… Giuseppe Garau, regista e torresino: “Ronaldo e Lippi? Meglio Matta, Siddi e Serradimigni. Presto il DVD di Brevi storie sulla Torres”

Giuseppe Garau, regista del docu-film "Brevi storie sulla Torres"

Giuseppe Garau, regista del docu-film “Brevi storie sulla Torres”

Comunica entusiasmo Giuseppe Garau, l’entusiasmo di chi sa di … averla fatta bella. Il suo documentario “Storie brevi sulla Torres”, a dispetto del titolo un po’ timido, nel perfetto stile del personaggio, è un’opera che merita rispetto e stima, l’opera prima di un giovane di 28 anni che già vanta una ragguardevole esperienza nel campo del documentario sportivo e che, nonostante lui stesso lo definisca “un semplice lavoro di divulgazione sportiva”, vede il proprio documentario candidato, con una nutrita concorrenza, addirittura al David di Donatello, massimo premio della cinematografia nazionale.

Un’ora di chiacchierata offre lo spunto per parlare sì del film, ma anche del suo essere torresino e del particolare momento della società rossoblù.

Partiamo dalla fine: è di questi giorni la notizia della candidatura ai David.
Mi dai subito l’opportunità di chiarire un equivoco: non abbiamo vinto il David… È vero, esiste la candidatura, siamo dieci produzioni in lizza e credo che ancora per qualche mese il numero delle candidature possa addirittura aumentare. A gennaio sarà nominata una sestina con le vere e proprie nomination che si giocheranno il David; sarebbe già fantastico essere nella sestina. È giá tanto per un opera che nasce come lavoro di divulgazione sportiva per la cittá, per lasciare un segno di cose e personaggi di Sassari che persino a Sassari conoscono in pochi. Invece, è un lavoro che ha una sua universalità, qualcuno ha detto addirittura che si tratta di un lavoro sulla vita e sulla morte. Io posso dire certamente che ho preferito scoprire l’umanità dei tre atleti protagonisti.

Come e quando nata l’idea di questo documentario ?
La cosa nasce con Andrea Sini (scrittore e giornalista de La Nuova Sardegna ndr), l’ho contattato quasi un anno e mezzo fa. In quel periodo c’erano in giro questi bei documentari americani della ESPN, che si chiamavano 30 x 30 (“Thirty for Thirty”), mi hanno colpito molto, si sa che gli americani sanno raccontare bene lo sport; per farla breve mi è sembrato assurdo che nessuno sia riuscito, con tutte le belle storie che abbiamo, a raccontare lo sport e il calcio sullo schermo. Ho voluto provarci io. Tengo sempre a sottolineare che il film nasce come opera per la città, non ha la pretesa di essere un prodotto su scala nazionale o universale. Nasce soprattutto dall’esigenza di esprimermi, volevo mettermi in gioco, mettermi alla prova e volevo raccontare ciò che mi sembrava di sentire più vicino: Andrea Sini ha fatto una scala di priorità su alcuni argomenti , già affrontati nel suo libro (è rimasto fuori poi quello sulla costruzione dello stadio, il primo stadio privato in Italia , ma nel prossimo DVD sarà negli extra). Sarebbe stato bello avere un maggior numero di intervistati, ma non ci siamo riusciti, soprattutto per questione di tempi. Ho incontrato tante persone di cinquanta-sessant’anni che queste storie non le conoscevano. Non pretendo che un documentario di quarantacinque minuti possa raccontare per intero la storia sportiva di una città, ma magari far scattare quel meccanismo che ti invoglia ad approfondire, sui libri, sui documenti o magari semplicemente andando allo stadio. Lo stesso titolo del film, che molti hanno criticato, io lo rivendico: sono piccole storie, senza una narrazione lineare. Il titolo è forse timido ma rispecchia quello che sono io e quello che troverai nel film. C’erano altre proposte come “La scatola dei sogni”, ma alla fine credo la scelta sia stata giusta.

Dicevi che stai lavorando al dvd ?
Me l’hanno chiesto in tanti, potrebbero non esserci altre proiezioni e c’è tanta gente che non vive a Sassari che non ha potuto assistere alla “prima “. Il DVD, e il supporto fisico in generale, ha un valore anche simbolico, qualcosa che puoi toccare, tenere in casa…. Il digitale non dà questa soddisfazione. La tiratura sarà piuttosto limitata. Si potrà ordinare dal sito del film e a Sassari qualcuno ne prenderà un po’ di copie da vendere. Ci sono anche altre idee, ma è prematuro parlarne.

