Tesseramenti e svincoli post retrocessione: perché la Torres faticherà ad aver ragione

Giuseppe Ferazzoli, al centro, con Manolo Patalano e Luca Dessena

Giuseppe Ferazzoli, al centro, con Manolo Patalano e Luca Dessena

La Torres attende ancora le motivazioni della Corte d’Appello Federale in riferimento alle sentenze di secondo grado che hanno visto essa e altre società perdere la categoria conquistata o confermata sul campo. Motivazioni che potrebbero arrivare da un momento all’altro (entro il 12 settembre), e che sono state poste come condizione fondamentale da parte del Collegio di Garanzia del CONI per esaminare il ricorso (dichiarato improponibile dall’organo di terzo grado nel processo sportivo) presentato dalla società sassarese. Il tutto mentre i campionati di Lega Pro (dove la Torres spera di poter giocare) e Serie D (dove è iscritta, con prima partita rinviata) sono cominciati e ogni verdetto rischia di assumere connotati meramente simbolici aggiungendo bizzarria al pallone italiano. Le motivazioni, infatti, sono fornite da un organo della FIGC, che in precedenza ha auspicato e avvallato indirettamente le sentenze, e il CONI dovrebbe andare contro la Federazione. Ce n’è abbastanza per perdere credibilità, ma adesso la Torres affronta gli strascichi di un agosto vissuto in ansia e culminato con la mazzata della retrocessione a tavolino.

Nel pomeriggio di martedì 8 settembre è arrivato un altro comunicato rabbioso da parte della S.E.F. Torres Calcio 1903, che lamenta il caos generale legato alle norme su svincolo e tesseramento dei calciatori in presenza di passaggio del club da una categoria professionistica a una dilettantistica. Rabbia anche per la mancata comunicazione (a oggi) del rinvio delle prime partite della Serie D, chiesto dalla Torres per poter procedere alla costruzione della squadra.

Nel riportarvi integralmente a pie’ pagina la nota stampa diffusa dalla Torres, al fine di potervi fare un’idea del pensiero del club senza filtri, proviamo a fare chiarezza sulla vicenda cercando di capire se le istanze portate avanti dalla Torres trovino in qualche modo fondamento.

Posto che l’articolo 117 delle NOIF (Norme Organizzative Interne della FIGC) non è assolutamente chiaro nella sua stesura, non si può non interpretare il problema in modo sistemico esulando dalla singola norma. Ecco allora che l’assunto è quello che il rapporto di lavoro professionistico si basa su due principi: il tesseramento (che concerne il legame del tesserato – dirigente, allenatore o giocatore -, con la FIGC per il rispetto delle regole) e il contratto (riguarda l’aspetto economico).

Come ricorda la stessa Torres, “la risoluzione del contratto con un calciatore professionista consegue di diritto alla retrocessione della società dal campionato Lega Pro a quello della Lega Nazionale Dilettanti”. Di conseguenza i contratti che legavano i calciatori (esclusi i “giovani di serie”, il cui vincolo non è legato ad un contratto) alla Torres decadono, ed essi possono accordarsi con altre società, essendo il contratto conditio sine qua non del vincolo professionistico.

Discorso diverso risulta essere quello inerente gli svincoli. La finestra apposita andava dall’1 al 15 luglio, ma è pur vero che in una situazione anomala come quella creata dal calcioscommesse esistano misure volte a permettere ai calciatori di trovare una nuova sistemazione. Pensiamo ai calciatori “anziani” della Torres (intanto Marchetti ha firmato col Martina Franca), che se si realizzassero gli auspici espressi nel comunicato sarebbero costretti a rimanere alla Torres (essendo il mercato chiuso) senza avere pattuito alcun accordo economico. La situazione avrebbe del paradossale. La Torres si lamenta del fatto che vengano tutelati i calciatori e non la società, al momento priva di una prima squadra. Normale – al netto del merito sulle sentenze -, essendo i calciatori, e non le società (intese a livello generale e non solo per quanto riguarda il caso Torres) le vittime della situazione, con i singoli individui che hanno il diritto di poter cercare una sistemazione in linea con le proprie ambizioni o offerte recapitate al loro tavolo.

In sintesi: per esserci un tesseramento e un vincolo professionistico deve esserci un contratto, che decade automaticamente con la retrocessione nei dilettanti. L’anomalia creatasi impone di tutelare i calciatori, tesserati come professionisti fino alla retrocessione ex officio del club con cui avevano stretto un accordo in condizioni diverse da quelle attuali. Ecco perché lo svincolo dei giocatori della Torres appare uno scenario altamente probabile, salvo ritorno sui propri passi da parte degli organi competenti. I calciatori che decidessero di rimanere alla Torres dovrebbero comunque firmare un nuovo accordo dilettantistico (il cosiddetto “contrattino”, volto ad ottenere un rimborso spese), che renderebbe non valido quello precedentemente in essere (nel caso di Luigi Scotto, per esempio, quello firmato a gennaio 2015 fino a giugno 2016). Rimangono vincolati (fino ai 25 anni) i cosiddetti “Giovani di valore”, quindi i nati dall’1 gennaio 1996 in avanti. Uno di questi è il forte centrocampista sassarese Alessandro Masala (’96), che resta nel patrimonio tecnico ed economico del club di via Coradduzza.

