Cagliari, per Rastelli è tempo dei pensieri
“E’ Maya – scriveva Schopenhauer – il velo ingannatore, che avvolge il volto dei mortali e fa loro vedere un mondo del quale non può dirsi né che esista, né che non esista; perché rassomiglia al sogno, rassomiglia al riflesso del sole sulla sabbia, che il pellegrino da lontano scambia per acqua”. Ma perché citare il più “pessimista” tra i filosofi?
RISULTATO IMPORTANTE, PRESTAZIONE ANCHE - Facciamo un passo indietro, precisamente alla notte del 7 settembre, quando il Cagliari travolgeva con quattro reti il Crotone, dopo una partita poco brillante ma tremendamente fertile di gol. Chiunque, anche tra i tifosi più scettici, si è convinto del mantra ripetuto allo sfinimento da addetti a lavori e velatamente fatto intendere dalla società stessa: i rossoblù saranno l’”ammazza campionato”. Eppure qualcosa non girava ancora, la manovra era lenta e affidata alla ricerca infruttuosa di verticalizzazioni da parte di Di Gennaro, spesso risolte dall’abilità tecnica di giocatori di categoria superiore.
Niente di preoccupante, qualsiasi squadra che rivoluziona il proprio organico, come è stato per i rossoblù, ha bisogno di tempo per trovare la giusta amalgama. E le grandi squadre sono tali perché riescono a vincere pur giocando male. Una frase comune questa, ma spacciata come teoria scientifica dalla insovvertibile veridicità. Con la Ternana il copione non è cambiato: partita giocata male e risolta da una prodezza di Sau, salvo la beffa finale che costa un pareggio meritato dagli umbri. Rastelli, che fa il tecnico e non il filosofo, non accampa scuse e striglia i suoi, avvisando e ravvisando come per una squadra che ha il chiaro obbiettivo di vincere il campionato certi errori non siano ammessi. Passano le partite, il gioco continua a scarseggiare ma i punti arrivano a valanga: vetta della classifica e tanto buon umore.
Abbandoniamo dunque il cupo Ottocento tedesco di Schopenauer e spostiamoci nel rigoglioso rinascimento italiano, quando Macchiavelli pronunciava parole rimaste per sempre nell’immaginario comune della nostra cultura: “Per fas e nefas”, ovvero “Il fine giustifica i mezzi”. Perché sì, il Cagliari non gioca bene, ma i risultati arrivano. Maestri, o presunti tali, potranno obbiettare sostenendo che la prestazione è sempre primaria, ma in via Mameli certe frasi non le vuole sentire più nessuno.
A SINISTRA E’ DURA - La storia insegna tuttavia che gli estremi non sono mai la soluzione, e Rastelli lo sa, lo ribadisce ad ogni post-partita, quasi fosse un monito: “Abbiamo vinto, ma ancora siamo bloccati.” Qualcosa perseguita l’allenatore campano, sofferente nel vedere la sua giostra cigolare più del previsto. La difesa è ondivaga, alterna momenti di sicurezza a gravi amnesie, appare quasi confusa. L’attacco sembra dipendere dalle sfuriate dei singoli ed a centrocampo l’incertezza riguardo la scelta degli interni opposti a Dessena è evidente. Ci provano Deiola, Joao Pedro e Munari, ma a parte il brasiliano contro l’Avellino e il gol del sardo al Crotone, nessuno ha mai realmente convinto. Il giovane prodotto del vivaio vive la normale discontinuità di un ventenne al debutto in Serie B, Munari è ancora un’ incognita, Joao Pedro ha qualità ma difensivamente fa fatica, Tello e Barella sono ancora in naftalina.
Sommando l’incubo chiamato terzino sinistro – piccola parentesi Avelar a parte – che dura dall’abbandono di Agostini, la corsia mancina risulta essere il principale anello debole di questa squadra. Ci sono Barreca e Murru, ma già in due occasioni è toccato a Pisacane adattarsi. A Pescara, però, gli abruzzesi hanno banchettato contro il napoletano e il sangavinese. E’ comunque la fase difensiva in generale a creare non pochi grattacapi: in particolare, colpiscono i tanti errori di disimpegno, forse dovuti al troppo nervosismo causato dal peso del pronostico.
