La Torres ha vinto, ma la vittoria, a match in corso, non era sembrata essere nelle corde. Da questa stringata sintesi è possibile ramificare alcuni tentacoli analitici. Premettendo che almeno due alibi, e di valore, ci sono: la squadra nuova di zecca, quindi ancora da amalgamare nelle sue componenti; la forma fisica ancora non ottimale che non permette l’applicazione degli schemi studiati da D’Adderio, improntati sulla corsa, sull’allargamento del gioco e sulle sovrapposizioni.
Il mister, in sede di conferenza post partita, ha forse voluto “provocare” asserendo che nel primo tempo si è vista la migliore Torres. Solo di provocazione, infatti, si può trattare, dal momento che i primi 45′ hanno offerto una squadra a corto di idee e in balia di un avversario praticamente inerme. Tanta circolazione (imprecisa e lenta, quindi sterile) che non si è mai concretizzata – eccezion fatta per l’occasione capitata sui piedi di Bonvissuto in apertura – in pericoli per la squadra laziale, brava e fortunata in occasione del gol quando una dormita generale della retroguardia rossoblù ha permesso al terzino colored Mbodj di insaccare alle spalle di Trini. Il centrocampo è parso nel complesso ancora non al top, ragion per cui il disimpegno e il supporto al tridente è spesso venuto meno, inficiando così tutta la manovra.
Ciò che però più sorprende sono le poche soluzioni offensive non solo non applicate, ma nemmeno proposte. La Torres non gioca bene, non ancora per lo meno. Il 4-3-3 è un modulo estremamente dispendioso e ha necessariamente bisogno di meccanismi oliati, supportati da attaccanti in grado di attaccare lo spazio ma anche di dialogare con i centrocampisti riempendo quel vuoto che troppo spesso il modulo crea tra i due reparti. L’assenza di un cervello dai piedi sopraffini in mezzo al campo ha condotto però la squadra ad affidarsi sovente a infruttuosi lanci lunghi verso la torre centrale che di fatto hanno vanificato il movimento degli esterni.
Nella ripresa è stato recitato un copione diverso, seppur non di eccelsa qualità. La necessità di raddrizzare la prima stagionale davanti al proprio pubblico, il vistoso calo fisico di un Aprilia in riserva e l’indubbia qualità dei singoli giocatori rossoblù hanno permesso, anche con un pizzico di fortuna, di ribaltare il risultato. Ritmi più alti e verticalizzazioni più ficcanti hanno portato gli avversarsi a rinchiudersi negli ultimi venti metri, un atteggiamento propositivo che non dava però l’impressione di potersi realizzare nel sorpasso. Piuttosto pareva generare una frustrante e sofferente impotenza. Eppure in meno di dieci minuti, tutto il cinismo (o, se si preferisce, il carattere) torresino ha fatto il suo debutto stagionale: dapprima la doppia occasione da gol con Bonvissuto e Guerri e subito dopo il micidiale uno-due timbrato da Filippini e dall’ex attaccante della Reggiana. Torres superiore all’avversario, ma senza bollicine insomma. Non entusiasma, ma vince. Quella di oggi resta ad ogni modo una vittoria fondamentale in ottica futura. Perché conferisce consapevolezza ad una squadra ancora in cerca d’identità ma sufficientemente compatta da resistere e piegare l’avversario. Si può solo migliorare e si migliorerà.