Torres, comunque vada Marco Sanna ha già vinto

Marco Sanna, allenatore della Torres

Marco Sanna, allenatore della Torres

Alzi la mano chi, al momento dell’annuncio novembrino che dava il benvenuto a Marco Sanna sulla panchina della Torres, avrebbe scommesso un euro sul ruolino paradisiaco dei rossoblù. A Castiadas ci fu un esordio poco più che opaco, che non sembrava delineare troppi miglioramenti rispetto alla precedente gestione, scialba e foriera di una squadra vuota, facile da punire al primo errore. Era soltanto presto, bisognava soltanto aspettare che il mordente di un “Cinghialetto” (questo il soprannome del Sanna calciatore) voglioso di rivincite e consacrazione attecchisse nel frastornato gruppo.

All’Annunziata si vide subito l’impronta fatta di raziocinio, semplicità tattica e punti fermi: da Scotto dietro la punta a Demartis regista a tutto campo (partendo da destra), con Lisai sull’altra fascia e due mediani di lotta e di governo. La Torres non brillò, tenne in mano la partita in modo tutto sommato sterile, sbagliando il rigore all’ultimo secondo e pensando che, sì, fosse davvero tutto stregato. E invece no, piglio da combattenti (il pari di Trastevere può essere didascalia) e bollicine hanno prodotto la Torres che, oggi, non è sbagliato definire “dei miracoli”.

E’ presto per fare proclami, per pensare che qualcosa sia stato fatto o concluso, ma già riportare entusiasmo in una piazza con i punti interrogativi perennemente sul capo è un successo enorme. E questo porta la firma di Marco Sanna, scelto dal mazzo di giovani sardi che rappresentavano più incognita che altro. Allenatori senza troppe referenze, curriculum pesante, sussulti mainstream, ma con fame di una chance arrivata per l’ex mediano (tra le altre) di Cagliari, Torino e Sampdoria. Sanna era visto come privilegiato, ma anche (e soprattutto) come vittima sacrificale dell’ennesimo pasticcio Torres, in preda a confusione e guai; qualcuno sottovoce rideva diffondendo le voci meno edificanti, dall’essere andato ad allenare gratis pur di costruirsi un pedigree ad aver accettato cose poco chiare, pur di fare il salto in avanti. E invece le cose sono cambiate presto, via diversi uomini e dentro pochi (ma buoni) altri, fino ad avere un’ossatura ben visibile, soprattutto produttiva.

La frase più bella l’ha detta lunedì scorso capitan Demartis (“La carriera del mister ci insegna che si può ottenere tanto col sacrificio”), denotando la massima stima dei giocatori e l’alchimia creatasi, la quale può portare beneficio a tutti. Lo sanno i singoli elementi della rosa – chi in cerca di esplosione e chi di rilancio -, forse i primi a essere stupiti nel vedere oggi la Torres così in alto. Lo sanno i tifosi, che hanno già dimenticato le accuse e gli insulti rivolti a Sanna per quel presunto tradimento di dieci anni fa, sul quale il tecnico ha parlato chiaro e una volta per tutte spiegando le sue ragioni. Chiarezza e fermezza che tanto bene hanno fatto alla Torres, ancora non libera da problemi e quesiti insoluti (vicenda calcioscommesse, futuro societario e impegno di Capitani), ma molto più bella di quella che iniziò e fino a novembre disputò il campionato nell’indifferenza e nella mediocrità generale. Ora sarebbe il caso di soffiare sul fuoco che è tornato a bruciare e illuminare, ma in ogni caso Marco Sanna sarà comunque vincitore.

Fabio Frongia

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