Datome: “Fenerbache, che esperienza. Basket italiano, servono regole protezionistiche”
Un feeling con Istanbul e il mondo Fenerbahce nato immediatamente, ma anche lo stato di salute del basket italiano e l’esperienza biennale nell’olimpo della palla a spicchi chiamato NBA. Ha parlato di questo e di tanto altro Gigi Datome in una lunga intervista concessa alla Gazzetta dello Sport.
Parole che arrivano a distanza di poche ore dalla vittoria sul Cedevita, la quinta affermazione su cinque nelle Top 16, che conferma le granitiche ambizioni del Fener in ottica Eurolega. Un trionfo condito dai 19 punti del capitano azzurro, miglior realizzatore e sempre più leader dei turchi: “Quando ho scelto il Fener, ambivo ad un top club europeo con possibilità di vittoria. Direi che stiamo andando benone…”. Risultati facilitati dalla presenza in panchina di un autentico guru del basket europeo come Želimir Obradović: “E’ un grande tecnico che pretende sempre il massimo e attenzione costante durante gli allenamenti. Ma non è un burbero come viene dipinto, fuori dal campo è piacevole parlarci”. E’ un momento d’oro, insomma, per Datome: dal rapporto con i tifosi alla scoperta di una città che lo ha incantato sin dai primi giorni: “I tifosi sono pazzeschi, ovunque si giochi sembra sempre che siamo in casa, il Fener è identificato come una Repubblica composta da 30 milioni di tifosi, tra basket e calcio, sparsi per il mondo. Un qualcosa di immenso! Istanbul mi ha affascinato sin dai primi giorni. Non ho tanto tempo libero, ma quando posso faccio il turista. In questo momento non è il posto più tranquillo al mondo in cui vivere e mi spiace aver creato preoccupazioni ai miei amici e alla mia famiglia. Resto comunque tranquillo e sereno così come i miei compagni di squadra: non temiamo attentati e non giriamo con la scorta, eccetto quando arriviamo in pullman al palazzetto per evitare il traffico. Roba da far impallidire il Grande Raccordo Anulare di Roma”.
Inevitabile un riferimento all’esperienza in NBA, caratterizzata da poche luci e molte ombre: “Sono stati due anni intensi, ma non è tutto oro ciò che luccica. Sarei andato a nuoto pur di giocare con i migliori, ma quando arrivi e non giochi non è mai bello. Ma non ho rimpianti, a Boston sono rinato e ho dimostrato di non essere uno che non poteva mai, mai e poi mai mettere piede in campo come avveniva invece a Detroit”.
Ma quando si parla di Gigi Datome, salta subito alla mente il discorso Nazionale, di cui il giocatore olbiese è leader e capitano: “Prima di tutto vorrei ringraziare l’ex ct Pianigiani. Con lui sono cresciuto molto, e come me tutta la struttura della FIP. La Nazionale è un qualcosa di magico, la prossima sarà la sedicesima stagione in azzurro tra giovanili e prima squadra. Praticamente ho passato più estati in Nazionale che senza. Vogliamo andare a Rio, sarebbe un’esperienza fantastica e di questo ho già parlato con il nuovo ct, Ettore Messina. Sono rimasto molto colpito dal suo atteggiamento e dalla sua voglia. Il sorteggio? Come dice il coach dipenderà da noi. Manca ancora tanto perciò non sappiamo ancora bene chi saranno i giocatori avversari. Ma se saremo in salute avremo la nostra occasione, e in più giocheremo a Torino: dovrà essere fondamentale”.
Il discorso si chiude con un pronostico inevitabile sulla Serie A: “Milano è la più attrezzata ma vincere non è mai facile, non a caso hanno vinto un solo scudetto e per giunta alla settima gara”. Ma le regole per gli italiani ci vogliono o il protezionismo, come dice Messina, non serve a niente? “Ci vogliono eccome, senza regole non so se avrei fatto questa carriera. Mi ritenevo uno in grado di giocare in A e all’inizio ho fatto fatica. Figuriamoci senza regole…”
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