Cagliari, andare in Serie B così non serve a niente. Radiomercato mente? Fino a un certo punto…

Gianfranco Zola e Tommaso Giulini, allenatore e presidente del Cagliari

Gianfranco Zola e Tommaso Giulini, allenatore e presidente del Cagliari

Diciamolo subito. Almeno un cartellino ai danni di Morganella era d’obbligo, dopo aver “steccato” uno ad uno tutti i rossoblù (oggi di bianco vestiti) qua e là per il campo. Il gol di Munoz, tra “odore” di fuorigioco, fallo netto su Ekdal e tocco di mano, poteva (doveva?) essere annullato. Mettiamoci anche un pizzico di presunzione di colpevolezza insita negli arbitri che incrociano Daniele Conti (due falli, due gialli e doccia dopo 20′). Stop. Le attenuanti per il Cagliari demolito a Palermo finiscono qua, tutto il resto è un tiro al bersaglio facile quanto inevitabile, che (forse) solo il neopanchinato Gianfranco Zola può schivare. Cosa avrebbe potuto fare il gentiluomo di Oliena? Sicuramente evitare di dare così tante certezze ad una certa fazione, adottare una mentalità “mazzon-sonettiana” entrando in trincea coi suoi, ma ovunque ci si giri si trova un problema, e allora i condizionali, i “se” e i “ma” è meglio tenerli in un angolo.

Pronti, via e quell’occasione sui piedi di Longo sembrava raccontare di un Cagliari arrembante. Pia illusione, prologo alla recita di una squadra in balia della tempesta, frastornata, incapace di produrre anche il più semplice dei gesti tecnici. Non facile individuare le ragioni di cotanta confusione, anche perché alla vigilia Zola si era detto felice e convinto della qualità tecnica dei suoi, della voglia di non buttare via la palla e riscattarsi. Forse in taluni casi era meglio buttarla, anziché esibirsi in errori imbarazzanti. Per parlare dei singoli ci sono pagelle e chiacchiere da bar, dove in tanti (probabilmente tutti) hanno ragione: c’è chi dà la colpa a Conti e chi a Joao Pedro, chi ricorda Zeman e ce l’ha con Giulini, in un bailamme di rabbia e sconforto ovvi.

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L’impressione è brutta, e la luce in fondo al tunnel non si vede. Come uscire da un momento così nero? Campagna acquisti, prima risposta, ma non sembra esserci sentore di grandi cambiamenti. Radiomercato spara nomi e spesso racconta frottole, ma è raro che si verifichi qualcosa nemmeno stuzzicato dai classici “rumors”. Per intenderci, se girano “rose” di nomi dal basso profilo, è raro che arrivi l’uomo luccicante. La speranza è che ad Assemini arrivino presto giocatori utili, non preventivati dalla massa di pubblico e addetti ai lavori. I Gonzalez (visite mediche domani), Diakite, Faraoni, Brkic e compagnia non sembrano fare al caso rossoblù. Occorre attendere la prova dei fatti, in tema di mercato, e saranno i giocatori presentati a determinare la linea adottata dalla società, sotto la lente di ingrandimento per le voci di problemi finanziari che si rincorrono e rinforzano giorno dopo giorno.

Intanto, si ragiona su quel che c’è, e se Zola aveva bisogno di vedere all’opera i suoi per valutare la pagella non potrà che essere negativa. Serve il mercato, serve chiarezza, serve unità d’intenti all’interno del gruppo e presso le varie componenti del Cagliari. Oggi vedere nero è inevitabile, oggi la Serie B è più che uno spettro. Finirci con questo scenario sarebbe deprimente oltre che sbagliato dal punto di vista imprenditoriale. Andarci affidandosi fino in fondo a Zdenek Zeman e (per davvero) le sue convinzioni avrebbe portato rabbia e tristezza, ma anche la consapevolezza di aver seguito una strada, tirando magari fuori qualche giocatore nuovo su cui puntare e con cui sostentarsi. Per ora, accontentiamoci della serenità e franchezza di un uomo limpido come Gianfranco Zola, una garanzia. A prescindere.

Fabio Frongia

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