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Paolo Citrini e Meo Sacchetti a colloquio
Col campionato di Serie A che ha osservato un turno di riposo per fare spazio all’All Star Game di Ancona, abbiamo “approfittato” della disponibilità di coach Paolo Citrini per farci raccontare i “dietro le quinte” dello staff tecnico Dinamo: questa settimana niente tecnica o tattica, ma solo le vostre curiosità su Meo Sacchetti e i suoi assistenti. Buona lettura!
Come ti trovi a Sassari rispetto alle altre città in cui sei stato? (Vincenzo Iannuzzi)
Mi sono sempre trovato bene ovunque, non ho un bel ricordo di Napoli, molto bello delle Marche, ma penso che la Sardegna come qualità della vita e come ambiente abbia una marcia in piu’.
Coach Sacchetti come gestisce il rapporto con suo figlio dentro lo spogliatoio? E’ vero che con lui è sempre un po’ più duro? (Fabio Murru)
E’ vero! Ridiamo sempre, perchè non gli perdona niente ed è sicuramente più duro con lui. Io gli rompo le scatole per farlo giocare, così troviamo il giusto mix per gestirlo al meglio!
Ci sono degli aneddoti sul coach che non conosciamo e che vorresti raccontarci? (Alessandro Matteu)
Ce ne sarebbero tantissimi, un giorno scriveremo un libro, Meo ha bisogno di avere la “miccia” di accendersi e di trovare lo stimolo per fare una cosa, quando sarà pronto lo scriveremo insieme. Posso già dirvi il titolo: il capitano dell’anima. Penso che racchiuda perfettamente la sua persona.
Quanto spazio decisionale dà ai suoi assistenti coach Sacchetti? Vi capita di tanto in tanto di vedere le cose in maniera diversa? Chi prende l’ultima decisione in questo caso? (Davide Visioli)
Meo è una persona che dà spazio ai suoi assistenti, che si fida moltissimo e che ascolta sempre le nostre idee soprattutto quando sono diverse. Chi prende l’ultima decisione? Ovviamente il coach ci mancherebbe, è lui il capo sempre.
In che modo vi siete conosciuti e avete iniziato a lavorare assieme? (Alessandro Frongia)
Io ho studiato per fare il giornalista sportivo e parallelamente per diventare coach professionista. Era appena arrivato a Castelletto, aveva battuto la prima in classifica Padova, non era una persona che amava particolarmente i giornalisti, ma tra noi ci fu subito feeling e quando mi venne a vedere a Oleggio che facevo il capo allenatore a Domodossola (durò un tempo e gli bastò…) capì che potevamo veramente lavorare insieme.
Pensi che accompagnerai Sacchetti fino al 2018 o magari proverai prima l’avventura da head coach? (Roberto Melis)
Vivo giorno per giorno ma non cambierei mai questa società, questo posto e questa persona per niente altro al mondo in questo momento. Sono ambizioso, mi piacerebbe, ma oggi non c’è paragone, ho firmato a occhi chiusi: vivere bene lavorare bene ed avere queste persone che ti circondano vale piu’ di ogni altra cosa.
Come è il coach fuori dal campo? Si lascia andare un po’ di più rispetto a come lo vediamo noi durante e dopo le partite? (Cristiano Murgia)
Qui sfondate una porta aperta! Da fuori sembra burbero, difficile, particolare, invece è una persona bellissima fuori dal campo: sensibile, scherzoso, pieno di entusiasmo, ti trasmette una serenità pazzesca, quando lo conosci veramente difficile staccarsi.
Se proprio dovessi trovare un difetto a coach Sacchetti, quale diresti? (Federico Puggioni)
E’ troppo onesto e vero. E nel mondo di oggi può fare stare anche molto male…