Questione a parte è quella relativa ai rinvii delle partite della Torres (almeno le prime 3-4 del campionato) per favorire la costruzione della squadra. Una decisione che sarebbe auspicabile, e che magari arriverà nelle prossime ore, al fine di dare dignità al club sassarese e all’intero torneo di Serie D 2015/2016, che sarebbe falsato in partenza.

Fabio Frongia

Di seguito il comunicato emesso dalla Torres:

La Torres nel tritacarne. Sentenza pesantissima, giocatori liberi di andarsene e nessun rinvio delle gare. Che altro?

Per chiunque abbia potuto seguire le vicende legate al processo “Dirty soccer” ormai è chiaro quanto la sentenza che ha condannato la Torres sia palesemente ingiusta. Una retrocessione per illecito sportivo (dunque per aver alterato il risultato di una gara) decisa sulla base di deduzioni e non di indagini o prove, che non ha altro fondamento giuridico se non andando a colpire i protagonisti in campo quel giorno di Pisa – Torres, cioè dei ragazzini di 16 e 17 anni a cui sarebbe stato chiesto (da chi?) di compiere un gesto ignobile.

Ad oggi (8 settembre) non ci sono le motivazioni, non c’è dunque la possibilità di accedere al terzo grado (Collegio Garanzia dello Sport del Coni) e a ciò si aggiungono i problemi derivanti da un “accanimento” burocratico-amministrativo che questa Società, finita in un tritacarne che non conosce sosta, non merita, come non lo meritano i suoi tifosi.

Problema numero 1- La Federazione Italiana Gioco Calcio, compiendo un errore gravissimo, ha svincolato d’ufficio i giocatori della Torres. L’articolo 117 comma 5 del Noif (che questa Società ha ricordato alla Federazione) dispone: “La risoluzione del contratto con un calciatore professionista consegue di diritto alla retrocessione della società dal campionato Lega Pro a quello della Nazionale Dilettanti ma non determina la decadenza del tesseramento che prosegue per la stessa Società con l’assunzione della qualifica di “non professionista”. Il calciatore già tesserato come “professionista” e quello già tesserato come “Giovane di serie”, al quale sia stato offerto dalla Società il primo contratto, possono tuttavia tesserarsi – stipulando apposito contratto – per altre società delle leghe professionistiche, nella stagione sportiva successiva a quella di retrocessione unicamente durante i periodi annualmente stabiliti per le cessioni di contratto”.

Ciò significa che i giocatori sarebbero, secondo normativa vigente, vincolati con questa Società.

Accade invece, e di ciò si parlerà oggi negli uffici Lega Pro di Firenze dove la Torres andrà a discutere della situazione, che al momento i giocatori non sono di fatto della Torres (in quanto ancora svincolati d’ufficio) e allo stesso tempo non possono accasarsi altrove (in quanto vincolati come da art. 117 del Noif).

Da quello che si è potuto capire in maniera ufficiosa, la Lega Pro, per venire incontro ai giocatori e non certo della Società, avrebbe intenzione di aprire una finestra di mercato per dare la possibilità ai giocatori di accasarsi altrove. In questo caso la Società potrebbe perdere il suo patrimonio sportivo, dovrebbe ricostruire la squadra in base alla disponibilità dei giocatori, si troverebbe nella situazione di ripartire da zero, e tutto a campionati già iniziati.

Problema numero 2 – Nonostante il rinnovo della richiesta presso gli uffici della Lega Nazionale Dilettanti ad oggi non è stato concesso il rinvio delle gare della Torres nel campionato di serie D (le tre successive alla prima Torres- Olbia), con il pericolo concreto che la Torres debba scendere in campo senza che si sia dato seguito al terzo grado di giudizio (a cui si ha diritto), senza aver alcuna certezza sullo stato dei giocatori e su quella che sarà la squadra che, eventualmente, dovrà disputare la serie D.

A esplicita richiesta: “Con quale squadra dovremmo scendere in campo?” la risposta è stata: “Avete una squadra Berretti, giocate con quella”.

Problema numero 3- La Società è pienamente convinta di aver subito un torto che non ha precedenti, di essere stata vittima di una condanna esemplare tutt’altro che supportata da elementi certi è su questa convinzione che ha basato una battaglia di giustizia che ad oggi continua a combattere in perfetta solitudine.

La solidarietà, dimostrata con le manifestazioni di piazza, non basta più, serve un supporto concreto delle istituzioni locali e regionali affinchè quello che sta accadendo non ricada unicamente sulle spalle di questa Società.

Nelle prossime ore comunicheremo le eventuali decisioni (da parte degli organismi competenti) su molti punti indispensabili per garantire la gestione corretta, presente e futura della Torres.

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