L’ANALISI – Torres, Bucchi e la scoperta di uno specchio che imbruttisce gli avversari

Cristian Bucchi, allenatore della Torres

Cristian Bucchi, allenatore della Torres

Alzi la mano chi ieri, alla lettura delle formazioni, non ha scambiato Marinaro con Maiorino e chi, di conseguenza, non ha pensato di Bucchi: “Questo è scemo”. E’ iniziata così, a poco meno di un’ora dal calcio d’inizio, l‘Alessandria-Torres della maggior parte dei tifosi rossoblu. Sessanta minuti pieni di dubbi, trascorsi alla ricerca di un motivo razionale che potesse aver spinto il tecnico rossoblu a fare quelle scelte così insolite, sessanta minuti passati a tentare di capire quale potesse essere l’atteggiamento di una Torres che schierava un “falso diez” e tre difensori centrali. Nodo legato alla collocazione del jolly Imparato, schierato sia da terzino destro che da interno di centrocampo.

Poteva essere un 4-3-1-2 con un trequartista muscolare (Cerone?) e invece Bucchi ha optato, in barba alle sue abituali scelte offensive e al detto “m’interessa più come gioca la mia squadra rispetto agli avversari”, per un copertissimo 5-3-2. Imparato e Ligorio esterni, Migliaccio, Marchetti e Aya i centrali, diga di centrocampo a tre composta da Cerone, Petermann e Marinaro (eccolo il dieci) con Scotto e Baraye di punta. L’idea è stata quella di contrastare, con uno schieramento a specchio, un avversario che adottava lo stesso schieramento tattico con un’unica sostanziale differenza: le caratteristiche maggiormente offensive degli esterni.

 

 

Lo specchio ha funzionato nel migliore dei modi imbruttendo l’Alessandria, apparsa ieri un qualcosa di molto diverso dalla “più bella del reame”, nonostante la classifica dica il contrario. I sassaresi hanno intasato tutti gli spazi andando addirittura in vantaggio, dopo 7′, approfittando di un eccessivo sbilanciamento in avanti dei piemontesi (eravamo alla genesi della partita) con una bella ripartenza sull’asse Scotto-Baraye . Nordi stende il senegalese e calcio di rigore inappuntabile. Sul dischetto Cerone che, manco fosse Totti, ha eseguito magistralmente il “cucchiaio” portando in vantaggio i sardi.

Luigi Scotto, chance da titolare contro la sua ex squadra

Luigi Scotto, ieri all’esordio da titolare

Peccato non aver resistito tanto perché l’Alessandria, compagine ricca di individualità di spicco alle quali sono legate gran parte dei risultati ottenuti finora, aveva accusato il colpo. Ciò nonostante, era comunque riuscita a rimediare al 19′ grazie ad Antimo Iunco, vecchio volpone con un passato in cadetteria e una fugace apparazione nella massima serie, abile a battere il non impeccabile Testa con una conclusione (deviata?) dal limite, confermando il momento non brillantissimo del portierone, che tante castagne ha levato dal fuoco dal 31 agosto ad oggi. Il primo tempo è filato via piacevolmente con i padroni di casa a fare la partita e gli ospiti pronti a ripartire grazie al lavoro dell’esordiente da titolare (ed ex di turno) Scotto, abile a “tener su” la squadra e servire, talvolta, gli inserimenti dei compagni.

 

 

Non è stata una partita da “il buon giorno si vede dal mattino” perché i secondi 45 minuti hanno offerto uno spettacolo nettamente meno interessante, con un copione pressoché identico a quello andato in scena in precedenza. La Torres a cancellare le poche idee alessandrine senza però rendersi mai pericolosa. Padroni di casa vicini al gol solamente con un gran destro dal limite di Mezavilla e con un tentativo di autogol aereo di Cerone. La gara si è trascinata stancamente verso la conclusione con i sassaresi che hanno portato via un punto prezioso da un campo difficile qual è il “Moccagatta”, ancora inviolato in questa stagione.

Un passettino importante verso la salvezza ottenuto con scelte tecniche e tattiche andate al di fuori dell’ordinario. Bucchi è stato bravo ad ammettere (e ammettersi) di avere a che fare con una squadra più forte della sua e, specchio alla mano, ha cancellato tutte le fonti di pericolo avversarie sfruttando al meglio l’unica vera chance in ripartenza. Certo è che il risultato condiziona non poco il giudizio su una partita affrontata con scelte discutibili, anche a bocce ferme, ma che danno ragione al tecnico sassarese. Un po’ di sano catenaccio non ha mai fatto male a nessuno e, per dirla come faceva un famoso spot di qualche anno fa, c’è più gusto a essere italiani.

Mauro Garau 

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