Atalanta-Cagliari – Herrera annullò Riva e Boninsegna, gli anni passano: tempo di colpaccio
Qualcuno si ricorda la Coppa Mitropa? Il sottoscritto è troppo giovane per averla conosciuta! Eppure questa competizione, conosciuta in Italia come “Coppa dell’Europa Centrale” è stata la più antica antenata della Coppa dei Campioni e di tutte le competizioni internazionali esistite in Europa. Inizialmente dotata di un grande prestigio, nel secondo Dopoguerra, in concomitanza con la nascita delle prime competizioni Uefa, la Coppa Mitropa divenne accessibile non più alle squadre prime classificate nelle rispettive competizioni nazionali, ma solo alle compagini di seconda fascia, per poi essere definitivamente declassata nel 1980 divenendo un torneo riservato unicamente alle vincitrici del campionato di Serie B del proprio Paese. L’ultima edizione avrà luogo nel 1992.
Ma perché vi stiamo raccontando questo? Torniamo indietro nel tempo, in una Sardegna più sconosciuta e mistica, ancora non vittima di un turismo di massa, ma scelta di pochi intenditori, e sediamoci in qualche in tribuna dello stadio “Amiscora” di Cagliari. Siamo nella stagione 1967/68 e quel terreno di gioco lo calpestano ogni benedetta domenica uomini come Cera, Niccolai, Brugnera, Nenè, Riva, nomi che vanno letti tutti d’un fiato, le virgole sono solo una costruzione dell’uomo che in questo caso va bellamente ignorata. Non fu una stagione esaltatissima a dir la verità quella del 67/68, la squadra finì al nono posto, ma poté comunque godere di una qualificazione alla Coppa Mitropa, appunto, insieme a un’altra squadra militante in Serie A, l’Atalanta, guidata da Paolo Tabanelli prima e Stefano Angelieri poi. A Bergamo non andò bene per i ragazzi di Ettore Purricelli, l’allora mister rossoblù, i quali incapparono in una sconfitta per 2 a 1 che tuttavia non evitò agli “orobici” l’undicesimo posto finale, ben due posizioni sotto i sardi.
Rimaniamo nel 1968, in estate precisamente, durante il calciomercato, quando in terra sarda sbarcarono da Firenze il portiere Enrico Albertosi e da Brescia il difensore Giuseppe Tomasini, in panchina si va a sedere un allenatore che a Cagliari ci era già stato due anni prima, Manlio Scopigno. Il Cagliari più forte di sempre finì quella stagione al secondo posto, dopo essere stato campione d’inverno, dietro la Fiorentina con cui ci fu una lotta serratissima che durò fino alla penultima giornata. E fu proprio all’ultima giornata che arrivò una vittoria, non decisiva ai fini del primo posto ormai matematicamente irraggiungibile, ma per mantenere quella meritatissima piazza d’onore che il Milan (a pari punti, con peggiore differenza reti) voleva “rubare”. Il successo arrivò a Bergamo per 1 a 2 invertendo il risultato con cui erano stati sconfitti l’anno precedente, il secondo posto fu consolidato e per lo scudetto il Cagliari dovrà aspettare il campionato successivo, mentre l’Atalanta retrocesse.
Senza andare a scomodare eventi prebellici (LEGGI QUI IL RACCONTO DEL PRIMO CONFRONTO), la prima vittoria in casa dei nerazzurri nella storia degli scontri tra le due società è avvenuta in un tempo non molto distante dagli anni di cui si parlava prima, precisamente durante la stagione 1964/65, quando i cagliaritani stavano iniziando a conoscere un giovane Gigi Riva e gli Atalantini sognavano con i goal di Bruno Petroni. In quell’occasione i rossoblù si imposero per 0 a 1, vendicando la sconfitta casalinga dell’andata che aveva visto la “Dea” imporsi con l’identico punteggio.
Per il resto Bergamo, campo dal quale i rossoblù sono usciti vincitori solo tre volte nella loro storia, e l’Atalanta in generale, è sempre stato un grosso ostacolo per i sardi, sono infatti in tutto venti le sconfitte subite, diciotto le vittorie e quattordici i pareggi. E per trovare la terza e ultima vittoria in casa nerazzurra, dopo quella del ’69, bisogna fare un salto temporale di più di vent’anni, e arrivare nella stagione 1991/1992. Le partite non si giocano più allo stadio “Amiscora”, ma al “Sant’Elia”, teatro del girone dei mondiali del ’90 che ha visto sfidarsi Olanda e Inghilterra, in panchina siede inizialmente Massimo Giacomini, per poi essere sostituito in corsa da Carlo Mazzone. Il Cagliari concluderà il campionato al tredicesimo posto, ma i tifosi sono estasiati dalle giocate del “Principe” Enzo Francescoli e del suo connazionale Daniel Fonseca, passando per le chiusure difensive di Gianluca Festa e la corsa infinita di Bisoli. Due stagioni dopo quella stessa squadra, con qualche protagonista diverso, arriverà sino alle semifinali di coppa Uefa.
La partita con l’Atalanta cade all’ottava giornata del girone d’andata, a Bergamo lo stadio era sempre pieno e così fu anche in quell’occasione, vinsero i sardi 0 a 1, decise Josè Oscar Pepe Herrera al 13’, difensore uruguaiano che quattro anni dopo vestirà proprio la maglia degli orobici. Da lì in poi, dallo stadio “Atleti azzurri d’Italia” i giocatori sardi usciranno sempre sconfitti o al massimo con in tasca un pareggio. Dalla penultima volta, in quel lontano ’69, all’impresa del Cagliari di Enzo Francescoli passarono vent’anni. Dall’autunno del ’91 ne sono passati qualcuno in più, ma il tempo sembra maturo, la speranza è che la storia si ripeta, la voglia di vincere è grandissima, vent’anni di attesa sono tanti. Troppi.
Oliviero Addis