Il volo della fenice di Luca Arca: dalle ceneri agli allori

Luca Arca (foto: Ninni Ricotta)

Luca Arca (foto: Ninni Ricotta)

Quando la tua vita cambia, in un secondo, e ti butta per terra sull’asfalto crudo di una strada di periferia, non sai più cosa ti riserverà il futuro. Crollano le certezze, evaporano sogni e aspirazioni in un rumore di lamiere e nell’urlo sguaiato di una sirena che illumina, intermittente, le facce dilaniate dal dolore dei presenti. Dopo una notte da incubo, ti ritrovi, la mattina successiva, catapultato nel letto di un ospedale con il libro della tua vita in mano, volti pagina e ti accorgi che il capitolo relativo alla tua adolescenza si è interrotto bruscamente. Chiudi gli occhi, aspetti un po’ di tempo, sperando di svegliarti come eri prima che accadesse quel maledetto incidente. Niente sarà più come prima. L’hai capito solo ora. Il volto è cambiato, segnato  da lacrime di rabbia e domande inquisitorie sul futuro. Non diventerai un calciatore come speravi, cederai il posto da titolare e la fascia destra la guarderai dagli spalti, continuando a correre con i ricordi. Ci son due tipi di persone: quelle che rileggono riga per riga ogni singola parola scritta in passato, rimpiangendo il tempo andato, e chi ha il coraggio di chiudere con esso, mettendolo a posto nello scaffale del vissuto, per fare spazio ad un altro libro, uno bianco, tutto da riscrivere. C’è chi si dà per vinto, e chi decide di iniziare da capo. In questo limbo Luca Arca ha spiccato il volo, guidato da due correnti ascensionali: la voglia di riscatto e il suo orgoglio.

Ha iniziato a prendere in mano una racchetta giovanissimo, nel 2009 al “Tennis Club Bono” (suo paese di origine). Gli esordi però “sono abbastanza freschi (estate 2012 ndr)”, come afferma. Non è stato facile cambiare ritmi e atteggiamento in funzione di quello che prima era solo un passatempo e che poi è diventato la sua principale occupazione e ragione di vita. Come non è stato semplice prendere una valigia e partire alla ricerca del successo. “All’inizio ero proprio spaesato: non ero abituato a viaggiare così tanto o a fare una vita dedicata interamente allo sport. È dura come tutte le cose belle, diciamo che ora rispetto a quando ho iniziato è tutto più facile. La mia giornata è sui campi da tennis o in palestra, qualche volta anche in piscina. Il tempo per lo studio è poco, ma sto provando a fare qualcosa d’importante e per ora voglio dedicarmi pienamente a questo. Tennis che ha acquistato, per Luca, un valore più grande: è la possibilità di scoprire nuovi orizzonti e di potersi perfezionare, ulteriormente, fuori e dentro il campo. ”Il mondo del tennis è tutto da scoprire, conosci gente di tutto il mondo. La competizione è molto dura, il livello è altissimo ormai, per cui bisogna allenarsi con costanza e stare al passo con gli altri per non venire schiacciato. Sono contentissimo perché giro il mondo giocando a tennis e mi diverto, vedo posti nuovi e anche questo significa crescere, perché  viaggiare ti apre la mente e ti fa vedere le cose da diversi punti di vista”.

Luca Arca insieme ad Antonio Cippo, vincitori nel doppio del "BNL Città di Roma"

Luca Arca insieme ad Antonio Cippo, vincitori nel doppio del “BNL Città di Roma”

Nel corso di questi anni non son mancati i momenti grigi e gli infortuni, le operazioni, il desiderio di smettere con la mente annebbiata dalle inquietudini e della perdita di stimoli. “Giocavo da poco più di un anno e ho pensato di mollare tutto. Il periodo di riflessione è durato un mese molto complicato. Non sapevo che fare, ero molto confuso e avevo molte domande in testa. La voglia è ritornata quando, dopo essermi iscritto senza essermi preparato adeguatamente ad un torneo, mi sono ritrovato in semifinale, passando 3-4 turni e vincendo partite di livello. In quel momento è ritornata la fiducia. Avevo capito che avevo i mezzi per fare qualcosa di buono.” E’ qui che inizia il volo di Luca Arca, nel momento in cui si rende conto che il tennis può essere più che uno svago, un’opportunità di riscatto, un sogno da custodire e far crescere, quella rivalsa con la vita che aspetta da tempo, la presa di coscienza nel realizzare di aver le capacità di raggiungere mete che prima parevano miraggi.