DIFESA DA BRIVIDI - Una spiegazione plausibile, quest’ultima, ma che non deve fungere da giustificazione. L’uscita a vuoto di Capuano, che ha favorito il gol di Lapadula, è un errore da scuola calcio, così come vedere Krajnc, classico mancino con poca confidenza con l’altro piede, giocare a destra va contro ogni logica tattica. Bene il solito Balzano, che però si è infortunato e potrebbe mancare per qualche settimana. A questo punto, Pisacane dovrebbe prendere il suo posto, lasciando un buco dall’altra parte, viste le convocazioni in Nazionale Under-21 di Barreca e Murru. A Novara, vista l’ormai assodata bocciatura di Murru, potrebbe essere il turno di Antonio Barreca. Ad un ragazzo del ’95 – che ha faticato nei primi tre mesi in Sardegna – la responsabilità di occupare un ruolo ormai al centro di una paranoica telenovela tra le fila rossoblù, un’opportunità ghiotta e non di poco conto.
E se il mercato estivo non fosse stato così perfetto? Bando ai catastrofismi, parlare di trattative incomplete alla settima giornata è sempre un ossimoro rischioso che espone chi lo fa a pesanti critiche. Eppure, come già detto, qualche meccanismo scricchiola. Non esistono delitti perfetti, figuriamoci il calciomercato, e la sessione di gennaio è detta di “riparazione” con precisione linguistica da non sottovalutare. Capozucca i suoi appunti li starà prendendo, noi qualche riflessione abbiamo comunque provato a farla. Un esempio classico sono i giocatori di difficile collocazione tattica, presenti in ogni squadra, tra cui il Cagliari, che con il suo numero 10 non fa eccezione. Joao Pedro è un trequartista o una mezz’ala? La spiccata indole offensiva induce ad immaginarlo dietro le punte, ma la sua scarsa velocità nello stretto lo porta a chiudersi spesso in una morsa difensiva appena riceve palla tra le linee. Come mezz’ala ha sempre fatto meglio, ma finché la squadra gira e si trova in una condizione di gioco favorevole, perché se c’è da difendere le lacune vengono a galla.
Per ora Rastelli non sembra avere le idee chiare, anche se l’ex Palermo è il titolare del ruolo, davanti a Deiola, Munari e Barella, considerando inamovibile Dessena dall’altra parte. Tema che si collega a doppio filo con la convivenza tra Joao Pedro (fresco di paternità, auguri!) e Diego Farias: il primo ha fornito la sua miglior prestazione contro l’Avellino, quando era in campo assieme all’amico connazionale.. Ed è proprio il discontinuo impiego di Farias una delle mosse poco convincenti di Rastelli. Perché all’”Adriatico” non l’abbiamo visto dall’inizio? Con la sua velocità può dare la sferzata decisiva alle partite, in particolare in trasferta, dove le occasioni di contropiede aumentano. “Volevo inserirlo in corso d’opera per cambiare l’incontro” è il commento del suo allenatore, ma se ha funzionato con la Virtus Entella così non è stato con il Pescara, quando è entrato ormai a partita già compromessa.
Il fortino dell’imbattibilità è crollato, e tornando a Schopenhauer, il quale credeva che solo la musica potesse spezzare il velo di Maya, qualche prima falla nel lavoro di Rastelli è emersa. Il calcio, si sa, è questione di dettagli, perché se Maresca si fosse accorto dell’intervento pulito di Di Gennaro forse oggi parleremo di un’altra partita. Non è obbiettivo di questa analisi creare inutili allarmismi o fare drammi, perché la vetta della classifica è ancora del Cagliari (seppur in coabitazione), così come rimangono le tante cose positive viste, e già analizzate, nelle precedenti giornate. E’ giusto però guardare anche l’altra faccia della medaglia e non esagerare con l’ottimismo. Il primo a non farlo è lo stesso Rastelli, a cui non si può rimproverare mancanza di schiettezza e coerenza. Con il Cesena l’occasione per rifarsi è ghiotta: servirà sfruttare tutte le qualità che fanno del Cagliari la super favorita, ma tra assenze e dubbi insinuatisi non sarà per nulla facile.
Oliviero Addis
Commenti