Colpa di Zeman? Sì, anche

Zdenek Zeman, nato a Praga, allena il Cagliari dal 2014

Zdenek Zeman (foto Fabio Murru – Sardegnasport)

Le cinque sberle rimediate dal Cagliari al Barbera di Palermo hanno scatenato, com’era prevedibile, l’ironia di tanti sui social network. “Colpa di Zeman!”, è l’esclamazione, velenosamente ironica, più in voga sulle varie bacheche Facebook e Twitter fin da ieri pomeriggio, quando Dybala e Vazquez non avevano ancora terminato di infierire sull’inerme undici guidato da Gianfranco Zola.

Il boemo, insomma, non era il responsabile. Anzi, è stato usato, al solito, come capro espiatorio per mascherare furbescamente l’inadeguatezza di un progetto che sarebbe tale soltanto sulla carta. Queste, in soldoni, le conclusioni tratte da numerosi sostenitori (del Cagliari, e di Zeman), mentre la nave rossoblù continua a imbarcare acqua e attualmente occupa la terz’ultima posizione in classifica, a meno quattro dall’Atalanta.

Ma siamo davvero così sicuri che, se il Cagliari versa in così cattive condizioni, non sia, almeno in parte, “Colpa di Zeman”? Ovviamente no. Intendiamoci: è pacifico che le principali responsabilità, allo stato attuale, siano da attribuire alla dirigenza, che in estate ha creato una squadra forse non debole in senso assoluto (dopo la partita di ieri questa affermazione suonerà strana, è vero, ma va considerato anche il livello men che mediocre delle altre squadre impegnate nella lotta salvezza), ma senza dubbio male assortita e ricca di contraddizioni di fondo. Mettere, però, la testa sotto la sabbia di fronte agli errori – diversi, e che si fanno sentire tutt’ora, con buona pace dei fondamentalisti militanti del 4-3-3 – che il boemo ha commesso nel corso dei suoi sei mesi in Sardegna sarebbe come minimo un esercizio di poca onestà intellettuale.

Innanzitutto, è “Colpa di Zeman” se la difesa del Cagliari non riesce a reggere l’urto degli attacchi avversari oltre i primi dieci minuti di partita, come è accaduto anche ieri a Palermo? Pare proprio di sì. Perchè fino all’anno scorso, pur non eccellendo, la retroguardia non aveva mai mostrato così numerose e gravi lacune. Insomma, nel recente passato i rossoblù potevano perdere, anche male, e commettere degli errori, ma mai avevano dato l’impressione di potersi sciogliere come neve al sole di fronte alle prime sortite degli avversari. Una compattezza difensiva, costruita con fatica fin dal primo Giampaolo, cancellata totalmente in pochi mesi. L’obiezione è scontata: non c’è più Davide Astori, che in questi anni è stato il miglior centrale del Cagliari. Già, ma l’assenza del bergamasco (peraltro sostituito da Ceppitelli, non certo uno dei peggiori fino a oggi) non basta affatto per spiegare una così clamorosa involuzione.

Poi c’è il mercato. Insomma, può essere “Colpa di Zeman”, se il suo presidente e il suo direttore sportivo gli hanno affidato una squadra inadeguata? Sì, può essere. Perchè a fronte di una dichiarazione, estrapolata da un contesto più ampio e rilasciata in piena estate (“Contento del mercato? No, ma si sta cercando di fare quel che si può”), se ne trovano svariate altre nelle quali il boemo esprime soddisfazione per la rosa messagli a disposizione (un esempio tra i tanti si può trovare qui, nel post Cagliari-Chievo). Zeman non è stato accontentato nella scelta del portiere, e probabilmente, avrebbe fatto a meno pure di Longo, Joao Pedro e Benedetti. Ma allo stesso tempo è vero che molte delle sue richieste sono state esaudite: Crisetig, Capuano, Balzano, Caio Rangel e Farias. Già, Diego Farias, l’esterno offensivo fortemente voluto dal boemo, che lo aveva già allenato a Foggia, fino a ora è costato al Cagliari non meno di sette o otto punti in classifica a causa della sua freddezza, non esattamente “inzaghiana”, sottoporta. Quindi, può essere “Colpa di Zeman” se anche ieri il brasiliano ha offerto una prestazione pessima, divorandosi il gol che avrebbe riaperto la partita? In un certo senso sì.

E i senatori? “Il Cagliari dovrebbe liberarsi di loro, non di Zeman”, dice qualcuno. E vedendo ciò che Conti ha combinato ieri, è difficile non essere d’accordo. Eppure, nella versione dei fatti che vorrebbe il tecnico praghese vittima delle solite politiche di spogliatoio, c’è qualcosa che stride. Il capitano, infatti, era un tassello imprescindibile del centrocampo di Zeman, anche a fronte della conclamata incompatibilità con Crisetig (“Daniele è un punto fermo”, confermò anche a margine di Cagliari-Juventus), così come Cossu, mai realmente a suo agio nel ruolo di esterno sinistro nel tridente. Per non parlare, poi, di Pisano, a inizio campionato schierato spesso tra i titolari a scapito di un Balzano più in palla. Dunque, sarà pur vero che il Cagliari, per rinnovarsi, dovrebbe abbandonare certe consuetudini, diciamo, “interne”, ma è altrettanto vero che Zeman è sempre stato dalla parte dei senatori, che di fatti non hanno avuto alcuna voce in capitolo sul suo esonero.

Sia chiaro: lo scopo di questo articolo non è quello di scaricare su Zeman tutte le colpe di quella che è stata, fino a ora, una pessima stagione. Tutt’altro. Ma, allo stesso tempo, dipingere l’ex tecnico come un martire tradito da una dirigenza incapace, pare francamente semplicistico e frettoloso. Nonostante i risultati fino a ora scadenti, il Cagliari non deve rimpiangere nulla: provare il brivido zemaniano è stato comunque bello, anche solo per quella magica notte all’Arena Sant’Elia. Però non ha funzionato, è inutile nasconderselo, e l’esonero è stato tutt’altro che peregrino. Ognuno, in tutto questo, ha la propria fetta di responsabilità: i giocatori, il presidente, il direttore sportivo. E anche Zeman. Sì, perchè se il Cagliari si trova, il 7 di gennaio, in piena zona retrocessione e senza nemmeno una vittoria ottenuta al Sant’Elia, non può non essere anche “Colpa di Zeman”.

Roberto Rubiu

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