“All’inizio l’ho preso come un gioco, ma ora è una cosa seria e inizia a diventare molto interessante. So di avere un grosso potenziale, ma non mi siedo sugli allori: ho ancora tutto da dimostrare. L’aver raggiunto questo livello un po’ mi ripaga del lavoro fatto. Non è mai abbastanza quando si parla di tennis.” . Ostacoli che ha imparato a superare col tempo, con la consapevolezza di chi sa che “le difficoltà ci saranno sempre. La carrozzina è una di queste ancora oggi. Non si finisce mai di imparare, capire i movimenti e le spinte, i giri e i rientri, tutte cose su cui continuo a lavorare, e poi il tennis ha sempre qualcosa da insegnarti.”

Oggi è al secondo posto in classifica a livello nazionale e vicecampione italiano della categoria con la medaglia d’argento agguantata a Bassano nei Campionati Italiani di Tennis in carrozzina, perdendo la finale con la sua “bestia nera” Fabian Mazzei (numero 25 del ranking mondiale, leggenda italiana del tennis su carrozzina). “Per me è la 3ª finale in un campionato italiano assoluto, è la 3ª sconfitta con Fabian. E’ sempre bello giocare contro di lui, ma spero di batterlo il prima possibile. Mi piacerebbe molto essere il nuovo campione italiano. Come vice non si sta male però dei secondi alla fine non si ricorda mai nessuno.” Ha le idee chiare Luca Arca sugli obbiettivi da raggiungere ma non si recrimina nulla, dando prova di aver acquistato una maturità rara per la sua età: “Non ho rimpianti perché non sono mai stato all’altezza nella finale, troppi errori non forzati e poca cattiveria agonistica. Il risultato parla da solo e il campo difficilmente sbaglia.”

Luca Arca in allenamento con la maglia azzurra all'Accademia Tennis Mongodi

Luca Arca in allenamento con la maglia azzurra all’Accademia Tennis Mongodi

Citando Fabian Mazzei, chioccia del gruppo azzurro, tennista che ha avendo sulle spalle 4 partecipazioni alle Paralimpiadi, non si può non parlare di Nazionale. Dal 23 maggio al 1 giugno è stato impegnato ad Antalya, in Turchia, nella World Team Cup. “Il mondiale è un esperienza bellissima. Ne ho già fatti 2 e sono contentissimo. Ogni anno è una settimana piena di partite, allenamenti , e anche stress mentali credo.” Insieme ad Ivan Tratter, è il futuro del tennis paralimpico italiano. I due, pur provenendo da un underground differente, son molto simili: entrambi poco più che ventenni si sono affacciati al mondo del tennis in carrozzina in seguito ad un incidente e sperano di rappresentare i colori azzurri ai Giochi Paralimpici di Rio nel 2016, avendo Mazzei come spalla. “Fabian è una guida per noi e per tutto il movimento italiano, da anni è il numero uno italiano. Mi piacerebbe sia ripercorrere le sue gesta che diventare un buon giocatore e fare risultati internazionali.”

“L’importante per non fallire” conclude “sarà restare umili e non montarsi la testa, altrimenti è finita prima di iniziare.”

In singolo ha vinto due titoli internazionali a soli 20 anni (“Mediterranean Cup” a Palermo e il “Trofeo Bianchi” della città di Como), due secondi tabelloni (“Second Draw” a Berlino e Praga nello “Czech Open”). Si è replicato, al “Bianchi”, nel doppio, in coppia con Massimiliano Banci, e il “BNL Città di Roma” con Antonio Cippo. A livello nazionale ha vinto ai campionati indoor del 2014 e perso 3 finali di campionato assoluti, di cui una ai campionati italiani indoor in singolare e due in doppio (2014 e 2015). In classifica, è secondo a livello italiano e il numero 51 nel ranking mondiale.

Non tutti lo conoscono, in pochi ne parlano, ma forse per Luca è meglio così. Non cerca gli applausi del pubblico, non cerca il consenso, i cori, i giubili. Continua a testa bassa per la sua strada. I più silenziosi e i più schivi, spesso, son quelli che faranno più rumore. Perché i cavalli di razza, all’inizio zoppicano e fanno fatica, ma alla fine, al traguardo, svettano sugli altri, lasciandosi tutto e tutti alle spalle.

Fiorenzo Pala

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