ESCLUSIVA – Marco Mancosu: “Al sud mi esalto, fosse stato per Marroccu sarei ancora a Cagliari. Chissà…”

Marco Mancosu con la maglia della Casertana

Marco Mancosu con la maglia della Casertana

Marco Mancosu è il classico ragazzo della porta accanto, cresciuto al campo con il pallone tra i piedi. Ha passato la vita nelle giovanili del Cagliari (dove approdò nel 2000, a 12 anni), fino a quando il destino lo ha fatto incontrare con Marco Giampaolo, tecnico dei rossoblù nella stagione 2006-2007. Marco si allena con la Primavera e i “grandi” della Prima Squadra li ha visti solo da lontano. Giampaolo, invece, lo ha osservato attentamente, e nonostante non lo abbia mai allenato lo fa esordire in Serie A da titolare nell’ultim0 match della stagione ad Ascoli.

“Un pomeriggio indimenticabile” – racconta Marco Mancosu – “Non mi ero mai allenato con loro ma il mister mi schiera da titolare in Serie A. Un sogno che si avvera”. Pochi minuti e i sogni realizzati sono due, con il giovane Mancosu che insacca di testa un cross da calcio d’angolo: “Segnare all’esordio in Serie A a 18 anni, un’emozione incredibile”.

Marco ha un grandissimo ricordo di mister Giampaolo, non solo per l’esordio ma sopratutto per il suo essere signore prima che allenatore. “Un tecnico incredibile. Un vero e proprio signore, soprattutto perché ha sempre messo i veri valori davanti ai risultati, un uomo tutto d’un pezzo. Ho legato subito con lui, anche a livello tattico. Ora non sta allenando, ma penso non possa stare fermo a lungo. E’ troppo bravo per non allenare”.

Marco Mancosu, con Idda (primo da sinistra), Pontiggia e Mancino (foto: www.casertafc.it)

Marco Mancosu, con Idda (primo da sinistra), Pontiggia e Mancino (foto: www.casertafc.it)

Da quel lontano 2007 Marco Mancosu è cresciuto ed è diventato uomo. Ha sposato la sua Valeria che presto lo renderà padre. La gioia mentre lo annuncia è palpabile: “Dovrebbe arrivare per fine febbrario”. Ora Markixeddu (nick per Twitter ma anche vezzeggiativo per molte persone che lo conoscono da sempre) gioca nella Casertana, in Lega Pro, insieme agli altri due sardi Riccardo Idda e Davide Carrus: “Giocare con altri due sardi è il massimo – dice – ti aiuta ad integrarti al meglio. Sono felicissimo. Io e mia moglie ci troviamo alla grande a Caserta. Ambiente fantastico, grande gruppo. La squadra gira e siamo a 2 punti dalla prima. Nessuno se lo aspettava, c’è tanto entusiasmo. Non ci poniamo limiti e viviamo alla giornata”. Un triennale firmato in estate con l’obiettivo di migliorarsi ancora: “Ogni giorno vado ad allenarmi per migliorare. Non si smette mai di imparare. Penso in questi anni di essere cresciuto parecchio, ma sono un ragazzo ambizioso”.

Dall’esordio col Cagliari alle esperienze a Rimini ed Empoli: “Ero molto giovane e quando non giochi non è il massimo. Empoli era una piazza molto tranquilla, ideale. Ho giocato poco ma anche star fuori ti fa crescere. Anche queste esperienze mi son servite”.

Poi l’esperienza di due stagioni a Siracusa, intervallate dal ritorno al Cagliari: “Siracusa è nel mio cuore e lo sarà per sempre. E’ stata la piazza che mi ha restituito al calcio, che mi ha ridato le motivazioni vere, che mi ha fatto tornare calciatore a tutti gli effetti. Abbiamo vinto anche un campionato. Dopo il primo anno son tornato al Cagliari, ma poi ho deciso di andare via. Non c’era posto per me in rossoblù. Ero giovane e avevo voglia e bisogno di giocare. Davanti a me c’erano mostri sacri e in allenamento mi rendevo conto che non avrei mai potuto togliere il posto a giocatori importanti come Biondini, Lazzari, Conti, Cossu. Marroccu mi chiese di rimanere, dicendomi che prima o poi avrei avuto un’occasione, ma io volevo giocare ed essere protagonista. Ero ambizioso e mi spaventava l’idea di fare una stagione con poche presenze. Quando sei giovane hai bisogno di giocare. Così ho deciso di tornare a Siracusa e non me ne son pentito”.

