Scelte contraddittorie e leader latitanti: così il Cagliari sprofonda

Gianfranco Zola al fianco di Tommaso Giulini

Gianfranco Zola al fianco di Tommaso Giulini

Il Cagliari è in piena crisi e le nubi all’orizzonte di Asseminello non promettono niente di buono. Il condottiero della nave è cambiato ma la rotta è quanto mai incerta. Zeman viene esonerato e in Sardegna arriva Zola, tecnico con poca esperienza ma con un profilo da ex calciatore che riscuote stima e consensi in tutta la Sardegna. Una scelta d’immagine, dicono in tanti, ma il patron Giulini risponde che” sono tutte cazzate”.

Samuele Longo (foto: Fabio Murru - SardegnaSport.com)

Samuele Longo (foto: Fabio Murru – SardegnaSport.com)

Il Cagliari di Magic Box parte subito malissimo a Palermo (5-0 e rosso a Conti dopo mezzora) e poi trova 2 vittorie con Cesena e Sassuolo, intervallate dal pareggio con l’Udinese. Un Cagliari rimaneggiato per via di squalifiche e infortuni, e per Zola scelte obbligate: Crisetig ritorna titolare in regia causa squalifica del capitano, affiancato da Donsah e da un ritrovato Dessena. La squadra non gioca in maniera spumeggiante, ma i rossoblù sono tremendamente efficaci. Si fatica a trovare i gol ma si soffre meno in difesa. Almeno fino alla sconfitta di Bergamo, firmata Pinilla al 94’.

 

 

Il match contro gli orobici è il crocevia di un Zola bis, con un cambio di uomini e gioco deciso dal tecnico ex Watford. Crisetig viene accantonato per far nuovamente spazio a Conti, nonostante il regista friulano stesse facendo bene e i numeri fossero (e siano) tutti dalla sua parte. Il Cagliari arretra il suo baricentro in manovra e gioca sempre in attesa degli avversari, sottoponendo la difesa a una pressione che prima o poi, sistematicamente, porta all’errore e al gol subito. Questo Cagliari è una squadra che non sa e non può giocare per difendersi, perché in questo modo gli avversari trovano sempre l’occasione per punirlo.

Intanto Zola recupera Sau e, nonostante il folletto di Tonara abbia dimostrato negli anni quanto sia mortifero quando messo in condizioni di fare il terminale offensivo, lo utilizza come trequartista. “Secondo me è devastante quando parte da dietro e affronta un centrocampista anziché un difensore altrui”, così parlò Zola. Il rendimento di Pattolino crolla, così come il numero di gol, e il Cagliari fatica a realizzare. Cop tutto solo davanti è un pesce fuor d’acqua, anziché il cecchino che tutti speravano dopo la rete al Sassuolo, illusoria anche per la società che decide di non prendere un centravanti di spessore nel calciomercato invernale.

Insieme al rendimento di Sau crolla anche quello di Avelar, uomo in più nel Cagliari di Zeman, terzino spaesato nel gioco difensivo di Zola. Il brasiliano spinge poco e male, soffrendo tutti gli avversari che lo attaccano. A destra le cose non sono migliori, con Balzano (il miglior terzino in rosa) che non recupera, Pisano che non rinnova e viene messo definitivamente da parte, Gonzalez adattato e Dessena sacrificato in un ruolo che non è nelle sue corde.

La confusione regna sovrana nel Cagliari, che acquista M’Poku e Husbauer (giocatori veri, con presenze e profili europei) ritenuti non ancora pronti da Zola. Però trova spazio Cossu, riportato nel suo vecchio ruolo di trequartista, e titolare dopo due mesi lontano dai campi. Il risultato è un Cagliari privo di idee, di velocità e di brillantezza. Un manna per gli avversari.

