Murru, una stagione storta tra poca fiducia, errori e l’insostenibile leggerezza di essere giovane
Ivo Pulga ci diceva in un’intervista rilasciatoci qualche giorno fa: “Su Murru o ci si crede o non ci si crede, se ci si crede bisogna farlo giocare con continuità e accettare i suoi errori, in quanto giovane”. Lui e Lopez sicuramente ci hanno creduto da subito, dandogli la possibilità di giocare con frequenza per ben due anni, ma ancor prima Ballardini che lo fece esordire in un Chievo-Cagliari quando non era ancora maggiorenne poco più di due anni fa. Da lì in poi ha sbagliato veramente poco, entrando anche nel giro della Nazionale. Oggi Murru, che fino a poco tempo fa attirava le attenzioni dei più importanti club italiani (Milan su tutti) ed era atteso a una fioritura definitiva da un momento all’altro, vive una pericolosa involuzione. Ma è solo colpa sua?
AVELAR-MURRU, L’INIZIO DEL DUALISMO. Domenica al Sant’Elia si è rivisto Agostini. Un ex al quale al suo addio, nell’estate 2012, seguì l’arrivo di Danilo Avelar. Il terzino brasiliano doveva essere il suo naturale erede, ma dopo un inizio turbolento sotto la gestione Ficcadenti, iniziò a trovare spazio con la coppia uruguagio-modenese. Almeno fino a metà campionato, visto che verso il finale fu spesso rimpiazzato dal giovane sardo, il quale nel frattempo si era reso protagonista di una crescita esponenziale. A fine stagione Avelar venne riscattato, ma in campionato il terzino ormai ex Primavera lo aveva definitivamente surclassato, tanto da convincerlo a partire in Inghilterra a gennaio sponda Leeds, in un affare che sfumò al gong solo per mere questioni burocratiche.
L’ARRIVO DI ZEMAN. Quest’estate è arrivato Zeman, tecnico che per antonomasia non ama particolarmente i giocatori poco propensi all’attacco. Murru non è un classico terzino di spinta, a differenza dell’ex Schalke. Per il boemo il sardo retrocede nelle gerarchie, si dissolve il dualismo e quella fascia diventa solo verdeoro. Il brasiliano non perde un colpo, spinge, segna ed è la vera sorpresa di inizio stagione. Con la Lazio però è indisponibile, ed ecco l’occasione del riscatto per il numero 3 rossoblù. Chance sprecata. I sardi subiscono quattro gol e almeno su due ha piena responsabilità. Uno scroscio di critiche nei suoi riguardi, al bar ma anche tra gli addetti ai lavori, seguì quell’incontro. Zeman gli concesse solo un’altra opportunità contro il Modena in Coppa Italia, anche questa però fallita senza appello. In mezzo comunque ci fu un rinnovo, a novembre, fino al 2019, riguardo al quale dichiarò: “Sono nato qui, gioco per la maglia”.
SPALLE LARGHE E AMORE PER LA MAGLIA. Murru è nato il 16 dicembre 1994, e il Daily Mail lo ha inserito tra i migliori dieci talenti under 20 al mondo. Zola quando giocava a Londra l’avrà letto spesso quel giornale e non sappiamo se questo articolo gli sia sfuggito, ma sappiamo che il giovane è rimasto ai margini anche sotto la gestione di Magic Box. Eccezion fatta per una parentesi di Coppa Italia in cui il tecnico effettuò un turn over selvaggio, e dove il cagliaritano non riuscì a raggiungere la sufficienza. Le sue caratteristiche sono un buon senso della posizione e la prestanza fisica, con grande propensione alla copertura. Fino a una settimana fa aveva collezionato tre brutte prestazioni su tre partite giocate, a gennaio si ipotizzò potesse addirittura partire con Sampdoria e Verona che si erano messe sulle sue tracce. Domenica a sorpresa ha giocato titolare, non ha brillato, ma per lo meno ha avuto in attivo un salvataggio di un gol praticamente fatto.
Per il resto non conta che la stagione sia disastrosa per tutta la squadra, che il tuo “rivale” che ti è stato preferito dall’inizio del campionato abbia avuto un calo di prestazioni imbarazzante o che un allenatore che tanto ci sa fare con i giovani ti abbia tagliato fuori dopo due partite sbagliate. Il calcio è un mondo che non aspetta e non perdona. Nicola dovrà dimostrare di avere le spalle abbastanza larghe per farsi carico della sua crisi e superarla di slancio. Per il Cagliari, che ama, ma anche e soprattutto per se stesso ovviamente. Con il Verona si è chiuso un cerchio, lui che esce a testa bassa sotto i fischi dei tifosi, mentre Agostini lasciava il campo accompagnato da una significativa, quanto meritata, standing ovation. Tuttavia Murru continua ad avere tutte le carte in regola per provare a smentire il vecchio cliché “Nemo propheta in patria”, e si augura che Zola gli conceda il posto da titolare anche contro la Sampdoria, per recuperare ulteriore fiducia, magari aiutato da un pubblico che dovrebbe iniziare a coccolare di più i campioncini di casa. Che siano visti come patrimonio da tutelare, non da distruggere dopo i primi problemi.
Oliviero Addis