Dinamo Sassari di nuovo in panne, in Coppa Italia caccia al risultato per tirare ancora avanti

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Shane Lawal e Jerome Dyson davanti alla panchina della Dinamo Sassari (foto: SardegnaSport.com)

Aggressività, durezza mentale, necessità di fare canestro. Sono questi gli ingredienti che continuamente vengono citati dal coach della Dinamo Sassari, Meo Sacchetti, come mancanti totalmente o in parte per fare della formazione biancoblù una realtà competitiva ai massimi livelli. Componenti assenti, secondo il coach, anche nella serata di mercoledì, quando il Banvit ha banchettato allegramente al Pala Serradimigni prendendosi il pass per proseguire il cammino in Eurocup, con tanti saluti alla Dinamo, chiamata a fare un passo indietro rispetto all’avventura della passata stagione. Quello di 24 ore fa è stato l’ennesimo capitolo buio dell’annata biancoblù, da salvare con una buona (e magari fortunata) campagna in Coppa Italia (20-22 febbraio a Desio) e un finale di campionato che porti al miglior piazzamento possibile playoff per evitare accoppiamenti eccessivamente ostici nei quarti di finale.

 

 

La Dinamo Sassari di oggi è una realtà priva di identità, andata avanti tra accelerate – sprint di inizio stagione e filotto post-crisi a cavallo tra vecchio e nuovo anno – e brusche frenate, divenute però sempre più frequenti. In Eurolega aveva retto l’alibi dell’esordio nell’Olimpo del basket europeo, in Eurocup sono venuti in soccorso viaggi scomodi e qualche infortunio, mentre sulle montagne russe della Serie A Beko ci si è inerpicati a suon di blackout mentali, interruttori da cercare (cit. presidente Stefano Sardara), sfuriate più o meno celate e rapporti interni non idilliaci. Il tutto condito dalle scelte societarie, quelle che hanno portato all’addio a tre lunghi in pochi mesi senza colpo ferire (né spiegazioni), sfiorando altri “tagli” poi abortiti per cause di forza maggiore.

Si è parlato molto di aspetti mentali, quasi mai di tattica e impalcatura di gioco. Avevamo provato a farlo a dicembre, sottolineando come l’improvvisazione regni sovrana in una squadra che tale non è e non è mai stata, forse mai lo sarà, a meno di miracoli nella fase discendente della stagione. Tra meno di 10 giorni si vivrà un altro momento topico nei quarti di finale di Coppa Italia, contro quella Vanoli Cremona già battuta nettamente nell’ultima gara d’andata a Sassari. Sperando che quello contro i ragazzi di Pancotto (out l’ex Marco Cusin, è arrivato per un mese Ed Daniel) non sia l’unico appuntamento del weekend brianzolo.

 

 

Aggrappati alla Coppa: si potrebbe sintetizzare così il presente di una Dinamo che dal “flash moment” attende la spinta, proprio come un anno fa. Il 7 febbraio 2014 arrivava al Forum di Assago da vittima sacrificale, finì per sbancare tutto e portarsi a casa il trofeo due giorni dopo. Era una squadra totalmente diversa, con due Diener in più, e forse proprio loro, gli indimenticati cugini, sono la differenza più grande, giocatori capaci di mettere sale a quel run & gun che senza alchimie tattiche, offensive e difensive, ha perso di efficacia.

Il bis nella manifestazione darebbe giubilo a società, tecnici e giocatori, rendendo le prime due componenti inattaccabili per un bel po’, più di quanto non lo siano già. Una finale o una semifinale persa con onore permetterebbero di conservare ottimismo per tirare avanti il più possibile. Manca poco a quell’appuntamento che la Dinamo affronterà con ogni probabilità con un Kenny Kadji in più. E’ attesa l’ufficializzazione del camerunense (“cotonou” come Lawal) dell’Aries Trikala, 26 anni e 211 centimetri di altezza, che in Grecia viaggia a una media di 11.6 punti e 5.4 rimbalzi. Dopo l’Università, il suo curriculum ha visto la militanza nel New Yorker Phantoms Braunschweig (Germania), Rio Grande Valley Vipers, la Summer League con i Milwaukee Bucks e quindi l’approdo nella formazione ellenica.

Fabio Frongia

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