Paul-Jose M'Poku, è esploso contro l'Inter, ma predica nel deserto

Paul-Jose M’Poku, è esploso contro l’Inter, ma predica nel deserto

La misura è colma. Il Cagliari perde identità e soccombe contro una Roma tutt’altro che imbattibile e in piena crisi, che andrebbe attaccata anziché attesa. A Torino arriva un pari frutto di una giocata di Donsah e di svariati miracoli di Brkic. L’Inter al Sant’Elia domina per un tempo, fermata solo da San Zeljko (ancora lui) e da problemi di mira degli avanti nerazzurri. M’Poku porta la croce tutto solo – si, proprio lui che ancora da “non pronto” diventa “elemento di personalità che deve trascinare” (cit. Zola nel post-Inter) –  e il Cagliari viene trafitto da Kovacic a inizio ripresa. Entra Longo (quello criticatissimo da tutti) e con la sua voglia e il suo pressing porta all’errore i difensori dell’Inter, che regalano due occasioni ai rossoblù, malamente fallite da Cossu e dallo stesso veneto scuola Inter. La quale, appena spinge un po’, raddoppia con Icardi. Solo allora i rossoblù, più per disperazione che grazie a vere idee di gioco, si gettano in avanti. Arriva il gol di Longo (in realtà autorete di Carrizo) ma la partita è ormai compromessa. Un’altra partita consegnata agli avversari.

Tanti gli interrogativi da porre a Zola, che in ogni conferenza si lascia andare a giustificazioni di sorta. 1) L’Husbauer tanto sponsorizzato e agognato per sei mesi è veramente meno in forma del Cossu attuale? 2) Perché Crisetig è stato accontonato a favore di capitan Conti nonostante il Cagliari col friuliano giocasse bene e producesse punti e vittorie? 3) Perché l’unico vero attaccante che fa gol tra i rossoblù, viene impiegato da trequartista? 4) Perché contro l’Inter gioca Conti in regia con Crisetig mezzala, stesso errore tattico che è costato il posto a Zeman? Domande che forse mai troveranno risposte.

Zola si è preso una bella patata bollente accettando la panchina del Cagliari. Avrebbe dovuto dare cattiveria alla squadra, fame di vittorie e di punti. Nei rossoblù queste cose si sono viste solo sporadicamente e anche ieri, gli unici che hanno mostrato gli attributi, sono stati i “ragazzini” M’Poku e il criticatissimo Longo. Nell’ultimo mese il migliore tra i sardi è sempre stato il diciottenne Donsah, salvo poi sentir dire da più parti che “il Cagliari si salva coi senatori. I rossoblù, se il campionato finisse oggi, sarebbero retrocessi. Fortuna vuole che ci siano ancora 14 match da disputare e il tempo (poco, per la verità) per cambiare marcia. Cosa possibile solo ripartendo da chi ha la voglia e le qualità per far migliorare la squadra, a prescindere dal nome sulla maglia o dai curriculum passati.

 

 

LE AVVERSARIE - Questo Cagliari è troppo brutto per essere vero. I rossoblù hanno un organico superiore, sulla carta, alle dirette concorrenti, ma peccano terribilmente in fattori cruciali per un certo tipo di lotta. Il Verona gioca male ma ha un cannoniere come Toni che tira avanti la barca, l’Empoli non ha fenomeni ma un’idea di gioco ben precisa e sempre propositiva, che esalta gli interpreti. Il Chievo con Maran è migliorato sensibilmente e l’Atalanta vanta due bomber come Denis e Pinilla, che il Cagliari ha provato sulla propria pelle.

Serve un’inversione di rotta e serve il coraggio di far giocare chi merita. Dovrebbe essere una cosa normale, diretta conseguenza dei valori che esprime il campo, ma a Cagliari si amano le eccezioni. E non guasterebbe nemmeno vedere in zona mista qualche viso noto, invece dei soliti “ragazzini”, a spiegare la crisi della squadra. I veri leader fanno anche questo.

Giampaolo Gaias

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