Cagliari, silenzio e raccoglimento: strategie a monte e isterismo fuori luogo, ci si crede ancora?
La giornata del Cagliari è stata segnata da una notizia che solo indirettamente riguarda i rossoblù, ovvero quella dell’approdo dell’ex (amato e non dimenticato) Edoardo “Edy” Reja sulla panchina dell’Atalanta. Gli orobici, in questo momento, sembrano l’unica squadra “in grado” di essere raggiunta dai derelitti sardi, evitando così la retrocessione, e il triangolo Atalanta-Reja-Cagliari si compone attorno alle componenti della lotta salvezza, dell’amarcord e del rimpianto. Quello, manifestato da parte della tifoseria, di non aver chiamato l’allenatore goriziano al capezzale del Cagliari, che si appresta ad affrontare la proibitiva (ma quale non lo sarebbe?) trasferta genovese.
CI SI CREDE ANCORA? - Nel pianeta Cagliari, intanto, tutto (più o meno) tace, ed è un silenzio che sa tanto di rassegnazione, sicuramente sintomo di un raccoglimento dal quale si spera di ottenere qualcosa, leggasi: miracolosa spinta verso l’alto. Avanti con Zola, questa la decisione post-Hellas Verona, non troppo convintamente e forse anche per cause di forza maggiore. Due allenatori a libro paga sono già tanti, le alternative non abbondanti e le idee confuse, sotto molti punti di vista. Tutti in gruppo (augurandosi possa esserci anche Sau), con il morale sotto i tacchi ma l’orgoglio da salvare.
COTTURA LENTA - La società, già da qualche settimana, aveva palesato il calo di sicurezza, inevitabile alla luce dei risultati disastrosi. Se a Natale (quando si optò per Zola al posto di Zeman) non c’era ancora grande consapevolezza di essere nei guai – pervenendo per questo a una scelta “frizzante” come quella di ‘Magic Box’ – con il passare delle settimane, la chiusura del calciomercato (agognato quanto ricco e sconfessato dal campo), le sconfitte in serie, ecco che da Giulini in giù l’incubo si è concretizzato. E adesso? Tutti nella stessa barca, appesantita da dubbi e critiche a 360 gradi, piena di auspici fragili, senza un responso sorridente dal prato verde.
CAPITOLO ALLENATORI - Si è deciso di dare ancora fiducia all’allenatore di Oliena: anche se la sua gestione lascia molto perplessi, non ci si è mai rivolti ad altri allenatori, checché ne dicano gli spifferi privi di fondamento, buoni solo per mettere zizzania. Non esistono ultimatum per Zola, ma è chiaro che un altro ko a Marassi aggiungerebbe benzina. Non si è mai pensato a Zeman, con il quale sarebbe impensabile ricucire visto il divorzio natalizio e le scelte successive, così per il momento in viale la Playa non si prendono in esame alternative. Era lecito attendersi un nuovo avvicendamento dopo l’ultimo ko, ci può stare che avvenga in caso di scivolone contro la Sampdoria, ma non è detto, anzi.
TORNA PISANO? - Ma quale Cagliari affronterà la squadra di Sinisa Mihajlovc? Difficile dirlo, ci si prepara al nuovo tourbillon, ma con le spalle al muro e una montagna di esperimenti falliti ci si trova davanti ad un dilemma: tabula rasa, idee nuove in barba a logiche stantie, oppure avanti dritti sulla strada senatoriale? Solo Zola e i muri di Asseminello potrebbero rispondere, ma attenzione al clamoroso ritorno in pista di Francesco Pisano, letteralmente accantonato fino a due giorni fa per via di quel contratto non rinnovato dopo la proposta al ribasso fatta dal Cagliari. Il ventinovenne selargino non è certo panacea ad alcunché, ma questo è ciò che trapela. Con lui, squalificato Conti (Crisetig sarà finalmente il regista), potrebbero essere pochi i componenti dello zoccolo duro a stare fuori. Rossettini, Cossu, Avelar, Ekdal, Sau (se recupererà) prenotano una maglia, con Murru che confida di avere ancora la meglio sul dirimpettaio brasiliano.
TUTTO DA RIPENSARE - La retrocessione in Serie B, mai così vicina, sarebbe un danno economico non da poco, ma è anche vero che farebbe parte del gioco. Le parole pesanti, gli insulti, le considerazioni inneggianti al fantomatico e populistico “rispetto per i tifosi”, i clamorosi e sciocchi paragoni tra Giulini e faccendieri vari stridono con un approccio maturo al calcio in senso lato. Piaccia o no, il fallimento sportivo è da mettere in conto, anche per una squadra come il Cagliari, che è incorsa nella stagione negativa, sbagliando di tutto e di più (a tutti i livelli), pur non lesinando investimenti in prospettiva e operazioni di mercato. E allora? Di certo i discorsi inerenti M’Poku, Husbauer (in prestito fino al 31 dicembre 2015) e le mosse strategiche su Donsah rischiano di andare a carte quarantotto, così come si sta rischiando di perdere altro tempo per incapacità di prendere decisioni e focalizzare i problemi.
Al Cagliari morente servono pragmatismo, chiarezza e mosse mirate, senza guardare in faccia a nessuno in nome della gratitudine o della paura. Perché da perdere c’è davvero poco.
Fabio Frongia
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