Ecco come il Cagliari può sorprendere la Serie A
Tommaso Giulini lo ha ribadito a più riprese: Massimo Rastelli guiderà il Cagliari anche in Serie A. Tra chi storce il naso e chi difende la scelta della continuità, si inseriscono le analisi sul tema. Di sicuro c’è che la parte da recitare nella massima serie, per i rossoblù, sarà ben diversa da quella di corazzata intimata di vincere tutte le partite nella cadetteria. Paradossalmente (ma non troppo), i sardi – con mister campano, mentalità e ossatura odierne, come da rinnovi in atto -, potrebbero meglio sposarsi con quelle che sono le caratteristiche della Serie A.
Laddove sarebbe possibile proporre un calcio di rimessa, pronto a ribaltare il fronte rapidamente e volto a sfruttare gli spazi lasciati da avversari che, come invece accade ora, non si chiuderanno a riccio temendo la potenza dell’ undici isolano. In definitiva, un approccio in cui verrà meno la volontà (e necessità) di imporre il proprio gioco, lusso che nella stagione in corso i Rastelli’s boys non si sono potuti permettere. Se oggi il Cagliari è costretto a trovare nel suo carniere l’assolo per far saltare un banco affollato davanti alla porta avversaria, contro le grandi (o medio tali) del massimo campionato quei colpi dei talenti in rosa potrebbero arrivare in spazi più aperti e in un contesto diverso, simile ad un fianco aperto da giustiziare.
Ha già avuto modo, Rastelli, di confrontarsi coi più grandi? Nì. In Coppa Italia, competizione perlopiù snobbata negli anni precedenti, l’attuale capolista della Serie B ha trovato Sassuolo e Inter, formazioni in lotta per un posto in Europa. A San Siro e Reggio Emilia si è ammirata una squadra non costretta a recitare la parte del leone, non davanti ad un muro e quindi chiamata a trovare la gemma del suo solista. Risultato? Ottima vittoria sugli emiliani e una convincente prestazione coi nerazzurri fino a quell’infausto palo colpito da Pisacane, che grida vendetta e in qualche modo staccò la spina dei rossoblù, poi colpiti e affondati.
Non solo difesa e contropiede, però, furono messi sui prati emiliano e lombardo. Il Cagliari, certamente più libero mentalmente e senza nulla da perdere, giocò con personalità e idee, trascinato dal giovane Colombatto (è già pronto per la A?), mettendo alla frusta compagini più accreditate. Garra e sostanza furono proprie di un Cagliari che assaporava il palcoscenico presto di nuovo suo, e magari più consono a chi, dotato di qualità dalla cintola in su, scomodo si trova in un torneo nervoso, più da calzettoni abbassati che da fioretto.
Dunque, nelle due gare più probanti gli isolani non hanno sfigurato, anzi, salutando la coppa nazionale a testa alta e soccombendo solo davanti a colei che allora era la capolista della Serie A. Gruppo ben cementato e puntellato con pochi (come da esternazioni ufficiali) innesti, schemi semplici ma rodati, meno pressioni e la novità del calcio rastelliano in Serie A: questi i punti di forza del Cagliari che verrà, magari gli stessi che hanno convinto la società a confermare con decisione la posizione del tecnico ex-Avellino. Sarà la scelta giusta? Solo la nuova categoria e il tempo, giudice insindacabile, potrà darci risposta.
Mattia Marzeddu