni fino ai 12), divenuto famoso in tutto il circuito del surf mondiale. Niccolò Porcella, nelle coste di Tahiti, è stato infatti letteralmente travolto da un’onda riuscendo miracolosamente a salvarsi. Quella dei Porcella è una famiglia molto legata allo sport e alla Sardegna, tanto che il padre Pietro, in quel di New York, ha fondato un Cagliari Club che consta di diversi iscritti.

Quella di Tahiti è stata un’esperienza talmente importante da essere giudicata da te nel corso di un’intervista come la seconda più bella della tua vita.

Tutta la giornata è stata speciale, è stato quel sogno che desideravo di realizzare da ragazzino. Ognuno, nella propria vita, ha quei momenti  in cui gira una pagina e, riesce, dopo tanti sacrifici, a portare a raggiungere un grande obiettivo. E’ stata davvero la seconda giornata più bella della mia vita: ho preso 11 bombe e poi la caduta nel’onda grande è stata normale. La stessa però si è rivelata virale e mi ha dato visibilità. Sono riuscito a farmi un nome nel mondo del surf perchè ora tutti mi conoscono e rispettano; è stato importante anche a livello di sponsorizzazioni. Ovviamente all’interno di questa esperienza, c’è anche un grande orgoglio personale.

Di seguito il video che mostra l’impresa di Niccolò Porcella:

 

Non solo surf, ma tanti sport estremi, com’è nata questa tua passione?

Sono sempre stato appassionato di questi sport estremi. Sin da quando ero bambino andavo in skate, in moto, poi comunque mi ha preso molto la ginnastica artistica, oltre che i tuffi, windsurf e il kite. Ho sempre adorato fare questi sport in cui sei a contatto con la natura e quando affronto giornate così piene mi sento più vivo che mai e mi dà energie.

Niccolò Porcella immortalato con la "tuta alare" (detta anche wingsuit)

Niccolò Porcella immortalato con la “tuta alare” (detta anche wingsuit)

Fin da ragazzino sei riuscito a farti conoscere nel panorama del surf mondiale, avendo surfato a soli 17 anni a Jaws (nel 2007 risultò essere il più giovane surfista a compiere quest’impresa ndr)?

Sì, quando ho iniziato io ero sicuramente uno dei più giovani surfisti del panorama mondiale, però ora ci sono altri ragazzi che lo hanno fatto anche più giovani. Comunque sì, come ho già detto gli sport estremi mi hanno sempre appassionato.

Si parla del surf come possibile disciplina olimpica alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Ciò può servire a dare maggior visibilità a questo sport?

Il surf è molto preso in considerazione, solo che a differenza di altri sport come il basket e il calcio ci vogliono le condizioni adatte per poterlo praticare. Devi avere infatti a disposizione un oceano e ci devono anche essere delle onde adatte ed è per questo che certi sport non possono mai essere “grandi” come un qualsiasi altro che si può praticare ovunque.
Il surf viene comunque praticato in tutto il mondo, in cui girano molti soldi ed è rispettato da tutti. Il basket, il calcio e il tennis saranno sport che avranno sempre più seguaci, ma 

gli sport estremi, sono chiamati così per quello, perché sono poche le persone che mettono a repentaglio la propria vita in questo tipo sport.

Tuo padre a New York ha fondato un Cagliari Club, oltre agli sport estremi segui anche il calcio?

Certo, mi piace tantissimo giocare a calcio, ma non solo. Con i miei amici gioco spesso a basket, tennis, pallavolo, mi piace fare tutto. Ovviamente preferisco volare  o andare in surf, piuttosto che fare questi sport, ma quando vengo in Sardegna non dico mai “no” ai miei amici per una partita a calcetto.

Fabrizio Pinna

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