Qui Mancosu trova Guido Ugolotti, forse l’allenatore che lo ha fatto maturare definitivamente e lo ha valorizzato di più: “Gli devo tanto. Mi ha trovato il ruolo giusto, quello dove tuttora gioco (un po’ à la Nedved, esterno-trequartista con licenza di puntare la porta ndr). Mi ha valorizzato, ha creduto in me e mi ha fatto migliorare tanto. Lo ringrazierò sempre”.

Ora protagonista in Lega Pro, Marco, secondo della triade di calciatori più famosa dell’Isola, serba sempre un occhio ai fratelli calciatori: Matteo attaccante del Trapani e capocannoniere in carica della Serie B e Marcello, di proprietà del Trapani ma in prestito al Gubbio.“Li seguo sempre entrambi. Matteo sta dimostrando quanto vale e si sta confermando un grande attaccante. Ammetto che ho sperato di vederlo in A. Ero curioso di vederlo mettersi alla prova in un campionato così difficile. Son però contento del rinnovo a Trapani, una piazza importante che ho la sempre coccolato. Son convinto che arriverà per lui la grande occasione e non se la farà sfuggire. Marcello invece è al Gubbio e qui ha la possibilità di fare un campionato da protagonista. Non ho paura a dire che è il più bravo dei tre. Ha più tecnica di me e Matteo e una voglia di arrivare che gli farà fare strada. Ha un grande dribbling, speriamo continui così”.

E’ un piacere sentirlo parlare, lui che racconta di essere un ragazzo ambizioso e pieno di sogni: “I sogni sono fatti per essere realizzati. Io lavoro per migliorarmi e sono molto ambizioso. Aspetto e spero che arrivi una grande occasione per me. Lavoro ogni giorno per questo, mi alleno tanto e non smetto mai di crederci. Penso di poter avere un’altra occasione nelle categorie superiori”.

Marco Mancosu, qui con la maglia del Cagliari

Marco Mancosu, qui con la maglia del Cagliari

La domanda sul Cagliari, arriva spontanea e Marco non nasconde un po’ di emozione: “Mi vengono i brividi solo a pensarci. Se chiamasse il Cagliari cosa dovrei rispondere? Per noi sardi giocare con quella maglia è la cosa più bella, non l’ho mai negato. Sarebbe un sogno e lavoro anche per questo. Ci spero e ci ho sempre sperato. Penso che per un calciatore il periodo migliore sia dai 26 ai 32 anni. Io ne ho 26, inizia il periodo più importante. Giocare col Cagliari, da protagonista, sarebbe stupendo”.

Magari con Zdenek Zeman, ritrovando Marroccu che lo ha coccolato quando era in Sardegna: “Son felicissimo di rivedere Francesco in rossoblù. E’ una cosa speciale avere un ds sardo al Cagliari. E poi Zeman, un allenatore speciale. Uno che valorizza i talenti e non i nomi, uno che non scende a compromessi e che porta avanti sempre e comunque le sue idee. Ha grande personalità altrimenti non vai a San Siro e rifili quattro gol all’Inter. Sicuramente il Cagliari soffrirà quest’anno, ma con la consapevolezza di avere un bel progetto che farà divertire e sognare i tifosi.”

Marco ci sta per salutare e tornare a casa. Prima però gli ricordiamo di una sua conferenza a Benevento dove rispondeva, arrabbiato, alle critiche dei tifosi: “Fu un episodio, finì subito tutto. Ho sempre giocato al Sud, è il vero calcio. Non ci sono campi facili, sei sempre sulle spine e non puoi mai abbassare la guardia e la concentrazione. Mi trovo a mio agio in questi contesti”.

Marco ne ha fatta di strada da quel gol all’Ascoli e dal suo esordio in serie A. Un traguardo sognato sin da bambino. Ora gioca a Caserta con il sogno Cagliari nel cuore e un piccolo pargolo in arrivo. Buona fortuna Markixeddu. Per tutto. Manca solo il ritorno in rossoblù per chiudere il cerchio. “I sogni son fatti per essere realizzati”. Parola di Marco Mancosu.

Giampaolo Gaias

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