Il vento fresco e le ovvie speranze, ma quella “bomba” preoccupa

Tommaso Giulini (foto: Sardegna Sport)
Look da sex symbol e poche parole, un misto tra imbarazzo e carattere schivo che non pare foriero di proclami e acrobazie dialettiche. Tommaso Giulini, nuovo proprietario e presidente del Cagliari, appare per la prima volta in pubblico e lo fa al fianco dei due nuovi-vecchi nomi che corredano l’inizio dell’avventura. Il direttore generale Francesco Marroccu, di ritorno dall’”esilio” semestrale in Portogallo, e Daniele Conti, fresco di quel rinnovo che solo all’inizio del 2014 era stato davvero in dubbio. Sia il dirigente che il romano lasciano presto la scena, uno per (ri)prendere l’aereo l’altro per tornare alle vacanze, e così Giulini si sottopone ai giornalisti prima dell’arrivo di alcuni consiglieri. L’unico che già faceva parte del cda, Gianfranco Matteoli, Stefano Matalucci, economista che aveva seguito la due diligence sui conti del club, Mariano Delogu, tra le altre cose ex sindaco (due mandati) e presidente del Cagliari, una sorta di linea gialla nella storia rossoblù.
Tanti, ovviamente, i temi affrontati nella conferenza stampa, dall’aspetto tecnico alla comunicazione, dalle intenzioni gestionali ai rapporti con i tifosi, fino ai retroscena relativi ai sei mesi in cui si è sviluppata l’idea di comprare il Cagliari. Parte Marroccu, e subito si capisce come il cavallo di ritorno avrà grandi poteri esecutivi. Dialogando con Zdenek Zeman, s’intende e si spera, per evitare di mettere nelle mani del boemo una squadra inadatta alle sue particolari idee facendo naufragare il progetto. E chissà che Zeman non stia già toccando ferro di fronte a quella parolina ricorrente nei discorsi estivi ma pronta ad essere accantonata di fronte alle prime sconfitte. A Roma, per esempio, ancora ironizzano su “er proggetto” giallorosso targato Luis Enrique e, appunto, Zeman. Negli occhi di Marroccu si legge la gioia per essere tornato laddove sapeva di aver lasciato qualcosa di incompiuto. Già a gennaio, ai nostri microfoni, aveva detto di voler tornare “con un progetto nuovo”. E infatti, quando parla di “qualcosa di totalmente diverso rispetto al passato”, Marroccu sembra lanciare messaggi indiretti al passato, pur (come Giulini e Conti) tenendo a ringraziare il timoniere del precedente (ultra) ventennio.

Marroccu, Giulini e Conti in conferenza stampa (foto: Sardegna Sport)
Piace l’idea che “il settore giovanile sarà l’unica voce che conoscerà un aumento di spesa rispetto alla precedente gestione” (Giulini), così come è apprezzabile la collegialità paventata nelle decisioni. Dalle consultazioni con l’ufficio marketing alle campagne per promuovere il brand Cagliari Calcio, notoriamente chiuso all’esterno durante l’era Cellino. I campi di Assemini blindati, le conferenze stampa col contagocce, l’assenza di note e notizie – si spera – potrebbero essere un lontano ricordo. Inevitabile provare a scucire qualcosa sul mercato, ma le risposte sono di circostanza, con chiusura ermetica. “Ne parleremo da lunedì con Zeman”, dicono in coro Giulini e Marroccu, mentre il presidente esprime l’auspicio di trattenere Astori e Rossettini, “una delle migliori coppie della Serie A” (ancora Giulini). Se si tratti di utopia lo scopriremo presto. Intanto Marroccu si butta al lavoro, a caccia dei giocatori giusti per il nuovo progetto, che dovrà avere continuità, pur essendo consci che “Zeman rappresenta una rivoluzione, filosofica e tattica”. E fin qui non c’erano dubbi.
La vera notizia di giornata, al netto delle speranze ovvie e dell’apprezzabile realismo espresso dai nuovi soggetti dirigenti, arriva ancora una volta dall’aspetto stadio. Quel “a metà luglio finiremo i lavori per portare il Sant’Elia a 12 mila posti” e speriamo di poter giocare tutto il campionato così è un fulmine a ciel sereno visto che pareva scontata l’apertura a 16 mila persone e si discuteva solo su quando e da chi sarebbero stati avviati i lavori. Senza mezzi termini, Giulini, risentito per gli striscioni contro di lui da parte dei tifosi che accolsero Silvestrone, ha affermato che “i costi sono eccessivi in regime di concessione annuale”, e si punterà quindi al rinnovo per pensare a degli interventi di ampliamento. E allora? Sotto con i lavori nei Distinti, ormai ai dettagli, e via col Sant’Elia aperto a 12 mila spettatori per tutta la stagione 2014-2015, poi si vedrà. Se sia l’inizio di un braccio di ferro con il Comune di Cagliari per ottenere una concessione pluriennale presto si saprà, intanto meglio cominciare a capire cosa pensano in Lega di questo nuovo rallentamento cagliaritano. Nella Milano del nuovo patron non hanno mai preso di buon grado i problemi sul Sant’Elia, si sono ammorbiditi di fronte alle rassicurazioni recenti sui 16 mila (per un anno). Cosa succederà adesso?
Fabio Frongia