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…1995: Il Trap, Sa pibinca e Fabian O’Neill

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25 giu 2013
by Giuseppe Pala

“Ho finito di mangiare allenatori, sono a dieta” – Massimo Cellino.

Siamo ormai al quarto anno della gestione Cellino. Abbiamo imparato a conoscerne i vezzi, i vizi,  le intuizioni geniali, i metodi autoritari, gli amori fugaci ed estemporanei per gli allenatori. Il calcio di Serie A ormai è al corrente di quello che il presidente rossoblù rappresenta.

Ci eravamo lasciati con Oscar Washington Tabarez, maestro gentile ed educato, scelto direttamente dal presidente in una sera d’estate a Punta dell’Este, in cui gli propose la Sardegna carico d’entusiasmo, scatenando l’invidia dei tecnici italiani. All’alba dell’estate del ’95 , però, l’esperienza sarda dell’ex  tecnico della Celeste giunge al capolinea, il suo prossimo destino è segnato. La sua strada è coperta di buche e la salvezza, comunque arrivata con largo anticipo, non rimane che un ripiego. L’obbiettivo era l’Europa? Dalle parti del Sant’Elia si parla di una cosiddetta “teoria del trampolino”, secondo cui  “per accettare il cagliari un allenatore dev’essere disperato e ai margini del mercato. Altrimenti niente da fare”. Parola del Comandante Massimo. Tabarez disperato? Lasciava il Sud America carico di successi per provare il grande salto in Europa, nel calcio che conta, con la voglia di misurarsi con la Serie A, nel famigerato “campionato più difficile del mondo”.

Il tecnico uruguaiano sa quanta fatica gli è costata Cagliari e non può accettare l’idea che uno stadio gli si rivolti contro non apprezzando il suo modo di intendere il calcio, e soprattutto smentisce l’obbiettivo Coppa Uefa: “Io dico che l’ obbiettivo di inizio stagione era la salvezza. Il presidente è stato molto chiaro con me: ancora adesso non può garantire una squadra di un certo tipo”. Il patron tenta di trattenerlo? Forse sì, ma le voci sul conto dell’allenatore aumentano, e c’è chi lo vede già sulla panchina dell’Inter, chi su quella della Lazio. I giornalisti parlano di un suo possibile approdo in Spagna al Valencia, o magari sulla panchina del Real Madrid.

“Non si vive solo di futuro – dirà il Maestro – Ci portiamo dentro anche il passato, no? Cagliari sarà un buon ricordo e forse anche io sarò un buon ricordo per Cagliari” . Cali il sipario dunque, almeno per ora. Ma il pubblico pagante rimanga in sala nonostante i titoli di coda,  in attesa di un bis o di un improvviso colpo di scena.

Già da maggio nel capoluogo sardo aleggiano gli spettri di un mostro sacro del calcio italiano e non solo, e perfino i muri sanno che a Cagliari sbarcherà Giovanni Trapattoni. Il pubblico è stato accontentato. Il Trap, con un palmares da fare invidia a chiunque, è reduce da un’esperienza in Germania alla guida del Bayern Monaco. Dalla Baviera alla Sardegna, per rimettersi in discussione in un gioco che certezze non conosce.

La gente corre per strada, la banda suona come nei giorni di festa, rullano i tamburi e in prima fila non mancano i politici. Cagliari sembra ritornare ai gloriosi giorni di Riva e compagni, in cui il calcio era anche, e soprattutto, rivalsa sociale. “Vedete, alla mia età non ci si commuove più, ma stavolta ci sono andato vicino”. Sono queste le prime parole del tecnico di Cusano, nel grande abbraccio che l’isola gli riserva al suo ritorno in Italia.

La faccia del tecnico campeggia sulle fiancate degli autobus della città, che grida una sola frase: Trap facci sognare. La società imposta tutta la campagna abbonamenti sull’immagine di Trapattoni e in Sardegna sembra quasi che si respiri aria di scudetto.

