Torres – Tre scoperte nella delusione, una domanda nell’indecisione: chi sei veramente?
Difficile da decifrare questa prima parte del campionato di Lega Pro, dalla stagione in corso nella versione “unificata”. Difficile perché la classifica non sembra rispettare i valori pronosticati alla vigilia: delle cosiddette big, solo il Como staziona nelle prime posizioni, altre come Novara e FeralpiSalò non riescono a decollare verso l’alta classifica, altre ancora, vedi Cremonese e lo stesso Mantova - apparsa ieri squadra motivata, ben messa in campo e con parecchie individualità di spicco, ma verrà penalizzata di 3 punti – sono in piena zona play-out.
Campionato di difficile lettura anche quello della Torres, ora settima e distante ben sette punti dal quintultimo posto (occupato, a oggi, dallo stesso Mantova), ma, proprio perché il saldo è decisamente positivo, è giusto affrontare le criticità che la partita di ieri ha evidenziato.
Partiamo dagli aspetti positivi, che, classifica in primis, non mancano: il risultato di ieri è stato giusto, giustissimo, ma fa molto molto male perdere al quarto minuto di recupero con un gol viziato da un fallo su Aya e, forse, da una posizione di fuorigioco al momento del tap-in di Caridi; la delusione matura più per come è maturato il pareggio dei lombardi, che per il risultato in sé. Ieri la Torres ha mostrato finalmente di avere un portiere: Testa è stato il migliore in campo, almeno 3 interventi determinanti, una calma che gli ha consentito di sbrogliare un paio di situazioni che potevano diventare imbarazzanti e una sicurezza che sicuramente tornerà utile nelle prossime giornate; ha scoperto in Ramzi Aya un potenziale titolare. Il giocatore romano, di scuola Fiorentina, ha mostrato grandi doti di colpitore di testa e di anticipo, risultando alla fine uno dei migliori in assoluto; infine la prova di Pietro Balistreri: due possibilità di colpire a rete, ha segnato un gol e colpito un palo. Segno che, trovata finalmente una condizione accettabile, il centravanti siciliano sta diventando imprescindibile nello scacchiere di Costantino.
Come spesso capita, gli spunti per l’analisi vengono dalle dichiarazioni in sala-stampa. Non è vero, come ha detto Ivan Juric che il suo Mantova ha dominato per 95 minuti e che si è vista una sola squadra in campo, ma è vero che il Mantova, forte di alcune individualità di grande spessore tecnico e tattico – come i due terzini Scalise (reduce del trionfale campionato vinto con la Salernitana) e il giovane di Trinidad Allan Blaze, il regista Paro e il vecchio volpone Caridi – ha messo spesso in difficoltà la Torres sulle fasce, specie sulla destra, dove Ligorio (complice la scarsa attitudine difensiva di Baraye) veniva continuamente infilato da Scalise e Zanetti. Nella zona centrale l’ex enfant prodige juventino Matteo Paro (visione di gioco straordinaria la sua) ha letteralmente spadroneggiato, specie nel primo tempo.
La Torres ha preso le misure degli avversari nel secondo tempo, anche grazie al calo virgiliano, costruendo un paio di occasioni da gol (il palo in comproprietà fra Balistreri e Marchetti e un bel tiro di Maiorino), ma sul finale hanno nuovamente sofferto l’assalto degli uomini di Juric. Preludio del gol una discesa di Lonzi che ha potuto percorrere sessanta metri indisturbato entrando quasi in area, e un fuorigioco mal applicato che Said, ipnotizzato da Testa, non ha sfruttato, ciabattando sul portiere. Sul gol si è già detto, forse mantenendo alta la concentrazione si sarebbe potuto evitare, ma tant’è, va bene così.
Infine la prova di Yves Baraye. Male, molto male a sinistra, dove, oltre a essere sempre fuori dal gioco, non riusciva a seguire Scalise; meglio a destra, ma ancora non determinante: pochi gli spunti degni di un giocatore che sarebbe dovuto essere uno dei “colpi” del mercato estivo. Il giocatore non gradisce la collocazione tattica? E’ un problema caratteriale o di inserimento nel gruppo? O semplicemente, di tratta di un giocatore giovane che deve ancora maturare e che ancora non è pronto per fare il titolare?
Alla fine il direttore Nucifora in sala stampa fornisce la giusta cornice all’analisi della partita: “La squadra forte è quella che vince giocando male, la squadra debole perde anche giocando bene”. Insomma, che squadra è la Torres? Le prossime due trasferte, Bassano del Grappa e Pavia, daranno la giusta misura a quelle che potranno essere ambizioni e aspettative in questo campionato bello e difficile.
Gianluca Dessì