
Carlo Ferrario, attaccante della Torres
Cinque battaglie alla fine, ma “la Torres deve temere solo sé stessa, nessun altro”. Ne è convinto Carlo Emanuele Ferrario, tra gli ultimi arrivati in casa rossoblù e ancora senza gol da quando, a gennaio, ha raggiunto la Sardegna per partecipare alla cavalcata verso la permanenza in Lega Pro. Alle spalle un pareggio agrodolce contro la Virtus Verona, alle porte l’insidiosa sfida contro la Pergolettese. “Sappiamo che andremo ad affrontare una squadra di buon livello ma con tanti problemi, noi però dobbiamo vincere, la salvezza adesso è nelle nostre mani e, pur rispettando gli avversari, dovremo avere grande sicurezza nei nostri mezzi e portare a casa altri tre punti che in casa sono d’obbligo”.
Cari, nella pancia del “Sandrini” di Legnago, aveva dichiarato soddisfatto che d’ora in avanti il campionato è nelle mani della Torres. “Sono d’accordo col mister, vedo il bicchiere mezzo pieno, perché siamo usciti indenni da un campo davvero ostico. Sappiamo che vincendo ogni gara non ci saranno discorsi, saremmo salvi. Stiamo lavorando per questo e credo che la Torres abbia ben poco da temere se metterà in campo le qualità e il carisma che ha dimostrato di avere da gennaio in avanti”.
All’orizzonte c’è una Torres con due punte vere, Bonvissuto-Infantino, e Ferrario pronto ad entrare. Come a Verona, dove l’ex Bra aveva dato verve ad inizio ripresa. “Penso che con entrambi gli schieramenti abbiamo fatto vedere ottime cose, le partite non sono mai uguali l’una all’altra e il mister prova a trovare le chiavi giuste di volta in volta, anche in base all’avversario. Domenica la Virtus Verona si difendeva con tanti uomini e gli spazi erano pochi, dal canto mio penso a lavorare e farmi trovare pronto, in altre occasioni ho giocato qualche metro più indietro rispetto alla prima punta, non ho problemi”.
Ferrario si aspettava qualcosa in più dall’avventura sassarese? “Mi sto trovando benissimo, se oggi mi dicessero di rimanere anche l’anno prossimo firmerei senza pensarci due volte. E’ un gruppo fantastico in campo e fuori, con ragazzi di livello tecnico e umano altissimi; sono più portato a pensare alla squadra che a me stesso, sono contento di quello che sto facendo e spero di riuscire a dare alla Torres il mio mattoncino per la salvezza”.
Il vivaio a Milanello, due stagioni (2009-2010) a Prato e Monza in doppia cifra, poi la flessione. “Non ho rimpianti, con i se e con i ma si va poco lontano, e credo di avere, a parte la disastrosa avventura a Bra, sbagliato davvero poco nel mio percorso. E’ normale che un attaccante possa avere stagioni in cui la butta sempre dentro e altre più difficili, ma sono giovane (classe 1986) e convinto di poter arrivare più in alto della Serie C2″.
Dopo la Pergolettese il Monza, la trasferta al “Brianteo” potrebbe essere la definitiva prova di maturità, con tanto di diploma in caso di successo? “La squadra che temo di più è la Torres. Dobbiamo guardare in casa nostra, siamo forti e lo sappiamo. Penso che giocando come fatto nel 2014 non ci dovremmo preoccupare. Sarà fondamentale vincere in casa senza fare tabelle, certo il Monza è una delle più forti, ma nel calcio nulla è scontato, nel bene e nel male”.
E chissà che qualche insegnamento made in Milanello non possa essere utile: “Sicuramente quando ti alleni al fianco di campionissimi apprendi qualcosa che nessun altra esperienza o consiglio possono darti”. Ma guardare indietro serve solo per ricordarsi come si fa. Che cosa? Semplice, salvare la Torres.
Fabio Frongia