Il contratto è di due anni a due miliardi lordi, una cifra importante, e il cinquantaseienne allenatore che ha già vinto quasi tutto quanto c’era da vincere si sente rinvigorito, chiedendo solo che il gruppo venga riconfermato. Non azzarda troppe pretese. La promessa è la qualificazione per la Coppa Uefa. Forse troppo anche per un vincente come lui?

Intanto si prepara la cessione di uno dei pezzi importanti del Cagliari. Cellino tratta personalmente con il Paris St. Germain, con la speranza di monetizzare il più possibile, il trasferimento dell’attaccante Dely Valdes. Per lui 21 reti in 64 presenze ufficiali con la maglia rossoblù. Arrivato dal centroamerica come un perfetto sconosciuto, talentuoso attaccante ricordato per le acrobazie e i colpi di testa,  per la sua indisciplina tattica, e per la sua contagiosa simpatia. Sono bastate due stagioni per farsi apprezzare e amare dal pubblico cagliaritano e per lui ora sembrano aprirsi altre porte.

Le richieste del presidente superano i sette miliardi e il club francese tentenna. Ma la trattativa non si protrae a lungo e nell’ultima settimana di giugno l’affare si conclude alla cifra stabilita da Cellino. La Francia accoglie il Van Basten nero e a Cagliari si cerca già un sostituto, magari che ripeta la stessa favola di Julio.

Neanche il tempo della presentazione del Trap, che circolano altri rumors su eventuali cessioni eccellenti. E’ sempre Luis Oliveira al centro dei desideri di molte squadre italiane, desiderose di strapparlo al club sardo. Specialmente il Parma, che chiede notizie a Cellino, il quale già l’anno precedente aveva dovuto rispedire al mittente numerose richieste riguardanti per il belga-brasiliano.

Anche Vittorio Pusceddu e Pierpaolo Bisoli sono nomi che vengono gettati nel calderone del mercato. La Roma, che appena un anno prima ci aveva provato con Firicano ora piomba sul terzino di Bugerru insistentemente richiesto da Mazzone alla dirgenza giallorossa, e sembra che Carletto si fidi solo dei suoi ex calciatori, mentre Cellino, si vocifera, stia pensando di cedere il centrocampista di Porretta Terme alla Fiorentina con l’intento poi di riportare a Cagliari Daniele Berretta, nel frattempo rientrato alla Roma.

A poco valgono però gli assalti degli uomini mercato di Cecchi Gori, i quali tentano disperatamente di far abbassare le pretese di Cellino. Il risultato è che Bisolone non si muove dall’isola, e oramai alla quinta stagione in Sardegna è un punto cardine del Cagliari oltre che un idolo per la curva. Ancora non è il momento di addii e lacrime, che pure arriveranno qualche stagione dopo.

Il vuoto lasciato da Dely Valdes dev’essere riempito, magari con il roboante acquisto di Faustino Asprilla. Sognare non costa niente, ma realizzare sì. Il Cagliari prova a inserirsi in un’improbabile trattativa per il colombiano, ma ci sono altre squadre alla finestra e ben più blasonate. Il Parma comunque non pare intenzionato a perdere un pezzo pregiato della sua scuderia e i desideri volano via portati dal vento.

Ma come possiamo non parlare ancora una volta dell’Uruguay? Sembra che ci sia un filo diretto ormai fra l’isola al centro del Mediterraneo e quella terra sudamericana, così lontana eppure con così tante assonanze con la Sardegna. Sono ormai lontani i tempi di Enzo Francescoli, è vero, ma la famiglia uruguayana non è mai mancata nella gestione Cellino. Il nome nuovo che circola è quello di Diego Dorta. Chi? L’ennesimo oggetto misterioso? Non è dato sapere, ma il calciomercato è fatto così: campa regalando storie agli appassionati. Addirittura a metà giugno sarebbe imminente la sua presentazione nel capoluogo sardo. Inutile dire che non solo non arriverà mai in Sardegna (per fortuna?) ma che non si affaccerà mai nemmeno in Europa.

