Giornata di giovani, per giovani, se non nella carta d’identità sicuramente nello spirito. In club house, a Sassari, si parla del settore giovanile della Dinamo, da questa stagione nelle mani del responsabile Massimo Bisin, presentato oggi da Stefano Sardara, con al fianco gli scudieri Giacomo “Jack” Devecchi, Brian Sacchetti e Manuel Vanuzzo. E così, con lo zoccolo duro italiano schierato a rassicurare e infondere fiducia a tutta la piazza, sono stati affrontati temi importanti per la struttura Dinamo Sassari, senza disdegnare battute tra giocatori e presidente e precisazioni su obiettivi e piedi da mantenere ben saldi a terra.
Esordisce Massimo Bisin: “Sono molto felice, il presidente e i dirigenti mi hanno subito fatto un’ottima impressione. Sin dal mio arrivo a Sassari ho ricevuto ottimi responsi dal punto di vista umano, spero di riuscire a portare qualcosa di aggiuntivo alla società. Da domani si lavora duro, non ci sono ricette particolari, occorre lavorare, scovare giovani con i reclutamenti che anche noi faremo sul territorio, puntando sulla passione che i risultati stanno generando”. Si è sempre parlato, a ragione, del popolo sardo geneticamente poco avvezzo alla palla a spicchi e alle vertiginose altezze. Nel merito, risponde Stefano Sardara: “Secondo voi – dice a giornalisti e tifosi presenti – perché teniamo a Sassari Manuel, Brian e Jack? Per alzare un po’ l’altezza media della popolazione e avere giocatori pronti in casa”. Risate in sala, poi Sardara si fa serio: “L’obiettivo è quello di costruire in casa giocatori pronti per i massimi livelli, poi ovviamente riuscire ad andare a prendere un Tessitori aiuta molto”.
Bisin e Sardara sono d’accordo sulla necessità di avere “una forte sinergia tra prima squadra e settore giovanile, creando un gruppo a livello di staff prima che di giocatori”. Il responsabile del settore giovanile, poi, spiega la scelta di accettare la proposta di Sassari: “Avevo altre offerte, ma ormai la Sardegna è diventata una realtà di prim’ordine sotto canestro, conoscevo già Meo Sacchetti e i suoi collaboratori, so come lavorano e quindi non ho esitato. E poi mi dicono che dall’Isola si faccia fatica ad andare via, una volta conosciuta”.
Impressionato da Marco Spissu (“Mi piace, vuol dire che si è lavorato bene in passato”), Bisin sa bene come il suo lavoro non sarà facile: “Creare giocatori da Serie A non è facile per nessuno – dice – nemmeno per colossi come Milano, dove ho lavorato e di ragazzi in prima squadra se ne sono visti pochi”. Ancora in coro con Sardara: “Obiettivi? Far divertire i ragazzi giocando a pallacanestro, i risultati sono una conseguenza e sicuramente non l’obiettivo principale a livello di settore giovanile. Bisogna fare crescere i bambini e i ragazzi dal punto di vista umano”, afferma il presidente, prima di lasciare la parola a Bisin: “Voglio ripartire da quello che già c’è, migliorando. Sicuramente le vittorie, anche per i giovani, sono linfa vitale per trovare motivazioni”.
Si passa poi ai giocatori, con Brian Sacchetti che si appresta a vivere una stagione da protagonista, forte dell’ultimo playoff dove sbagliò il tiro decisivo in gara-7, ma che lo ha consacrato come elemento pronto per grandi responsabilità. “L’errore contro Cantù è stato una mazzata – dice Brian – ma compagni, staff e tifosi mi hanno aiutato da subito. Mi sto allenando moltissimo per migliorare nei momenti decisivi e far si che non si ripetano errori del genere”.
La domanda per Giacomo Devecchi è d’obbligo: roster allargato, qualità che cresce, che ruolo avrà il “ministro della difesa” biancoblù? “Ho sempre lavorato per aumentare il mio minutaggio – risponde tranquillamente – nel mio settore siamo tanti e tutti bravi, io darò il mio apporto quando il coach lo riterrà opportuno, sapendo che può contare su di me. Il livello si è alzato è questo può solo essere positivo”.
Manuel Vanuzzo, capitano ed eroe di tante battaglie storiche, dà vita a qualche siparietto con Sardara: “Anche se il presidente non ci crede – dice ridendo e guardando il “capo” – quest’estate ho lavorato duramente”. Risponde Sardara: “Vedremo sul campo”, prima di lasciare la parola al 38enne veneto, ma ormai sardo d’adozione: “Abbiamo un bel mix di giovani e vecchi, noi che siamo qua da tanto dovremo contribuire all’ambientamento, ma non sarà difficile perché Sassari è l’ideale per fare sport e lavorare senza pensieri”. Sardara gli fa eco: “Qua gli stipendi arrivano regolari, i giocatori lo sanno e pensano soltanto a fare bene sul parquet”.
“E’ normale che ci sia tanta euforia – riprende Vanuzzo – le aspettative sono tante, siamo davvero forti ma poi sono i risultati a contare. Parlare adesso di scudetti e coppe sarebbe stupido. Un nuovo ritiro? Ne ho fatti tanti, l’età si fa sentire ma ho già detto a Caleb Green di andarci piano in allenamento, perché sono “vecchietto” e già nelle due gare della passata stagione (in Eurocup ndr) ce le siamo date di santa ragione. I giovani che arrivano in squadra portano entusiasmo. Giocarsi il posto non è un problema, bisogna allenarsi con costanza e avere i giusti sponsor”, conclude ammiccando a Sardara con un sorriso.
In chiusura, spazio per riflessioni manageriali del presidente: “Io non sono un tipo scaramantico, guardo al passato solo per correggere e non per recriminare. Dico solo che dobbiamo ricordarci dove eravamo 2 anni fa, con il rischio di scomparire. Le ambizioni sono legittime, ma obiettivi non si dichiarano per non rimanere delusi. Siamo in un momento storico, nel quale se facessimo lo step decisivo potremmo sognare, diversamente sarà fondamentale non tornare nel baratro in cui ci trovavamo fino a poco tempo fa”.
La grande forza arriva dai tifosi: “Sono loro il nostro grande sponsor – dice -, +7% di abbonamenti già prima di ufficializzare il roster, tutti abbonati “nuovi” e dal sud Sardegna. Se penso che l’anno scorso il giorno in cui sono venuti più tifosi in club house è stato dopo la sconfitta contro Brindisi, posso dire che siamo davvero fortunati ad essere circondati da un popolo del genere. Il budget? Lo abbiamo sforato con Travis, ma le entrate ci sono e non ci sono problemi. Sassari è ormai realtà consolidata, tutti vogliono venire, speriamo di fare belle cose già dal mese di settembre, con le amichevoli internazionali che porteranno e muoveranno tanta gente, facendo il paio con il turismo che prosegue per tutto il mese. Settembre non è più periodo morto per l’Isola, anzi forse è il momento in cui la speranza di far quadrare i conti si rafforza”.
Capitolo mercato: “E’ chiuso – dice Sardara – arriveranno solo due giovani, un americano e uno scandinavo, per sopperire alle assenze di Diener, Fernandez (in nazionale) e Caleb Green (infortunato) durante gli allenamenti”.
dal nostro inviato a Sassari Matteo Sechi
Pingback: Sardegna Sport » … Stefano Sardara: “La Dinamo è di tutti, Cellino l’avrebbe portata a Cagliari. Torres? Non era il momento giusto”