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La “Leggenda” Marzorati a Sardegnasport: “Sassari-Cantù, ma quale rivalità! Meo una garanzia, Sardara esempio di gestione. Pronostico? Il cuore dice…”

Postato il 20 ott 2013
da : Roberto Rubiu
Comment: Off
Tag: cremascoli, Diener, green, marzorati, sacchetti, sacripanti, sardara, sassari-cantù

luigi-marzoratiVentidue anni con indosso la stessa maglia, durante i quali ha collezionato qualcosa come 2 scudetti, 2 Coppe Campioni, 2 Coppe Intercontinentali, 4 Coppe Korac e 4 Coppe delle Coppe. Quando si usa il termine “bandiera”, nel mondo del basket, non si può che pensare a lui: Pierluigi Marzorati, “l’ingegnere volante” di Figino Serenza. Un uomo chiamato Pallacanestro Cantù. L’amore totalizzante nei confronti della sua squadra l’ha convinto a vestire canotta e calzoncini a 54 anni, nel 2006, soltanto per poter dire di averla accompagnata per cinque decadi: dagli anni ’60 fino ai Duemila: un record. Così come sono un record le sue 278 presenze in nazionale. Con la canotta azzurra indosso ha contribuito alla conquista dello storico argento alle Olimpiadi di Mosca del 1980 e dell’oro europeo di Nantes 1983, ovviamente in compagnia del suo grande amico Meo Sacchetti.
Sardegnasport.com l’ha intervistato per parlare della sfida di domani, che vedrà Cantù impegnata nuovamente a Sassari dopo gara 7 degli ultimi playoff scudetto, partita che sancì la fine del sogno tricolore per la società del presidente Sardara. “Pierlo” però dribbla con la sua solita eleganza le scorie lasciate dalle sfide di cinque mesi fa: “Nessuna rivalità, quella di domani sarà solo una battaglia sportiva. E che vinca il migliore”.

La gara di domenica è molto attesa a Sassari, con Cantù che torna al Palaserradimigni dopo l’infuocata serie di playoff dello scorso maggio. Si può affermare che il panorama del basket italiano ha ora una rivalità in più?

Dal punto di vista strettamente personale non potrei mai immaginare di avere rivale uno come Meo Sacchetti, al quale sono legato da una bella amicizia oltre che da due importanti trofei: l’argento olimpico a Mosca 1980 e l’oro europeo a Nantes 1983. Lui era uno dei pilastri di quella nazionale sia dentro e che fuori dal campo, quando ci portava per locali a bere birra (ride, ndr). Stesso discorso per gli amici della Sardegna, che da sempre considero un esempio per il loro atteggiamento sobrio e rispettoso nei confronti di tutti. Poi è vero che nello sport possono capitare delle situazioni controverse, ma bisogna essere obiettivi e analizzare le cose nel loro complesso, mettendo sulla bilancia gli episodi negativi e anche quelli che sono andati a proprio vantaggio. Lo scorso anno mi pare che tra fischi arbitrali dubbi e canestri all’ultimo secondo le cose per la Dinamo si siano in qualche modo compensate. Il basket purtroppo è pieno di episodi controversi, basta pensare allo scudetto che Milano vinse a Livorno contro la Enichem, oppure al campionato perso da Pesaro per la monetina lanciata a Meneghin. La storia ha fatto il proprio corso, e ciò che è successo nei playoff è ormai acqua passata. Il presidente Sardara mi pare abbia metabolizzato il tutto già da un pezzo costruendo un’ottima squadra, pronta per lottare con tutti. Gli auguro pertanto che i suoi ragazzi inizino a vincere ripagando i suoi sforzi. Ma solo da lunedì prossimo!

Le ultime sfide tra le due squadre sono state notevolmente influenzate dal fattore ambientale. Cantù ha dalla sua una tifoseria molto calda, simile per certi aspetti alle curve del calcio, in grado anche di incidere sull’andamento della partita. In una recente intervista rilasciata al nostro portale però, il presidente Sardara ha dichiarato di volersi tenere stretto il suo pubblico stile NBA, fatto prevalentemente di donne, ragazzi e famiglie in generale. Che idea si è fatto sulla questione?

Mi piacerebbe che ci fosse una sana via di mezzo. Il rispetto nei confronti dei giocatori avversari è sacrosanto, ma è anche vero che il pubblico è chiamato a essere il sesto uomo in campo, incitando i propri beniamini e facendo sentire la pressione agli ospiti. Quindi ben venga il tifo, anche sopra le righe. Ma ciò che non giustificherò mai sono gli insulti e le offese gratuite verso i giocatori. La gente dovrebbe andare al palazzetto per sostenere sempre la propria squadra, anche sotto di venti punti, e non per tifare contro gli avversari.

