L’ANALISI – Torres, guardi in alto o in basso? Serve uno studio per spiegare il disamore della città…

Maiorino angolo

Partiamo dai fatti, o meglio dai numeri. Sette punti in tre gare, nessun gol subito e cinque realizzati (tutti in casa) e una posizione di classifica equidistante fra la zona play-out e i play-off che autorizza qualche pensiero importante, almeno finchè il calendario sará abbordabile, iniziando dalla prossima trasferta di Lumezzane. Le quotazioni della Torres di Cristian Bucchi sono in rialzo e se il trend dovesse continuare con, magari, una vittoria nel prossimo match, davvero potrebbero aprirsi delle prospettive interessanti. Oggi la squadra occupa il decimo posto in coabitazione con il Venezia e, considerando anche l’obbligata politica di ridimensionamento del Monza, il proseguimento della serie positiva potrebbe far guadagnare ai rossoblù posizioni e consensi che traducibili, è l’auspicio, anche in una maggiore affluenza di pubblico, latitante nonostante il buon momento della squadra e il fatto (non dimentichiamolo) che la squadra milita nella terza serie nazionale.

 

 

Il poco affetto della città, fatti salvi i soliti mille tifosissimi, verso squadra e società meriterebbe un approfondimento a parte che ne analizzi le concause: freddo, diretta televisiva e la concorrenza (ma c’è sempre stata) del basket da soli non bastano a spiegare la disaffezione del pubblico. Tra le altre cose ieri, contro l’Arezzo, ci si è anche divertiti, a dispetto di tutto. Un tavolo rotonda tra sociologi, economisti e tifosi forse non guasterebbe. Il buon periodo della squadra, dicevamo. Non era il momento del bel gioco, ma quello dello spirito comune per levarsi dalle sabbie mobili della zona play-out e in questo il giovane allenatore romano ha visto la squadra compatta e unita. Bucchi urla, si agita, incoraggia e rimprovera i suoi ragazzi per tutta la partita, ricorda loro i movimenti da effettuare con e senza palla, fa sentire la sua voce e la sua presenza e anche in sala stampa è lucidissimo nell’analisi del match. Dice bene l’ex bomber (oltre cento reti in carriera fra A e B): nel primo tempo, con il vento a favore o con qualcuna delle occasioni avute nella ripresa, si doveva rimpinguare il bottino, evitando di subire l’assalto dei toscani che hanno reclamato anche un rigore e che sotto la spinta del giovane Testardi, apparso più pungente dell’evanescente Bonvissuto, hanno costretto i rossoblù a venti minuti di apprensione eccessiva, data anche la modestia dell’avversario. Questa è una delle cose da migliorare, la freddezza sottorete.

Detto delle occasioni di Baraye, due tiri fuori di un nulla, e di due quasi-gol di Pasquale Maiorino, sempre più uomo-squadra (e uomo-mercato, ma non si dovrebbe muovere da Sassari fino a giugno), sarà certamente da rivedere il neoarrivato Barbuti che gioca bene spalle alla porta, ma non ha fatto vedere grandi cosa in zona gol. Avrà tempo e modo di dimostrare il suo valore. A centrocampo da sottolineare il rientro di Bottone che tornerà utilissimo per il rush finale e che ieri è addirittura cresciuto alla distanza, così come il buon esordio fra le mura amiche di Cerone, uomo d’esperienza che può abbinare quantità e qualità. Da rimarcare la prestazione dei difensori, con Aya che è ormai un titolare e con Imparato alla sua migliore performance dell’anno. In attesa di scoprire di che vita si vivrà, ci sarà certamente tempo per soddisfare la curiosità di vedere all’opera il nuovo Petermann, anche se il settore centrale si va un po’ ad affollare e di rivedere, magari con la maglia da titolare, Carmine Marinaro, ieri schierato per pochi minuti ma che ha già dimostrato di poter essere anch’egli un elemento molto utile alla squadra.

Gianluca Dessì

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