Torres, momento no e futuro incerto: Capitani non scaccia le nubi all’orizzonte

Domenico Capitani, al suo secondo anno come patron della Torres (foto: Sardegna Sport)
Piccole scosse a fare da preludio a un terremoto? Si spera ovviamente di no, ma attualmente a Sassari, sponda Torres, sembra piovere sul bagnato. Non bastassero i risultati scadenti sul campo a destare preoccupazioni, tra la giornata di ieri e di oggi si sono succedute due notizie che hanno scosso ulteriormente l’ambiente rossoblù.
NUOVO SFOGO DEL PRESIDENTE. La prima generata direttamente dal patron Domenico Capitani, che a mezzo Twitter, nel caricare la squadra per il conseguimento della salvezza, ha rinnovato il proprio disappunto per il disinteresse mostrato, a suo dire, dalla città e dalla Regione nei confronti della Torres. Con la seconda accusata – tra le righe – di limitarsi ad erogare i contributi esclusivamente ai cugini della Dinamo. “Non ho più parole, non abbiamo lo stadio, siamo abusivi in casa! Non abbiamo la dignità di essere al pari della altre società sportive sarde. Certo che vorrò capire a prescindere dalle sorti della Torres se i contributi, perché di questo si tratta, erogati agli altri sono legittimi” aveva affondato il presidente, per poi proseguire il proprio messaggio con una chiusa poco incoraggiante: “Di fronte a questo stato di cose anche un pazzo come me dovrà prima o poi prenderne atto. Per ora Forza Torres“.
CAPITANI GUARDA ALLA CREMONESE? Parole piuttosto allusive, che non nascondono una profonda insoddisfazione da parte del re del kiwi, il quale da tempo – è sensazione diffusa – si guarda intorno in cerca di nuovi stimoli, tanto che da Cremona arrivano spifferi di un serio interessamento per l’acquisizione di alcune quote del sodalizio grigiorosso. Se la partita contributi regionali appare chiusa definitivamente (la Torres non ne potrà beneficiare anche perché il progetto di comarketing redatto in estate non si è mai mosso dal cassetto dei buoni propositi), quella sullo stadio - come rivelatovi qualche giorno fa - vive una fase di stallo difficilmente sbloccabile nell’immediato. Impasse che paiono muraglie invalicabili e che la società, alle prese per di più con diverse azioni legali mosse da ex dipendenti e creditori, non è riuscita e non riesce, anche per proprie responsabilità, a superare.
IL FULMINE DELLA COMBINE. Società che quest’oggi si è trovata a dover prendere di petto una seconda notizia filtrata nella giornata di ieri e relativa a una presunta tentata combine della partita disputata tra Monza e Torres lo scorso 17 dicembre. A darne notizia Il Cittadino di Monza e della Brianza, secondo cui la società lombarda ha denunciato alla Procura Sportiva un contatto ricevuto da un tesserato (che Monza News individua nell’allora secondo portiere Chimini), il quale veniva invitato su un social network ad agevolare una sconfitta sul campo in cambio di una lauta somma in denaro. Il tesserato avrebbe immediatamente chiuso la conversazione e riferito il tutto alla dirigenza che poi si sarebbe rivolta prontamente alle autorità competenti.
MA NESSUNA INDAGINE IN CORSO. La Torres ha reagito con forza alla notizia, nonostante non risulti in corso alcuna indagine. La risposta della società rossoblù è arrivata attraverso un comunicato stampa dai toni perentori e indignati per la gravità dell’insinuazione mossa: “La Società Sef Torres 1903 si dice profondamente amareggiata e offesa per le notizie rimbalzate in questi giorni a mezzo stampa relative ad un presunto tentativo di combine della gara Monza-Torres del 18 dicembre scorso. L’accusa, tanto grave quanto lesiva dell’immagine della Società e dei suoi tesserati, fa riferimento ad un presunto tentativo che sarebbe stato messo in atto tramite un contatto su social network, motivo per il quale sarebbe stato facile risalire all’autore e dunque, per la Procura, chiamata in causa dall’Ac Monza, informare la Torres dei fatti in oggetto“.
La Torres, dopo aver ribadito di non aver ricevuto alcuna comunicazione in merito da parte della Procura, sottolinea “di aver sempre collaborato con la giustizia sportiva, in maniera chiara e trasparente, così come accaduto solo dieci giorni fa, quando alcuni giocatori sono stati chiamati a testimoniare sulla correttezza e trasparenza del proprio operato dopo la gara contro la Pro Patria“, anch’essa finita nelle scorse settimane al centro di sospetti per supposti illeciti.
Matteo Sechi