Chi sale e chi scende – Il double face non va bene, passaggio a vuoto per Ekdal, gli africani spingono

Albin Ekdal, svedese di 25 anni (foto: SardegnaSport)

Albin Ekdal, svedese di 25 anni (foto: SardegnaSport)

Ogni sconfitta, anche la più dura da mandar giù, ha qualcosa di positivo da dire. A mente fredda, dopo le analisi e dopo aver sentito le voci dei protagonisti, proviamo a vedere “chi Sale e chi Scende” in questa ventunesima partita di Serie A giocata dal Cagliari.

CHI SALE

L’atteggiamento della squadra nel secondo tempo: Prima frazione di gioco da dimenticare, ma subito ad inizio secondo tempo ci si è resi conto che i ragazzi di Zola erano scesi in campo con un piglio diverso, più aggressivi e determinati. E difatti il secondo tempo è stato tutto rossoblù, la Roma è rimasta schiacciata nella propria trequarti a difendersi come farebbe una cosiddetta “provinciale” e se non fosse per la poca freddezza sottoporta parleremo oggi di un’ altra partita, il gol del raddoppio è stato piuttosto casuale e per l’analisi del gioco ha poca rilevanza.

Godfred Donsah: Il calcio è strano, e capire perché con Zeman, cultore del gioco dinamico e degli inserimenti dei centrocampisti, al giovane ghanese nel ruolo di mezzala fosse preferito il non certamente fulmineo Crisetig è impresa ardua. Il numero 30 rossoblù, senza voler fare paragoni esagerati, ricorda sempre più il Nainggolan della prima ora. Corre, recupera palloni, si inserisce, ha un piede educato e una grinta da vero leader. Dopo un primo tempo opaco nel secondo sale in cattedra e fa suo il centrocampo, Pjanic chi?

I difensori centrali: Ok, non si possono prendere tutti questi gol, una media di circa due reti subite a partita è l’ingrediente perfetto per retrocedere e se quindi c’è un reparto che non andrebbe mai citato tra i fatti positivi di una giornata è proprio la difesa. Ma in un “Up&Down” si valuta anche chi ha dato segnali di miglioramento e Capuano e Rossettini hanno totalmente azzerato l’attacco romanista per praticamente tutta la partita. Si, è vero che il tridente giallorosso era ai minimi termini e Totti giocava da convalescente, ma su entrambi i gol le responsabilità dei centrali sono minime. Aspettando Diakitè, ci accontentiamo di quel poco di buono che arriva dalla retroguardia.

Paul Jose M’Poku: Diciamocelo, chi è che alla notizia del suo arrivo non è andato su Youtube a digitare sulla barra di ricerca “M’Poku skills e goal”? Se non l’avete ancora fatto, fatelo, perché si sa che i video che girano su Internet spesso ingannano, ma non ammettere che quelli del belga abbiano esaltato sia i tifosi più sognatori che gli addetti ai lavori più scettici e intellettuali sarebbe una grossa falsità. Lui almeno per ora l’entusiasmo che gli gira attorno l’ha giustificato con una prestazione maiuscola, entrando a partita in corso e lottando su ogni palla, regalando un assist (non sfruttato) a Cop. E il primo gol in Serie A all’esordio ci fa capire che la salvezza potrà passare anche e soprattutto dai piedi di “Polo”.

 

 

CHI SCENDE

L’atteggiamento della squadra (primo tempo): Che disastro nei primi 45 minuti! L’allenatore di Oliena imposta una squadra prettamente difensiva in teoria pronta a ripartire, il risultato è che la Roma palleggia in difesa perché non riesce a superare la metà campo, il Cagliari rimane rintanato nella propria trequarti ad aspettare gli attacchi giallorossi e gli unici brividi che ci regala il primo tempo sono quelli di freddo a causa del forte vento. Visto poi come la squadra è rientrata in campo e quanto è riuscita a schiacciare Totti e compagni, l’errore di strategia iniziale risulta ancora più vistoso, Zola dovrà rifletterci.

I terzini: Dimenticatevi l’Avelar zemaniano, quello visto nelle ultime uscite è una brutta copia del terzino brasiliano che ad inizio stagione faceva sognare i tifosi e aveva attirato l’attenzione di tanti club. È molle, non indovina un cross, non spinge e non difende, un’involuzione paurosa che rilancia le possibilità di Murru, protagonista fin qui anche lui di una stagione disastrosa. A destra ha giocato Gonzalez che difenderebbe anche bene, ma la metà campo avversaria la vede solo quando fa il cambio campo. Pisano non è certamente al centro del progetto e Balzano si è spento con Avelar dopo un inizio di campionato spumeggiante. Sono i difensori laterali per ora il vero punto debole del Cagliari.

L’attacco: Va bene fare le sponde e sbattersi per i compagni (Longo), va bene fare dei bei movimenti ed essere sempre pronti (Cop), ma da che esiste il calcio per vincere le partite la palla va messa in rete e di solito questo compito spetta agli attaccanti. Il numero 9 veneto per ora è andato a segno solamente in Coppa Italia e tra i tifosi i paragoni, irriverenti ma neanche tanto infondati, con un altro numero 9 argentino che a segnare aveva grosse difficoltà si sprecano. Il croato aveva esaltato tutti contro il Sassuolo, ma domenica sono capitate sui suoi piedi le occasioni più clamorose e lui le ha bellamente sprecate. Li davanti dovrà cambiare qualcosa, forse rispostare Sau, ora relegato fuori ruolo sulla trequarti, nella sua posizione originale e giocare a due punte potrebbe essere una soluzione?

Albin Ekdal: Premettiamo che lo svedese è stato fin qui il vero trascinatore dei rossoblù, è andato a segno quattro volte e i 19 punti ottenuti dal Cagliari trovano radici dalle parti del biondo svedese. È stata una nota positiva anche nelle partite peggiori, e inserirlo tra le cose negative della giornata potrebbe risultare da ingrati. Ma quello visto con la Roma era un giocatore irriconoscibile, spento e con poche idee, Zola l’ha spostato sulla trequarti e sembrava che il cambio di ruolo l’avesse ulteriormente valorizzato, non era immaginabile una così brutta prestazione. Crediamo e speriamo tuttavia che quella dello svedese sia stata solamente una giornata storta.

Oliviero Addis

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