Sant’Elia, se si vuole si fa: Cagliari nuovo, ottimista e trasparente, come risponde Zedda?

Tommaso Giulini al Sant’Elia per seguire in prima persona i lavori nel settore Distinti (foto: Ufficio Stampa Cagliari Calcio)
I lavori presso lo stadio Sant’Elia, atti a poter ottenere l’ok della Commissione Provinciale di Vigilanza per giocare in via Vespucci di fronte a poco meno di 12 mila spettatori, sono (ri)partiti. La notizia ha fatto piacere soprattutto per essere arrivata direttamente dal Cagliari Calcio. Poca roba, ma simbolica, se si pensa al totale mutismo istituzionale della gestione precedente. Di fronte al quale anche le parole ufficiali del presidente Tommaso Giulini - ”sono presente al Sant’Elia perché la società ha a cuore la questione, per questo ho lasciato anzitempo la Lega Calcio (dove si decideva l’assegnazione dei diritti tv per il triennio 2015-2018 ndr)” – fungono da auspicio per un cambio di rotta concreto e totale.
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Dichiarazioni presidenziali che fanno il paio con quelle di Stefano Signorelli, consigliere d’amministrazione responsabile per la realizzazione e messa a norma dello stadio Sant’Elia. “L’obiettivo è di completare i lavori entro il 15 luglio, così da poter giocare il 24 agosto in Coppa Italia davanti a circa 12.000 spettatori”.
Quello di giovedì è stato il passo successivo alle dichiarazioni rese da Tommaso Giulini nella conferenza stampa di presentazione sua, del direttore generale Francesco Marroccu e di parte del nuovo cda. In un primo momento, l’annuncio del nuovo numero uno aveva spiazzato: niente montaggio della Curva Sud e addio all’obiettivo 16 mila spettatori, quando quel traguardo pareva formalità dopo l’ok al progetto della C.P.V.. Poi Giulini spiegava che erigere il quarto lato risulta troppo dispendioso a fronte di una convenzione in scadenza tra un anno, annunciando la volontà di parlare con il Comune di Cagliari per estendere il rapporto e quindi pensare ad eventuali finanziamenti alla luce dell’ok dell’ente proprietario. Apprezzabile la schiettezza di Giulini, e fiducia ben riposta verso un imminente apparizione sul tavolo della vicenda Sant’Elia.

Il settore Distinti dello stadio Sant’Elia (foto: Ufficio Stampa Cagliari Calcio)
Giulini è stato fin troppo ottimista, legando la questione Curva Sud al solo rapporto con il Comune e al fatto che montarla per un solo anno avrebbe costi eccessivi. Su quel lato dell’impianto datato 1970 (e ristrutturato per i Mondiali di Italia ’90) sorge sempre la diatriba tra chi sostiene la mancanza di alternative alla demolizione, e chi (Comune di Cagliari) addirittura nega ogni problema strutturale, chiamando in causa i rilevamenti del Genio Civile (Regione). La verità, forse, un giorno verrà a galla. Intanto la realtà dei fatti è che per un bel po’ lo stadio avrà solo tre lati, e si vedrà poi se coprire il lato sud con dei teloni magari sponsorizzati: soluzione auspicabile, remunerativa e attuabile con poco. Non è escluso, poi, che il Cagliari pensi di arrivare durante la stagione ad una capienza di 16 mila spettatori ‘allargandosi’ dalle tribune laterali. Intanto i Distinti sono praticamente ultimati, e sia in essi sia in Curva Nord si dovrà operare marginalmente sulle vie di esodo. Quelle costruite dalla Clarin Tribune con materiale Layher, oggetto della causa per il sequestro del Sant’Elia promossa di fatto senza troppe speranze dalla ditta laziale.
Mentre chi, disorientato nel seguire burocrazia e vocaboli giurisprudenziali, risulta spazientito in attesa dei fatidici ‘fatti’, c’è chi sogna un imminente stadio dei sogni e ancora confida in Dan Meis. Uno sguardo sul futuro si può comunque provare a darlo. Si è parlato spesso dell’obbligo di smontare le tribune in tubi Innocenti nel 2015. In realtà non c’è nessuna norma che sostenga ciò (non ne parla nemmeno il testo della convenzione datata 2000), trattandosi di strutture amovibili è normale che venisse fornita un’autorizzazione temporanea, e quella paesaggistica regionale con scadenza nel 2015 è ovviamente, volendo, rinnovabile. Si potrebbe discutere, poi, di quanto sia curiosa la necessità di un’autorizzazione paesaggistica per posizionare le tribune Innocenti dentro uno stadio (‘il rudere’ nei discorsi del volgo), come se fossero deturpanti. Ma sul tema si faticherebbe a trovare il bandolo della matassa.

Operai al lavoro al Sant’Elia nel settore Distinti (foto: Ufficio Stampa Cagliari Calcio)
In un paese che va avanti a colpi di deroghe, che ormai sono la regola e non l’eccezione, non è da scartare nemmeno l’ipotesi che lo stato attuale del Sant’Elia venga considerato fase di ristrutturazione, realizzabile in tre anni. Da qui il necessario prolungamento della convenzione con il Comune di Cagliari, per poter discutere con calma dei progetti. E’ lecito attendersi che il problema venga affrontato molto presto, la società rossoblù cercherà di capire le intenzioni di via Roma, e se ci sarà il via libera per uno stadio nuovo andrà a caccia di finanziamenti, anche perché demolire e ricostruire costa tanto, ma non sarebbe meno dispendiosa una demolizione-costruzione ‘a blocchi’, la cui fattibilità sarebbe tutta da verificare, come vi raccontiamo dall’estate 2013 nei vari confronti con lo stadio ‘Friuli’ di Udine.
Perché dal Comune di Cagliari dovrebbero arrivare niet al nuovo stadio? Risposta al momento impossibile da fornire, ma si può ricordare come Massimo Zedda abbia sempre rimarcato il valore di circa 50 milioni iscritto a bilancio per il bene pubblico Sant’Elia. Per questo, quando il presidente era Massimo Cellino, non è mai stata presa in considerazione l’ipotesi di ‘regalarlo’ a un privato o concederlo a prezzo simbolico per lungo tempo, soluzione che faciliterebbe tutto. Ora, chissà, le cose potrebbero essere cambiate, alla luce anche di una legge sugli stadi che permette, se si vuole, di velocizzare l’iter. Senza dimenticare che un ‘rudere’ iscritto a bilancio per 50 milioni di euro ma fermo nelle condizioni attuali servirebbe a poco.
Fabio Frongia
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