Basket, Serie C – Sant’Orsola ai playoff, Carlini: “Campionato poco allenante, ma ci proveremo. Settori giovanili e parametri: ecco i problemi del nostro basket”

Coach Pietro Carlini (foto Antonello Franzil – Basket Sant’Orsola)
A due giornate dalla conclusione della regular season, il campionato di Serie C ha già emesso il suo verdetto più importante: sarà il Tavoni Sassari a sgomitare sui parquet della Penisola per cercare di regalare alla Sardegna una seconda squadra nel torneo di Serie B (nella speranza, ovviamente, che la Trony Cagliari riesca a mantenere la categoria evitando l’ultimo posto). Analizziamo il cammino e le prospettive della formazione arancionera con il tecnico Pietro Carlini, al secondo anno sulla panchina del club sassarese.
La prima domanda non può che essere sul bilancio della stagione e sulle prospettive per i playoff, ormai imminenti.
La stagione si è chiusa con qualche settimana d’anticipo, anche se probabilmente avevamo già quasi chiuso il campionato con la vittoria contro il Su Stentu alla terza partita, creando un forte divario nella differenza canestri. Dobbiamo finire la stagione affrontando al meglio le ultime due partite (il S.Orsola affronterà il Genneruxi e lo stesso Su Stentu, ndr). Sabato i ragazzi sono entrati in campo con l’idea più di non subire infortuni che con quella di giocare una partita attenta. Tutto ciò ci è servito di lezione perché il Calasetta ha fatto la sua partita e ci ha messo in forte difficoltà, riuscendo alla fine a portare a casa i due punti. Ora stiamo affrontando la preparazione per le 6 partite dei playoff, dove affronteremo squadre che in più di noi hanno il fatto di aver giocato un campionato intenso e vero per 7 mesi. Non per fare polemica, ma quando si gioca 4 volte contro le stesse squadre, non è un test di altissimo livello, ma le formule sono queste e ovviamente vanno accettate.
Ai playoff affronterete Faenza, la stessa che vi eliminò alle Final Eight di Coppa Italia, oltre che la terza del girone lombardo e la seconda di quello ligure-piemontese. Come pensate di preparare queste partite?
C’è poco da sbagliare, la prima sale direttamente in Serie B e la seconda fa un ulteriore spareggio. Sono partite che si affrontano al “buio”, perchè non si può preparare una partita con avversari che riuscirai a vedere, al massimo, una volta in video e magari nello stesso un giocatore ha una giornata storta e un altro ha una giornata migliore. So bene che non partiamo da zero, ma non con l’esperienza maturata nel campionato. Loro hanno fatto un campionato di 30 partite, noi “di livello” ne abbiamo giocate un po’ meno e si è visto con Faenza, in Coppa Italia, come un break negativo ci abbia portati in un batter d’occhio sul -17, ma questo fa parte del gioco e non sono ammesse distrazioni.