Sia Sassari che Cantù hanno cambiato parecchio rispetto all’anno scorso. Entrambe si sono rinforzate, anche se la Dinamo ha perso male all’esordio contro la Virtus Bologna mentre Aradori e compagni hanno avuto la meglio su Pistoia. Quali potrebbero essere le chiavi della gara di domenica?

A mio avviso ciò che conta a questo punto della stagione è mettere fieno in cascina e conquistare punti, poi per trovare il gioco ci sarà tempo.  Sia Meo che Pino (Sacripanti, ndr) stanno ancora cercando la quadratura del cerchio, specie in difesa, e questa non può che essere una fase di messa a punto per entrambi.

Un parere da playmaker: sarà difficile far convivere due giocatori importanti in cabina di regia come Marques Green e Travis Diener?

Penso che tra giocatori forti e di talento non possano sorgere problemi di questo tipo. Diener e Green possono benissimo giocare in modo complementare, anche come play e guardia, se si rendesse necessario. Non credo che Meo avrà problemi a gestirli, almeno in attacco. Qualche grattacapo in più potrebbe sorgere nella metà campo difensiva, e  domenica scorsa a Bologna la Dinamo ha probabilmente pagato anche questo scotto. Sacchetti è comunque bravissimo nella gestione umana dello spogliatoio, e sono sicuro che saprà lavorare sulla testa dei suoi due playmaker in modo da renderli perfettamente funzionali al gioco di squadra.

Cosa non ha funzionato nell’esperienza azzurra di Diener?

Francamente anche io mi aspettavo qualcosa di più. Forse il suo è stato un problema di comunicazione, visto che ancora non parla l’italiano, e questo probabilmente non gli ha permesso di trovare il giusto feeling con il gruppo. In ogni caso io conto ancora tantissimo su Travis per il futuro della nazionale. Mi piacerebbe però che fosse un elemento cardine della squadra, e non quella comparsa che è stato durante gli Europei di Slovenia.

L’estate di Cantù è stata particolarmente movimentata, col cambio di guida tecnica e gli interrogativi sul futuro societario. Dove può arrivare la squadra di coach Sacripanti in questa stagione?

Credo che l’obiettivo sia quello di arrivare tra le prime sei in campionato. Questo sarebbe già un gran bel risultato per la stagione. L’Eurocup è poco più di un’esperienza complementare. Più che al campo giocato però, in questi mesi a Cantù si pensa al futuro: è in atto una transizione molto delicata a livello societario, con l’azionariato popolare aperto dal sindaco. Tutte le forze in campo sono chiamate per dare un programma al futuro del club, e la città intera è coinvolta in questa sfida.

La Dinamo potrebbe essere una fonte d’ispirazione dal punto di vista della gestione societaria?

Sicuramente sì. I club del basket italiano sono uno contro l’altro solamente quando si sfidano sul campo. In tutti gli altri momenti ci deve essere collaborazione reciproca. Le iniziative di una società modello come la Dinamo non possono che essere un esempio e uno stimolo per tutte le altre, Cantù compresa.

Sassari è veramente pronta per entrare nel lotto delle grandi del basket italiano?

Credo di sì. Però quello che mi sento di auspicare per il futuro della Dinamo, sia da innamorato del basket che da presidente del CONI Lombardia, non è tanto di diventare nell’immediato una realtà da Eurolega, quanto quello di investire, come già sta facendo, sul settore giovanile e sui ragazzi locali. So che è un sacrificio, ma ne va del futuro del basket italiano. Alla palla a due di Cantù-Pistoia di domenica scorsa, l’unico italiano in campo era Pietro Aradori. E se questo è il futuro che ci aspetta, allora prepariamoci ad assistere a un campionato d’Italia, e non più al campionato italiano. Per carità, giocatori come Travis Diener sono sempre ben accetti, però preferirei che i sostituti di Marzorati, Caglieris e Brunamonti in nazionale fossero veramente nati in Italia.

Un pronostico secco per domenica: chi vince?

Mi permetta di riderci sopra. Non me ne vogliano gli amici di Sassari, ma da tifoso canturino ovviamente non posso che augurarmi una vittoria di Cantù. L’importante però sarà dare un messaggio a tutto il mondo del basket: lo sport non è una guerra ma è una battaglia fino all’ultima goccia di sudore nel pieno rispetto delle regole. E che vinca il migliore!

Roberto Rubiu

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