Andrea Cossu, la fenice del Cagliari è un esempio per tutti

Andrea Cossu (FOTO: CLAUDIO SECHI / SARDEGNA SPORT)
Sapersi reinventare a 34 anni non è facile, ma Andrea Cossu è sempre stato allergico alle cose semplici. Nato a Cagliari e cresciuto calcisticamente nella Johannes, ha trovato con la maglia dell’Olbia, in C2, la sua prima occasione nel calcio che conta. Le sue prestazioni incantano il Verona, che decide di acquistarlo per rinforzare la propria formazione Primavera. Da qui un lungo girovagare in prestito (due stagioni al Lumezzane e una alla Torres) fino alla chance da titolare in Serie B col Verona dei grandi, stagione post-retrocessione 2002-2003. Qui tre campionati con 91 gettoni di presenza e 7 gol. Le sue prestazioni colpiscono il presidente Cellino, che decide di portarlo a Cagliari, ma dopo una sola stagione torna al Verona, un po’ a sorpresa, nell’ultimo giorno di mercato. A Verona riparte da titolare, ma è solo un fuoco di paglia che lo porta a finire ai margini della squadra finita nel frattempo in serie C.
Ormai ammuffito in tribuna con i gialloblù, Cellino decide di richiamarlo e scommettere su di lui, che a gennaio 2008 torna in Sardegna a fari spenti e in un gruppo che pare destinato a sprofondare in Serie B. In panchina c’è Ballardini, la squadra è in fondo alla classifica, ma grazie all’arrivo del sardo, di Storari e Jeda, e alle invenzioni tattiche del tecnico romagnolo (tra cui Cossu trequartista centrale), il Cagliari trova nuova linfa e si salva con un turno d’anticipo. La matematica arriverà proprio grazie a un gol di Cossu e uno di Acquafresca contro l’Udinese al Friuli. Ballardini lo trasforma da esterno d’attacco a trequartista, rilanciando la carriera di Cossu e proiettandolo fino alla Nazionale di Lippi, dove Andrea sfiora la convocazione per i Mondiali di Sudafrica 2010.
Cossu torna alla ribalta, rivelandosi uno dei migliori assist-man del campionato italiano, ma gli anni passano anche per lui e le prestazioni iniziano a calare di qualità e costanza. A fine 2013 il suo rapporto con il presidente Cellino scricchiola e l’addio del numero 7 sardo è scontato. Poi la cessione della società al presidente Giulini e il ritorno di Marroccu portano il Cagliari a voler ripartire da uno dei suoi pilastri, ed ecco arrivare il rinnovo annuale. Sulla panchina sarda siede Zeman, uno che il trequartista non lo ha mai contemplato. Ed ecco Andrea reinventarsi, 6 anni dopo l’ultima volta, come esterno d’attacco: “E’ difficile far capire a Cossu che deve puntare la porta, lui non ha mai giocato per far gol” lo pungola Zeman. Ma lui a 34 anni suonati corre come un ragazzino, durante la preparazione è sempre in testa a tirare il gruppo e in partita è sempre uno dei più generosi.
Arrivano 2 gol contro Atalanta e Torino (che non servono a evitare la sconfitta), ma la prestazione da incorniciare è quella di domenica a San Siro. Cossu gioca titolare nel tridente di Zeman, con la fascia da capitano al braccio vista l’assenza di Conti. Tagli profondi, verticalizzazioni, recuperi difensivi e coperture, una partita pressoché perfetta. Il Cagliari trionfa per 4-1 alla Scala del Calcio annichilendo l’Inter con Cossu tra i migliori in campo. Un messaggio per tutti quelli che lo davano bollito tanti anni fa a Verona e qualche mese fa anche a Cagliari. Sabato ci sarà Verona-Cagliari, un derby del cuore per l’attaccante sardo. Un ritorno al passato e una rivincita per dire a tutti che Cossu è rinato, ancora una volta. L’ennesima.
Giampaolo Gaias