Sant’Elia, Clarin: “Confronto col Cagliari inevitabile. Giulini decisivo, ecco cosa prevede la transazione”
Vertenza Cagliari Calcio-Clarin Tribune srl chiusa. Proprio quando tutti (grande stampa e tifosi in primis) avevano ormai seppellito il nome dell’azienda di Fiano Romano, protagonista degli ultimi anni sulla scena cagliaritana e dello stadio Sant’Elia, ecco la nota emessa dalla società del presidente Tommaso Giulini a sancire l’accordo tra le parti. Una stretta di mano arrivata un mese fa, proprio alla vigilia dell’udienza che avrebbe portato al verdetto sul sequestro dello stadio Sant’Elia, chiesto dalla Clarin Tribune srl per vedersi riconosciuta la proprietà dei materiali Layher, acquistati e portati dentro l’impianto cagliaritano nel 2013.
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Erano state due le cause intentate dalla Clarin nei mesi scorsi: una per ottenere la riammissione nel cantiere, negata a marzo, e l’altra che chiedeva il sequestro dello stadio Sant’Elia. In relazione a quest’ultima, il giudice aveva disposto una perizia del CTU (Enrico Roberto Russo, consulente tecnico d’ufficio), che ha riconosciuto la proprietà di tutti i materiali Layher alla Clarin Tribune srl, per un valore che si aggira attorno al milione di euro.
“A quel punto il Cagliari si è dovuto sedere al tavolo – dice a SardegnaSport.com l’avvocato dell’azienda laziale Walter Lombardi – cosa che aveva sempre rifiutato di fare durante la precedente gestione. Diamo atto al presidente Tommaso Giulini di aver promosso il dialogo e l’accordo”. Quanto incasserete dalla transazione? “Ci siamo venuti incontro – spiega Lombardi - non mi va di scendere nel dettaglio delle cifre, anche perché è presente una piccola nota di riservatezza. Ci è stato pagato il lavoro svolto e abbiamo sancito l’affitto dei materiali di nostra proprietà fino al giugno del 2018. Le cause intentate sono state abbandonate, ovviamente”.
Decisivo, quindi, il cambio di proprietà in sella al Cagliari Calcio: “Per noi è stato un sollievo, perché finalmente è stato possibile avere quel confronto che Cellino e i suoi rappresentanti avevano sempre negato, andando anzi al muro contro muro. Si è mosso in prima persona Giulini, una garanzia. Il sequestro dello stadio avrebbe nuociuto a tutti, alla squadra, alla città e alla società, e a noi certo non faceva piacere l’adozione di soluzioni drastiche”. L’ultima volta che ci eravamo sentiti, l’avvocato Lombardi era sembrato abbastanza sfiduciato: “Non avevo fiducia nel giudice della causa possessoria, che secondo me non ha proprio capito la vicenda. Abbiamo fatto dei sacrifici importanti, l’accordo ci soddisfa soprattutto dal punto di vista di una riabilitazione reputazionale dell’azienda dopo aver preso fango per tre anni”.
Il direttore generale Roberto Rossi, ai microfoni di SardegnaSport.com, commenta così l’epilogo della tribolata storia: “Il presidente Giulini, da imprenditore, ha fatto i suoi interessi, con onestà e pragmatismo. Non ha fatto certo i miei, e a parti invertite mi sarei comportato ugualmente, ma è stato molto serio e onesto. Ci tengo a precisare che l’accordo è stato trovato proprio nell’imminenza di una sentenza che con ogni probabilità avrebbe portato al sequestro del Sant’Elia. La perizia tecnica ha parlato chiaro, allora il Cagliari ha capito che era meglio sedersi ad un tavolo. Durante la presidenza Cellino non sarebbe mai stato possibile, escludo la buona fede visto che hanno sempre sostenuto che quei materiali fossero loro, quando dentro il Sant’Elia c’era solo una scala di proprietà della Cagliari Calcio a fronte di materiale nostro per oltre un milione di euro”.
Sulla riabilitazione dell’azienda, Rossi è perentorio: “Mi spiegate – si chiede Rossi – come è possibile dire che fossimo decotti mentre allestivamo tribune e palchi per la visita del Papa (la questione è stata tenuta fuori dal rapporto giuridico con la Cagliari Calcio, essendosi a suo tempo impegnato in prima persona Cellino con la Curia ndr), mentre montavamo e smontavamo le tribune per la FedCup a Monte Urpinu, tiravamo su l’Arena Sant’Elia? Le difficoltà sono nate quando Cellino, che sapeva bene il valore dei materiali necessari per montare al Sant’Elia (fu lo stesso Rossi, in qualità di consulente del Cagliari Calcio, a presenziare alla riunioni tecniche e informare Cellino sui costi ndr), sparì nel nulla per non pagarci”.
Le difese della Clarin sembravano sgretolarsi di fronte allo stato di liquidazione dichiarato un giorno prima l’aggiudicazione dell’appalto: “Quello è stato un grosso errore dei nostri consulenti, ma voglio spiegare anche questo: fu chiesto per evitare di dichiarare il falso, ovvero che non fossimo in difficoltà, in sede di partecipazione al bando, e ovviamente il Cagliari non avrebbe potuto assegnare a noi l’appalto. Non eravamo però in liquidazione quando abbiamo smontato Is Arenas, trovando alcune parte saldate e dovendo fare interventi non previsti ai tempi del montaggio, forse a causa delle varie modifiche imposte dalla C.P.V.. La bontà e la qualità della nostra azienda è riconosciuta, e siamo pronti a tornare a lavorare in Sardegna”.
E chissà che non capiti proprio a Quartu Sant’Elena, dove il vice-presidente Stefano Filucchi non esclude di tornare quando ci sarà da lavorare per il nuovo Sant’Elia. “Lavoriamo molto volentieri nell’Isola – conclude Rossi – stiamo pensando ad un deposito in loco per lavorare con maestranze locali. Da parte nostra, la stima nei confronti della nuova proprietà del Cagliari Calcio è confermata e mi auguro che Giulini riconosca come Clarin Tribune srl, di cui rimango direttore generale, non c’entri nulla con la precedente società. L’ultimo cantiere a Oristano, per la Sartiglia, ha confermato una volta di più quanto stiamo bene qui in Sardegna”.
Fabio Frongia
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