Torres, ore di attesa. Capitani: “Avanti anche in Serie D”

 

Domenico Capitani, si appresta ad iniziare la terza stagione a capo della Torres (foto: Sardegna Sport)

Domenico Capitani, si appresta ad iniziare la terza stagione a capo della Torres (foto: Sardegna Sport)

Ore di attesa in casa Torres, per quanto concerne il dibattimento presso il Collegio di Garanzia istituito presso il CONI, terzo grado di giudizio nel processo sportivo per il calcioscommesse. La giornata di oggi era ed è quella dedicata alla presa in carico del ricorso del Seregno contro il varo della Lega Pro a 54 squadre promossa dalla FIGC. Un eventuale esito positivo non garantirebbe al Seregno di far parte della prossima Lega Pro, ma aprirebbe la strada ad altre società che intendessero partecipare (avendone il diritto) alla terza serie, dietro pagamento della fideiussione necessaria (400 mila euro) e dei famosi 500 mila euro imposti dal presidente della FIGC Carlo Tavecchio.

Si balla quindi tra un format da cambiare (ma le norme del NOIF impedirebbero di farlo per la stagione immediatamente seguente all’estate della riforma) e ricorsi da prendere in esame, come quelli della Torres e della Vigor Lamezia contro la retrocessione in Serie D per responsabilità diretta nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Catanzaro denominata Dirty Soccer. Sul fronte sassarese le speranze di un sovvertimento della sentenza della Corte d’Appello sono ridotte al lumicino, ma anche (proverbialmente) ultime a morire. Ecco perché si aspetta trepidanti e fiduciosi nel fatto che il CONI ascolti le istanze promosse dalla politica sassarese, annunciate nelle ultime ore dal Sindaco di Sassari Nicola Sanna.

Intanto la giornata odierna è stata aperta dall’intervista rilasciata a La Nuova Sardegna dal presidente della Torres, Domenico Capitani. Il quale, squalificato per 5 anni con preclusione e condannato a pagare 80 mila euro di ammenda, ha lasciato che all’incontro con tifosi, politica ed enti legati al mondo Torres partecipassero solo alcuni giocatori e il team manager Bruno Mazzini, disertando Piazza Castello assieme agli altri dirigenti (Manolo Patalano, braccio destro e sempre più plenipotenziario con la squalifica di Capitani).

Nessuna ammissione di colpa da parte di Capitani, al quale si deve la sanzione gravata sulla Torres: e per l’intercettazione della telefonata con Ercole Di Nicola, e per la mancata collaborazione con gli inquirenti, visto che la Torres e i suoi tesserati finiti nel mirino delle procure si sono detti sempre estranei ai fatti. Nella giornata di mercoledì, tra i vari interventi cui si è assistito in piazza, velati sono stati i riferimenti alla gestione della proprietà e ai tanti tumulti dei due anni di gestione Capitani, che resta al suo posto in attesa del verdetto del CONI. Del futuro non v’è certezza, se non che tutti, almeno a parole, auspicano “tranquillità, pulizia e chiarezza”.

“Questa mobilitazione – dice Capitani – mi conforta, sono contento che adesso si parli di ingiustizia dopo che fino a qualche giorno ero quello che aveva torto. Sto cercando di fare tutto il possibile – continua il pontino – per difendere la Torres e me stesso. Non lasceremo niente di intentato, ci sono problemi di varia natura, anche se tutti hanno capito che trattasi di ingiustizia”.

Capitani afferma che “in ogni caso si riparte dalla Serie D, Patalano sta parlando con tutti i giocatori (parole già proferite sul finire della scorsa stagione ndr) e alla fine dei colloqui faremo conoscere ai tifosi l’esito dei colloqui. Chiederemo di avere tempo per fare il mercato, i giocatori in questo momento sono liberi di restare o andare”, ricorda Capitani, che riconosce il danno economico della retrocessione e si rimprovera solo di “non aver riattaccato il telefono (in faccia a Ercole Di Nicola ndr) perché io ricevo 300 telefonate al giorno e rispondo a tutti, quella volta (il famoso pranzo del 28 ottobre 2014 ndr) pensavo dovessimo parlare di calcio e di come saremmo stati indennizzati a gennaio per l’arrivo di un giocatore infortunato”.

Non resta che aspettare, con la promessa (di Capitani) che “qualora andasse male di fronte al CONI andremo avanti con la giustizia ordinaria davanti a TAR e Consiglio di Stato”.

Fabio Frongia

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