Immagini dal backstage al "Vanni Sanna"

Immagini dal backstage al “Vanni Sanna”

La scena più importante del film, in cui il protagonista svela il contenuto della scatola, rimanda con alcuni oggetti (l’audio-cassetta, il subbuteo) a un periodo che è quelli fra gli anni ’70 e ’80. È casuale ?
Mi fa piacere che tu l’abbia notato, sei il primo che mi chiede di questo… In realtà ho cercato di collocare tutto fuori da precisi inquadramenti temporali, la storia è fuori dal tempo, ho evitato di avere nelle inquadrature, auto, passanti e tutto ciò che poteva dare degli indizi di contemporaneità. Gli oggetti che dici, è vero, rimandano a quell’epoca , ma hanno un valore onirico e simbolico (il subbuteo ha la maglia della Torres), non di rimando temporale. Il subbuteo era il mezzo per immedesimarsi nei propri beniamini, proprio come fa il protagonista del film.

Il protagonista del film, appunto, Piero Piana, come l’hai scelto ?
Sono stato fortunato, cercavo un bambino fra gli otto e i dodici anni, età in cui mescoli l’innocenza del bambino, ma sviluppi anche la curiosità dell’adolescente. Piero è il figlio di un grande tifoso ed è un grande torresino lui stesso. Un ragazzino educato, sensibile, intelligente e infaticabile. Abbiamo girato con lui una settimana ad agosto, al caldo e non si è mai lamentato e ha sempre seguito le nostre direttive. Quando l’abbiamo conosciuto ci ha subito colpito il suo carattere e la sua passione, letteralmente divorava con gli occhi le foto che gli facevo vedere. Non volevamo un bambino-attore ma un bambino appassionato: l’abbiamo trovato. Gli altri membri della troupe, abituati a lavorare con i bambini, mi dicono che mai avevano lavorato con un ragazzino così disponibile e bravo.

Il piccolo Pietro Piana sul ring prima di girare una scena

Il piccolo Pietro Piana sul ring prima di girare una scena

Parliamo di te, del Giuseppe Garau regista e del Giuseppe Garau torresino
Sono nato a Sassari ventotto anni fa e subito dopo il Liceo mi sono trasferito a Roma e, dopo un anno, a Torino, dove in pratica vivo da nove anni e dove ho messo su famiglia (ha una compagna e una bambina di quattro mesi ndr). La passione per la Torres mi è stata trasmessa dai miei nonni, che erano davvero tifosi, andavano anche in trasferta, poi mia nonna ha preferito optare per la Torres Femminile, perché sugli spalti si sentivano meno parolacce…. Poi anche mio padre, nato a Pozzu di Bidda è stato ed è tutt’ora un gran tifoso. A proposito, visto che ci sono, approfitto per ringraziare la mia famiglia che ha partecipato anche fattivamente alla realizzazione del documentario. Ma la svolta è stata al liceo: i miei compagni di banco erano Giovanni Dore, capitano ai tempi dell’Eccellenza e Gabriele Tola, tifosissimo. Grazie proprio a Gabriele ho cominciato a frequentare la curva e a sviluppare questa specie di attaccamento morboso alla Torres: all’inizio per me la Torres e lo stadio erano soprattutto stare in curva e cantare, la passione per gli aspetti tecnici del calcio è venuta in seguito, forse quando mi sono staccato da Sassari. Prima del film ho fatto una quindicina di puntate del programma di Sky “I Signori del Calcio”. Sono stato a Madrid, a Parigi a Milano per intervistare C.Ronaldo, Sirigu,Capello, Lippi… Ma, credimi, non è retorica se ti dico che non ho mai avuta la sensazione di fare qualcosa di significativo. Le interviste a Bruna Matta, Maria Luisa Siddi e Serradimigni sono state di gran lunga più emozionanti.

 

Ancora un'istantanea dal set del film "Brevi storie sulla Torres"

Ancora un’istantanea dal set del film “Brevi storie sulla Torres”

Segui la Torres da tifoso anche da Torino?
Altrochè, e con grande entusiasmo anche… Vedo la stagione in corso come una sorta di “Anno-zero”: categoria inedita, squadra nuova, nuovo mister, la cui grinta e abnegazione mi piacciono molto, ma anche tante cose nuove, la Fondazione, il mio film… Sono positivo e fiducioso e l’inizio di campionato è incoraggiante.

Ci lasciamo con un aneddoto sulla realizzazione di “Brevi Storie”?
Sì, durante la registrazione dell’intervista con Bruna Matta, ogni volta che si faceva riferimento alla medaglia d’oro scippata al padre Gavino alle olimpiadi di Berlino ’36, si verificavano dei problemi audio, il microfono che non funzionava, le cuffie che gracchiavano… Credo che Bruna abbia pensato che non volevamo che si parlasse dell’argomento. Quando vedrà il film si ricrederà, spero…

 

Gianluca Dessì

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