Anadolu Efes-Dinamo Sassari, le pagelle – Dyson, tira fuori il carattere. Lawal lotta, Chessa un esempio

Jerome Dyson (foto Eleonora Secchi – Sardegnasport)
Che tra la Dinamo Sassari e l’Anadolu Efes ci sia un abisso – tecnico e di budget – è fuor di discussione. Tuttavia, ci sono vari modi di perdere una partita, e se a Madrid i biancoblù avevano ceduto ai più forti rivali lasciando tutto sommato una buona impressione, oggi a Istanbul la squadra di Meo Sacchetti ha mollato troppo presto, scatenando persino le ire del presidente Sardara. La sconfitta, che di fatto estromette in maniera definitiva i biancoblù da ogni discorso qualificazione, lascia in eredità la patata bollente Dyson, sceso in campo con un atteggiamento preoccupante e “panchinato” presto dopo i tre falli commessi nel primo tempo. Positivi solo Lawal (protagonista di una doppia doppia) e Chessa, mentre Sanders è partito forte spegnendosi però alla distanza. Ma andiamo ad analizzare, nel dettaglio, le prestazioni dei biancoblù con le nostre consuete pagelle.
D. Logan 5 - E’ l’unico – assieme a Todic – a segnare da tre punti in una giornata disastrosa dall’arco per la Dinamo (6/29 totale). Mette la seconda (e ultima) allo scadere del primo tempo, regalando ai suoi l’illusione di potersela giocare nei restanti venti minuti. Il guidizio sulla sua prestazione non può non tener conto di un fatto: se i compagni sono esordienti nella competizione, lui non lo è affatto, ed è per questo che dovrebbe dare di più.
E. Sosa 5 – Quattro punti e altrettante palle perse. Una serata tutt’altro che da ricordare. Talvolta la sua intraprendenza spacca le partite, oggi invece si rivela soltanto frenetico e disordinato.
M. Formenti s.v. - Primo canestro in Eurolega, ma quando Sacchetti lo manda in campo nel finale di primo quarto commette una grave ingenuità regalando un gioco da tre punti a Bjelica.
R. Sanders 5,5 - All’inizio è uno dei pochi a mostrare il piglio giusto, e tiene in vita la Dinamo prendendosi delle grandi responsabilità nella metà campo offensiva. Alla lunga, però, finisce col forzare troppo (1/9 da tre) e sparisce dalla partita.
G. Devecchi s.v. - Non riesce a “girare” difensivamente la partita come era accaduto in altre occasioni. Sette minuti intensi, ma non è bastato.
S. Lawal 6,5 - Gli avversari sono durissimi, da Lasme a Bjelica, ma non si arrende di fronte alle difficoltà e riesce a sfornare un’altra prova tutto sommato positiva, fatta di 10 punti e ben 15 rimbalzi. Peccato solo per qualche passaggio a vuoto difensivo, ma rispetto a un mese fa la sua crescita è esponenziale.
M. Chessa 6 - Il suo atteggiamento ineccepibile viene premiato da coach Sacchetti con 8 minuti e mezzo sul parquet. Entra con lo spirito giusto, e si fa notare per una tripla, un recupero e un assist. Bravo.
J. Dyson 5 - Non venite a dirci che un giocatore col suo background è rimasto traumatizzato per quattro mugugni (peraltro nemmeno indirizzati a lui nello specifico). La realtà è che, all’interno di questa squadra, non ha ancora trovato il bandolo della matassa. Ha bisogno di (ri)trovare fiducia, partendo dalle cose semplici. Il suo valore non si discute, e allora tiri fuori il carattere lasciando da parte quel preoccupante muso lungo mostrato oggi.
J. Brooks 5 - Prova a metterci la consueta sostanza, ma contro il Dario Saric visto oggi, c’era ben poco da fare. Meglio voltare pagina e pensare al campionato.
M. Todic 5,5 - Arriva alla doppia cifra con due triple a giochi fatti. Per lui vale il discorso già fatto per Brooks: contro i pari ruolo dell’Efes non ce n’è. Emblematica una finta con cui Saric lo fa secco per andare poi a siglare il gioco da tre punti.
B. Sacchetti e M. Vanuzzo n.e.
Coach M. Sacchetti 5,5 - Il divario tecnico tra le due formazioni è evidentissimo, per cui non gli si può imputare granchè se non l’ennesimo crollo quando la partita sfugge di mano. Nel finale, paradossalmente, è l’Efes a giocare con grinta, mentre i suoi sparacchiano senza costrutto e omettono la difesa. Un atteggiamento già visto a Kazan, che ha fatto arrabbiare non poco anche il presidente Sardara. Dovrà tornare a vestire i panni del padre-psicologo per cercare di recuperare quel patrimonio che porta il nome di Jerome Dyson. L’esperienza già maturata con Travis Diener gli servirà senz’altro: in bocca al lupo, Meo.
Roberto Rubiu
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