Jacob Samoggia, uno dei giovani di spicco del S.Orsola.
La squadra è formata da giocatori giovani come Antonio Piras e Samoggia, oltre che da ragazzi esperti come Brembilla. Come ha gestito questo gruppo nel corso dell’anno?
Credo che i gruppi siano molto facili da gestire, quando ci si allena, si vince e ci si diverte. Quando si perde qualche partita in più e non si sta bene assieme, è più difficile. Alessandro Piras e Alberto Brembilla sono i due giocatori più grandi del roster e giocano da anni con gli stessi ragazzi. Al momento del mio arrivo, nella stagione 2013-2014, molti ragazzi non li conoscevo e alcuni li avevo allenati sono nelle giovanili; in un anno e mezzo ho visto un gruppo che ha sempre cercato di trovare degli stimoli. La settimana è stata importante perché non sono dei professionisti e questo è il modo di fare sport è più difficile e non è facile presentarsi alle 21, dopo una giornata di studio e lavoro.
Come vede lo stato del basket a Sassari e in Sardegna in generale?
La situazione è sotto gli occhi di tutti. Mi ricordo che 20-25 anni fa, quando allenavo le giovanili, le partite provinciali/regionali, erano equilibrate e quelle che finivano con un ampio scarto erano molto menorispetto a ora. In questo momento il livello giovanile, onestamente, è molto basso. Si va ad annate e, a parte la Dinamo, che in questi ultimi 2 anni ha iniziato a fare una selezione prendendo giocatori di 16-17 anni sia dalla regione che dal “continente”, come Amato, si è visto poco altro. La notevole crescita delle giovanili della Dinamo, purtroppo non coincide con la crescita del livello dei campionati giovanili e più loro vanno avanti, più chiaramente si creano delle disparità. Il salto tra la Dinamo e tutto il resto è molto ampio. Cagliari ha l’Olimpia e ci sono giocatori che 10-15 anni fa facevano gli stessi campionati ed è come se con una macchina del tempo si sono portati indietro invece che in avanti. Da noi, non si vedono dei giovani che possano dare il ricambio generazionale, perché nascono solo 3-4 giocatori per annata e le colpe di questi problemi, sono di noi allenatori che forse non riusciamo a fare innamorare i ragazzi di questo sport. Con i problemi a livello delle strutture, i campionati di basso livello, le squadre sono diminuite perché prima si trovavano tante squadre anche nell’hinterland e ora è rimasto pochissimo. Basti pensare che la S.Croce Olbia 15 anni fa ha vinto il titolo Nazionale Allievi (nonostante ci sia stata la selezione di due annate tra S.Croce e Olbia Basket 90 e si erano trovati ragazzi come Datome e Desole assieme), ora però tutto ciò sarebbe impensabile in Sardegna.
Avete mai pensato a un’eventuale partnership con la Dinamo?
Sinceramente no perché loro hanno il loro settore giovanile e lo vogliono migliorare di anno in anno. Quando si parla di campionati senior ci vogliono giocatori pronti e anche questa è una stortura dei regolamenti. Il ricambio generazionale di cui parlavo dovrebbe essere naturale, invece questi limiti che ci sono negli under, stanno facendo sì che per prendere un nono o decimo uomo bisogna pagare un parametro che varia dai 3 a i 6 mila euro. Loro stanno puntando sulle giovanili, ma credo che i giocatori che possano dare una mano negli allenamenti di Serie A, sono davvero pochi. Solo quest’anno abbiamo avuto in prestito Samoggia (Jacob ndr) che credo che il prossimo anno sarà “svincolato” e punteremo su un altro tipo di giocatore proprio per la questione dei parametri che prevede 7 senior e 5 giovani per abbassare le spese. Il tutto, ovviamente, in caso di promozione in Serie B, invece in caso di permanenza in Serie C, ancora non si sa bene come sarà organizzato il prossimo campionato.
Il problema dei giovani e la disorganizzazione sono un grosso problema per tutti, ma soprattutto per voi che affrontate campionati minori.

Il derby della prima d’andata tra Sant’Orsola e Torres (foto Sardegnasport)
Non è semplice, faccio solo l’esempio dei parametri. Se bisogna prendere 7 over per una Serie B (speriamo che il prossimo anno oltre all’Olimpia ci siano anche altre squadre a rappresentare la regione), il minimo per affrontare la categoria, sono 6mila-6500 euro a giocatore, per un totale di circa 45mila euro. E’ impensabile, al fronte degli stipendi che prendono i giocatori e in tutto ciò non c’è un equilibrio. Gli atleti prendono un terzo o la metà rispetto a qualche anno fa, quando potevano prendere anche 25mila euro annui (al fronte di un prestito tra i 3mila e i 5 mila euro).
E’ vero che la A è un punto di arrivo, ma forse solo per l’1% ci può essere questo traguardo come punto di riferimento. Un grande punto di arrivo, a oggi, sono la Silver e la B, ma va detto anche che molti ragazzi hanno difficoltà in C. Basti pensare alla Torres che ci ha messo 4 mesi per ambientarsi nel campionato che raggruppava le migliori squadre sarde. In quel caso, dal nostro punto di vista, parlo di “bruttezza” perché ora ci troviamo ad affrontare squadre che si sono preparate in tutt’altro altro modo. Se questo campionato fosse stato a 12 sarebbe stato di buon livello e invece ci siamo trovati ad affrontare per 4 volte le stesse squadre. Per le altre compagini è stato anche demotivante quando noi abbiamo fatto 13 vittorie consecutive e magari inserire i playoff anche nel nostro gruppo, avrebbe reso il girone molto più competitivo.
Fabrizio Pinna
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