Americani, alla prova dei fatti. Leeds boccheggia, Giulini sicuro

Dan Meis, l’architetto designato alla stesura del progetto per il nuovo “Sant’Elia”
La settimana decisiva è alle porte. Oltre l’uscio le chiacchiere, le strette di mano e le firme che potrebbero determinare il futuro del Cagliari. Martedì o al più tardi mercoledì gli investitori statunitensi incontreranno a Miami Massimo Cellino per formalizzare la proposta di acquisto della società e degli asset relativi (85 milioni di euro, mentre l’investimento preventivato sullo stadio si aggira attorno ai 90). Diversi i soggetti che starebbero andando a finanziare un affare concepito nel mese di gennaio e ormai prossimi a costituire la società che poi di fatto dovrebbe governare il club. Motivo dello slittamento dell’incontro (inizialmente previsto per lunedì) proprio la difficoltà nel conciliare le esigenze di tutti i partecipanti, ma anche il bisogno di tempo per redarre la relazione della due diligence conclusasi ieri sera. Sicura la presenza di Dan Meis (in arrivo a Miami lunedì, dove soggiornerà per 3-4 giorni), molto probabile quella di Stephen Pagliuca, ancora incerta quella di Luca Silvestrone, mentre non cade il silenzio sui nomi degli altri partner, anche se le piste portano verso personalità legate alla città di Detroit e altre vicine al presidente della Roma James Pallotta.
PIU’ TIRA CHE MOLLA. La trattativa con gli investitori atlantici, come detto, parte da lontano ed è legittimo supporre che i contatti tra le parti ci siano stati nonostante le smentite di facciata. Da scaltro stratega, l’imprenditore sanlurese è riuscito settimana dopo settimana a far lievitare il prezzo del pacchetto in vendita, cercando di strappare la valutazione massima da ogni voce, giocatori compresi. Il gruppo americano ha assecondato sin qui le richieste, lasciando intendere di avere forte interesse a chiudere la trattativa nel più breve tempo possibile e a ritoccare ulteriormente l’offerta se necessario. Gli americani sanno che Cellino ha necessità di

Massimo Cellino, proprietario del Leeds e (ancora per poco?) del Cagliari
vendere la sua creatura e proprio per questo, malgrado tutto, restano fiduciosi seppur ormai risoluti a non far scorrere ulteriori settimane. Dalle parole si deve passare ai fatti però, e per questo motivo alla faraonica offerta scritta si accompagnerà un “piccolo” acconto che potrebbe sciogliere le riserve di Cellino.
LEEDS NEEDS HELP. La piazza si infiamma e sospira per l’agognato crollo dei ponti con un passato all’insegna delle poche glorie grazie al peso dei dollari americani. Quelli messi nero su bianco sarebbero tanti e per questo motivo non potranno lasciare indifferente Massimo Cellino, il quale è da tempo proiettato integralmente verso Leeds, dove si è fatto carico di una patata forse più bollente di quanto si aspettasse. Serve liquidità e serve al più presto perché le casse societarie languono e i debiti contratti dalle precedenti gestioni (circa 25 milioni al momento) devono essere saldati in tempi brevi, sia perché in terra d’Albione il ritardo non è esattamente un buon costume e sia perché Cellino, inizialmente respinto dalla FL, sa bene che non può permettersi passi falsi, specie nei mesi iniziali della sua nuova avventura. Insomma, anche lui, nonostante i taciti tatticismi, ha fretta di chiudere.
FLUORSID PIU’ FORTE?. Se gli americani cercano di mettere la freccia nella corsa all’acquisto del Cagliari, continua a restare in vantaggio l’altro competitor in gara: Tommaso Giulini della Fluorsid Group, che ha già mosso tutti i passi e resta in attesa. L’imprenditore milanese, che ha il merito di essere uscito allo scoperto, ha già incontrato Cellino in Inghilterra nei giorni scorsi e, nonostante superi di poco i 40 milioni (per società e sede di Viale la Playa), la sua offerta (“la migliore” ha fatto sapere) è ancora accreditata delle migliori chances tanto che lo stesso Giulini a mezzo stampa continua a ostentare sicurezza circa il buon esito della trattativa, declinando programmi e filosofia del lavoro. Il venditore parla di concretezza della proposta e di affidabilità dell’acquirente, dando a intendere di non vedere che il divario dalla proposta americana resta voraginoso, tanto che razionalmente non ci dovrebbe essere partita. Sfugge pertanto alla logica il senso di una competizione che, viste le cifre in ballo, non può certo paragonarsi a un’asta. E allora appigliamoci all’unica certezza che abbiamo, la sola che inevitabilmente contiene la risposta all’arcano: Cellino accetterà l’offerta per lui più vantaggiosa. Più semplice di quanto si creda, dunque.
Matteo Sechi