Dedoni (Presidente Amsicora): “Norme su contributi regionali giuste, ma l’applicazione…”

 

Dedoni Amsicora

La recente conferenza stampa indetta dal Cus Cagliari per annunciare la non iscrizione al Campionato di Serie A1 di Basket Femminile (salvo miracoli dell’ultima ora) causata dalla mancata erogazione dei contributi regionali promessi e messi a bilancio, ha causato un coro di prese di posizione a favore del grido di dolore lanciato dai massimi dirigenti del sodalizio universitario cagliaritano. Sul tema dei contributi abbiamo intervistato il Presidente Avv. Alessandro Dedoni della polisportiva Amsicora Cagliari.

Lei era presente alla conferenza stampa in cui il Presidente Arrica e il Vice Presidente Vasapollo hanno dato la quasi ufficialità della non iscrizione al Campionato di Basket Femminile di Serie A1, a causa dell’assenza di garanzie sui contributi regionali sia per gli anni pregressi sia per il futuro. Questa situazione tocca anche altre società dilettantistiche che devono ricorrere al credito bancario, quando possibile, oppure a fideiussioni personali da parte dei dirigenti. Come vede questa battaglia da parte del Cus Cagliari? Anche l’Amsicora si trova in situazioni di difficoltà per questi ritardi da parte degli Enti Pubblici?

Ero presente alla conferenza stampa indetta dal Cus Cagliari su invito di Stefano Arrica e di Marcello Vasapollo, che sono due amici e due uomini di sport. Più che una battaglia, nel senso di partecipazione volontaria ad uno scontro, quella del Cus Cagliari mi pare una scelta obbligata. Se i conti non assistono l’iscrizione al Campionato di A1, che si può fare se non rinunciare a iscrivere la squadra? E’ una grandissima perdita. Vorrei citare un esempio, che è quello del mondo professionistico, per dire cosa significa non iscrivere una squadra. La Torres Calcio, che ambiva alla serie B, qualche anno fa versò le fideiusssioni con un solo giorno di ritardo: la società non è più riuscita ad uscire dal mondo semi-professionistico. Il problema dell’associazionismo sportivo è dovuto alle fonti di finanziamento, perché, se è vero che l’associazionismo si regge sul volontariato, ciò è vero per alcuni aspetti organizzativi e dirigenziali dove i dirigenti nessuno percepisce soldi ma ce li mette. I costi dell’attività in sé sono bassi rispetto ai risultati che produce: basterebbe giustificare la spesa anche un solo ragazzo portato via dalla strada. Noi facciamo sport per instradare i ragazzi verso una vita salutare e a rispettare l’avversario con l’imposizione di regole: è una cosa importante e basta vedere sui media come i comportamenti di alcuni giovani di oggi siano quelli di chi non conosce regole, giovani che a mio avviso non hanno mai praticato Sport. Noi le regole le imponiamo anche per crescere uomini rispettosi e migliori.

Lei da uomo di legge, intervenendo durante la conferenza stampa, ha spiegato che l’attuale legge regionale, la legge 17, sul punto di vista teorico è ottima ma manca l’attuazione pratica. Quali sono le esigenze delle società sportive che non vengono soddisfatte e cosa dovrebbe fare in concreto una buona legge per lo Sport?

La legge regionale sarda sullo Sport è la migliore legge d’Italia. Anche le regioni a statuto ordinario copiano la legge regionale perché è attenta ai principi, alle varie forme di partecipazione e anche all’associazionismo sportivo. A livello di principi. L’attuazione della legge, cioè il modo in cui la legge viene ad essere eseguita nel concreto dovrebbe essere materia delle cosiddette norme di attuazione che fanno parte di un piano triennale per lo Sport, che di volta in volta viene modellato in base alle esigenze dello Sport. Ora, nella realtà cagliaritana le esigenze dello Sport sono parametrate solo alla conservazione delle strutture pubbliche. Sembrerebbe che io abbia un doppio interesse nel dire quello che sto per dire perché l’Amsicora è proprietaria di una struttura privata ma le posizioni del Cus Cagliari, dell’Esperia, dell’Arborea, della Rari Nantes e altre, sono simili perché tutti dobbiamo mantenere degli impianti. Parliamo insomma delle grandi realtà sportive cagliaritane. E’ possibile che delle norme di attuazione del capoluogo della regione non si pongano il problema delle strutture sportive private? Evidentemente le norme di attuazione sono parziali rispetto al contenuto della legge e devono essere riviste, rifatte e adeguate meglio. Per quanto riguarda l’apparato del finanziamento alle società sportive per la partecipazione ai campionati le norme vanno benissimo: è l’applicazione che va male perché quando la legge ti dice che devi avere i soldi se produci i risultati, partecipi alle manifestazioni sportive e i soldi non vengono erogati è inutile fare discorsi di lana caprina.

Come diceva l’avvocato Figari è un problema di alcuni dirigenti che hanno paura a mettere la firma?

Sì, può darsi che ci sia anche questo aspetto. Penso però che ci sia un problema di conoscenza dei bisogni e delle necessità dell’associazionismo sportivo dilettantistico, che temo non siano interamente conosciuti da parte di chi ci governa.

Gianluca Zuddas

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