Coraggio Torres! Se ci provi arriva anche la fortuna

Lo stadio Vanni Sanna addobbato a festa, e lo striscione inequivocabile
Audentes fortuna iuvat. Citiamo la Curva Nord, cuore battente del tifo torresino, che a sua volta citò Virgilio nel corso della splendida e indimenticata stagione sportiva 2005/2006. Non occorre aver frequentato alcun liceo per capire il significato di questa frase. La fortuna non è cieca, dà e toglie a chi mostra di meritare il suo apporto, positivo o negativo che sia. E la Torres, di questi tempi, deve trovare una soluzione alle proprie grane che hanno cause radicate ben al di fuori della malasorte. E’ vero, le conclusioni di Aya e Imparato sono terminate di pochissimo a lato della porta difesa da Tomei ma, giusto per dirne una, perché sono stati i due terzini (di cui uno fuori ruolo e a piede invertito) gli aspiranti propiziatori delle due palle gol più ghiotte dei sassaresi?
Questione di centimetri e probabilmente saremo qui a parlare di un’altra partita ma appellarsi al fato equivale a nascondere la testa sotto la sabbia. La marcia di Bucchi, proiettata sulle 38 giornate di campionato, condannerebbe la sua creatura ai play-out, e nella zona rossa sarebbe oggi senza il rigore di Maiorino che tiene dietro il Monza. 17 punti in 15 partite (1,13 per gara) frutto di tre vittorie (Pro Patria, Arezzo e Lumezzane), otto pareggi e quattro sconfitte. 14 gol fatti e altrettanti subiti. Se andiamo a esaminare ancor più dettagliatamente i vari risultati ci si può accorgere che dal 31 gennaio (data dell’ultima vittoria) i sardi hanno conquistato la miseria di 7 punti in 11 partite. La media così si abbassa a 0,63 punti per gara, da retrocessione diretta. Analisi riduttiva quella numerica, potrebbe obbiettare qualcuno, ma alla fine le classifiche sono basate solo ed esclusivamente sulle cifre, piaccia o no.
Il tecnico romano continua a parlare e a raccontare alla stampa di una squadra viva che lotta, crea ma perseguitata dagli accidenti più incredibili. 7, 10, 20 palle gol a partita, una macchina perfetta capace di creare gioco con l’unica colpa di non concretizzare. Mister, una domanda ci sorge spontanea: il rendimento è quello che è giocando bene, se dovesse esserci un calo d’intensità o di lucidità cosa potrebbe succedere? Contro il Real Vicenza la squadra è partita col 4-4-2, ha proseguito col 4-3-3 per poi chiudere la contesa con una sorta di 3-3-4 in stile Ezio Glerean (ex creativo tecnico di Cittadella e Palermo). La confusione e la paura regnano sovrane e ieri, dopo dieci minuti di gara, si è sentita una frase che è tutto un programma: “Anche oggi non abbiamo la minima idea di cosa fare”. La Torres sembra una compagine affidata al caso, più che condannata dal destino.
Nonostante il ritorno al gol, che mancava dal rigore di Cerone in quel di Alessandria, bisogna sottolineare come l’undici rossoblu abbia tirato in porta più degli avversari, ma forse con molto meno costrutto rispetto ai biancorossi. Basti vedere il primo gol degli ospiti: palla da sinistra a destra, sponda di Chiarello e tap-in vincente di Bardelloni. Una giocata tanto semplice quanto efficace messa in atto dalla banda di Marcolini, una sorta di Chievo di Vicenza che non ha fatto altro se non giocare al calcio meglio dei sardi per almeno un tempo. Nella ripresa le cose sono cambiate grazie alla mossa azzeccata, questa si, di mister Bucchi. Dentro Colombi per Cerone. L’ex Inter, unico vero panzer della rosa, è stato bravo a farsi trovare pronto e togliere le castagne dal fuoco a una Torres ampiamente in difficoltà. La dormite difensive, una per parte, che hanno originato le altre due marcature della gara hanno cambiato solo i destini degli scommettitori che avevano puntato sull’under.
I sassaresi si trovano ora con una sola lunghezza di vantaggio sul quint’ultimo posto occupato oggi dal Monza (vincente al “Moccagatta” di Alessandria sabato!). Erano dieci un battito di ciglia fa. Che ci si sia adagiati, nonostante tutti i componenti dello staff neghino, è innegabile. Detto questo, nonostante i vari calci ripetutamente rifilatigli, il secchio del latte faticosamente riempito da Costantino e Cosco non si è ancora rovesciato e il destino è ancora nelle mani della Torres. Bisogna trovare una soluzione, Bucchi sembra essere, nonostante i risultati non gli diano ragione, ben saldo sulla sua panchina, Capitani non si è mai lamentato del tecnico nonostante buona parte della piazza ne chieda la testa, e non da oggi. La speranza è che i turritani si aggrappino a qualcosa di più concreto della iattura perché, per chiudere il cerchio, la fortuna aiuta gli audaci.
Mauro Garau