A dirla tutta, un oggetto misterioso ci sarebbe. Il bottino della spedizione sudamericana del comandante Massimo si chiama Dario Silva e proviene dal Penarol. In patria lo conoscono come il Poeta dell’Olimar, ma in Sardegna viene soprannominato Sa Pibinca. Come non ritornare con la mente alle sue improbabili giocate, esaltanti e goffe allo stesso tempo, alle sue galoppate impressionanti sulla fascia, le sue rovesciate spalle alla porta. Per lui l’inizio non è dei migliori ma la curiosità attorno alla sua figura non tarderà a crescere.

Alla presentazione di Silva Cellino non è presente perché sta trattando personalmente l’acquisto di Giorgio Venturin dalla Lazio. Strappato alla Fiorentina, il centrocampista di Bollate arriva a Cagliari in prestito e rimarrà appena un anno in Sardegna, collezionando comunque 31 presenze.

A metà luglio ormai l’organico -  rinforzato ulteriormente con gli acquisti del centrocampista Mauro Bressan dal Foggia, retrocesso in cadetteria, e del difensore Mauro Bonomi, il quale trovando pochissimo spazio alla Lazio decide di trasferirsi a Cagliari, dove però troverà ancora tanta panchina – è stato completato e il mercato può dirsi concluso.

Il Cagliari del Trap, sul quale erano state riposte tante speranze, stecca all’avvio e la dirigenza rossoblù attende la finestra di mercato di Novembre per mettere mano al portafoglio. Prima però viene ceduto un altro pezzo di storia recente rossoblù, Massimiliano Allegri. Lascia Cagliari destinazione Perugia, in Serie B, in prestito con diritto di riscatto. Per lui tre stagioni in Sardegna e quell’indimenticabile cavalcata in Europa, ma evidentemente il suo tempo era finito.  Il destino, anche se a volte è beffardo, comunque rimetterà il centrocampista livornese sui binari per la Sardegna, non senza sorprese.

Ma il presente parla nuovamente uruguaiano. Dopo l’arrivo di Dario Silva è in canna un altro prezioso colpo per il patron rossoblù: ecco a voi il nuovo Francescoli – o almeno così ne parlano -, Fabian Alberto O’Neill. Il sostituto di Allegri arriva dal Nacional di Montevideo con l’endorsement di Tabarez, è un trequartista talentuoso e le sue giocate entreranno ben presto nel cuore dei tifosi.

Una stagione iniziata con colpi di scena non può scorrere via tranquilla. I fuochi d’artificio che avevano accolto Giovanni Trapattoni non sono stati esplosi, evidentemente, senza conseguenze. Il campo parla chiaro: i risultati non arrivano e la squadra non riesce più a seguire il tecnico, che dall’alto della sua saggezza ammette di aver promesso forse troppo.

Il 13 Febbraio a fronte di forti pressioni che arrivano dai piani alti della società, il tecnico italiano più vincente al mondo che aveva deciso di provare a sognare anche con una provinciale, rassegna le proprie dimissioni.  Questa è la versione ufficiale, ma in realtà Cellino era stato impavido nel suo ultimatum dopo l’ultima serie di sconfitte: o vittoria o morte. Le dimissioni altro non sono che una variante edulcorata di un esonero nell’aria da tempo, e a nulla è servita la “dieta” del presidente.

Ritorna in Sardegna – incredibile ma vero – Bruno Giorgi, i cui rapporti con la società erano stati bruscamente interrotti due stagioni prima, non lasciandosi sfuggire l’occasione di ritrovare quella squadra che portò in semifinale di Coppa Uefa.

 

Fonti: archivio digitale Repubblica.it; archivio digitale Corriere.it

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