…Luca Amoruso, compleanno con SardegnaSport: “A Sassari trattato come un figlio, non fatemi ricordare Ascoli…”

Esultanza “a là Moriero” per Luca Amoruso in rossoblù
Il classico numero 10, grande talento e visione di gioco, giocò a Sassari solo per due stagioni, ma furono annate esaltanti. Il ricordo di Luca Amoruso nei tifosi della Torres è sempre vivo e ben presente e porta con sé numeri e vittorie indimenticabili: 70 presenze, 28 reti, al suo primo anno in serie C2 (stagione 1999-2000) con la maglia della Torres vinse il campionato con il famoso epilogo di Mestre, l’anno successivo sfiorò l’accesso ai play off promozione per la serie B. Luca Amoruso, indubbiamente, era la punta di diamante di una squadra composta da tanti ottimi giocatori. Fratello di Fabio, anche lui alla Torres in quegli anni, e del più celebre Nicola, tanti anni di Serie A anche con la maglia della Juventus, Luca esordì giovanissimo nella massima serie a Foggia, eppure l’apice della sua carriera lo raggiunse proprio durante l’avventura sassarese.
Ma cosa fa Luca Amoruso a 38 anni da compiere proprio oggi, è ancora nel mondo del calcio?
No, ho preso il patentino di allenatore qualche anno fa, ma il mio impegno nell’azienda di famiglia, che esiste da sessant’anni, non mi permette, al momento, di allenare; ora come ora dedico la maggior parte del mio tempo a quest’attività, ma chissà, magari un giorno le cose potrebbero cambiare, mi piacerebbe tornare nel mondo del calcio, non lo nego.
Luca, facciamo subito un tuffo nel passato, il tuo ricordo degli anni alla Torres.
Ricordo bellissimo, sono stati gli anni più belli della mia carriera, sia dal punto di vista sportivo, che umano: Sassari mi adottò letteralmente, la gente mi trattava come un figlio, ho dei ricordi indelebili. Tutti erano sempre molto disponibili e ospitali con me. Anche dal punto di vista sportivo fu un’esperienza esaltante, quando arrivai vincemmo subito il campionato di C2 e sfiorammo i play-off per la B l’anno dopo, se non fosse stato per quella maledetta partita di Ascoli…
Gia, Ascoli…
Guarda, non farmelo ricordare, mai vista una cosa del genere. Fu proprio una partita maledetta, perdemmo con due autogol e colpimmo almeno due pali, per non parlare delle tante occasioni mancate, evidentemente doveva proprio andare così; ma meritavamo alla grande, fu un vero peccato.
In ogni caso, in quella stagione, “qualche soddisfazione” ve la siete presa…
Bè, sicuramente, battemmo tutte le grandi, eravamo davvero forti; ma la gioia più grande fu la vittoria sul Palermo per 3 a 0 all’Acquedotto davanti a un muro di folla che non dimenticherò mai. C’era un’atmosfera incredibile, cosa diceva lo striscione?” Nello striscione c’era scritto “FEDDIZZI PASSA’”. “(ride ndr) Sì, fantastico, Io tra l’altro feci due gol, fu davvero tutto perfetto, un ambiente incredibile, quelli sono i gol che ricordo più volentieri nell’esperienza con la Torres.
Quale fu il più bello dal punto di vista tecnico invece?
Il più bello fu uno dei primi realizzati, forse addirittura il primo: non ricordo con quale squadra (fu effettivamente il primo, precisamente contro il Gubbio, alla terza giornata di campionato, ndr), arrivò un lancio lungo che stoppai all’altezza del vertice dell’area e, dopo aver saltato un uomo, feci il classico gol “alla Del Piero” con la palla che si infilò all’incrocio opposto dopo aver sbattuto sotto la traversa.
Dopo la Torres però, poche soddisfazioni in carriera, eppure eri in piena ascesa.
Sì, dopo Sassari non ho avuto fortuna, andai a Crotone dove trovai un ambiente particolare, mi feci male subito e non recuperai mai bene. Poi andai a Catania , vincemmo il campionato ma io non stavo ancora bene e giocai poco. L’anno dopo sono ritornato a Crotone, ma i problemi fisici mi tormentavano. La mia carriera praticamente finì lì. Evidentemente era destino, ma mi resi ancora di più conto che a Sassari avevo trovato il mio ambiente ideale, ed anche per questo motivo che alla Torres mi ero potuto esprimere al meglio.
Segui ancora le vicende rossoblù?
Le seguo ogni tanto, ma non troppo, so che è in Seconda Divisione, come sta andando?
Non benissimo, ha 10 punti ed è terz’ultima…
Mi spiace, comunque mi informano le mie due super-tifose dell’epoca e amiche Graziella e Paola, con le quali mi sento tutt’ora; colgo l’occasione di questa intervista per salutarle ancora con affetto.
Ti capita di tornare a Sassari?
In verità non mi è capitato molto, ma potrebbe succedere molto presto per motivi di lavoro, visto che con la nostra azienda di famiglia, stiamo allacciando nuovi contatti proprio nel territorio di Sassari, per me sarà sempre un piacere tornare nella vostra città!
In chiusura, un pensiero sul calcio moderno.
E’ cambiato tanto negli ultimi anni, si sta perdendo il vero senso di uno sport bellissimo. Penso che i problemi non si risolvono con le restrizioni e tutto il resto, penso che sia un problema di noi italiani, non abbiamo la mentalità sportiva. Possiamo fare quello che vogliamo, ma se non cambiamo l’approccio al calcio non ci sarà mai nessuna legge davvero efficace.
Francesco Salis