Guarracino (Sampdoria): “Con gli eSports siamo solo all’inizio”
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Mattia “Lonewolf” Guarracino
Si parla tanto di eSports al giorno d’oggi, sia in campo videoludico che non. Questa disciplina prende sempre più piede e, per quel che concerne il calcio, assume una particolare importanza anche per i club professionistici. La Serie A solo di recente ha scoperto questo mondo e da pochissimi giorni anche il Cagliari ha deciso di avvicinarsi al panorama degli sport ludici, cercando l’ePlayer che possa rappresentare i rossoblù all’interno di questa sfera. Noi di SardegnaSport.com abbiamo intervistato Mattia Guarracino (conosciuto col nickname di Lonewolf92), ePlayer ufficiale della Sampdoria, nonché primo tra i giocatori professionistici ad essere stato messo sotto contratto da una squadra di Serie A.
Ciao Mattia! Anzitutto, come spiegheresti a un profano cosa sono gli eSports?
L’eSports è la disciplina che coinvolge i professionisti del videogioco. Esattamente come succede per gli sport tradizionali, i gamer si sfidano gli uni contro gli altri per vincere medaglie e trofei. L’unica differenza è che, al posto del pallone, da controllare c’è un joystick.
E nello specifico, tu di cosa ti occupi?
Personalmente, oltre ad essere il pro player della Sampdoria e partecipare ai tornei di FIFA, mi occupo insieme allo staff del club di sviluppare il progetto sui giochi elettronici. Vogliamo divulgare le nostre iniziative ed educare all’utilizzo dei videogame. Sono inoltre anche uno dei tre co-founder di eSports-Academy, un’azienda romana che si occupa di gestire eventi, conferenze e tornei.
Da quanto sei appassionato di videogames? E da quanto giochi a livello competitivo?
Ho iniziato con Kick-Off nel 1996, ci giocavo sul Super Nintendo. Ma la svolta è arrivata nel 2006, quando ho partecipato ad un torneo di FIFA 06 World Cup per Playstation 2. Avevano organizzato le qualifiche per il campionato nazionale al Porto di Ostia, ma io non avevo mai giocato partite competitive. Era la prima volta. Eppure andò alla grande, riuscì a vincere e a partecipare alle finali nazionali dell’Ata Hotel di Milano. C’erano tanti ragazzi che giocavano già a livello professionistico e io mi fermai agli ottavi, contro uno dei giocatori migliori di quei tempi: Andrea Rocca Mascambruno (nickname: Ohnopalo!). Mi disse che avevo del talento e da allora siamo rimasti sempre in contatto, siamo ancora amici.
Cosa hai vinto nella tua carriera da videogiocatore?
Ho vinto per sei volte i campionati italiani. Il primo titolo è del 2008, poi mi sono confermato al primo posto dal 2010 al 2014. In campo internazionale invece ho chiuso terzo agli Europei e alle Olimpiadi del 2011. I World Cyber Games di Seul sono stati un’esperienza bellissima. La medaglia di quel terzo posto la tengo in camera, è tra le cose più belle che mi è capitato di vincere. Un po’ come la coppa degli italiani del 2010, che ha un posto speciale sulla mensola di camera mia.
Da quanto lavori per la Sampdoria?
I primi contatti sono del 2016, quando ho avuto l’opportunità di incontrare il presidente Massimo Ferrero ad un evento. Fin dall’inizio lui ha creduto nella possibilità di creare un progetto basato sugli eSports e nel gennaio scorso tutto ciò è diventato realtà. Abbiamo fatto anche una sorta di presentazione nella sede della Sampdoria e poi al centro sportivo, dove mi hanno fatto conoscere ai giocatori.
Qual è la giornata tipo di un ePlayer di una squadra professionistica?
Per quanto mi riguarda non è cambiato moltissimo fino ad ora. Continuo sempre ad allenarmi dalle due alle quattro ore giornaliere. E prima dei tornei cerco anche di fare qualche oretta in più. Di diverso c’è che, pur abitando sempre a Roma, salgo spesso a Genova per registrare video e contenuti con i giocatori, come successo con Regini, Bruno Fernandes e Cigarini.
Quali sono in Europa le squadre che si sono già mosse alla ricerca di un ePlayer?
In Europa sono ormai tantissime. Le più forti sono sicuramente il PSG, il Wolfsburg, lo Schalke 04 e il Manchester City. Spero di affrontarle presto in un bel torneo.
In Italia anche il Cagliari si sta adoperando in tal senso. Quali sono attualmente le squadre che già vantano tra i loro ranghi un ePlayer?
In Italia siamo un po’ indietro. Con la Sampdoria siamo stati i primi, poi è arrivata la Roma e ora si è unito anche l’Empoli. Ma so per certo che a breve anche altre squadre debutteranno nel mondo degli eSports.
Credi che si arriverà a completare la rosa delle squadre di Serie A? Ogni squadra avrà il suo giocatore professionista?
Penso proprio di sì. Con la Roma abbiamo fatto il primo passo sfidandoci al Festival Let’s Play. Ma in futuro sono certo che si arriverà ad una vera e propria eSerie A.
Esistono (o sono in programma) anche delle competizioni internazionali tra ePlayer di squadre professionistiche?
Alcune leghe, come l’Eredivise, hanno già iniziato a creare autentici campionati paralleli. Ci sono poi tanti tornei qua e là per l’Europa; mentre è in programma la FICWC (FIFA Interactive Club World Cup), che vedrà affrontarsi tutti i club calcistici che hanno delle divisioni eSports. Quando e dove si terrà sono però ancora top secret.
Quale pensi sia il miglior modo di selezionare un ePlayer?
È un po’ come selezionare un calciatore: si guarda il curriculum, si vede che cosa ha vinto in passato e cosa ha fatto. E poi si vede in azione.
Avere un ePlayer che benefici porta al club, soprattutto dal punto di vista economico?
I benefici sono tanti, anche se è un business che è solo agli inizi. Partiamo dalla visibilità: si possono attirare fasce di pubblico diverse da quelle tradizionali, anche grazie alla forza attrattiva che i videogiochi hanno sui più giovani. Poi ci sono sponsor che sono interessati più al calcio digitale che non a quello tradizionale: può sembrare strano, ma è così. Non escludo che anche il merchandising tematico – con joypad dei colori della squadra, kit di personalizzazione per le console e simili – possa diventare un importante indice di ricavo nei prossimi anni. Le grandi manifestazioni hanno inoltre degli introiti da biglietteria. Ma ovviamente non è tutto.
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Entrando più sull’aspetto tecnico, qual è la piattaforma utilizzata e quale gioco? La scelta ricade su FIFA?
Il gioco ovviamente è FIFA 17. La piattaforma invece può variare: Playstation o XBOX. C’è poi tutto un mondo legato agli eSports che ruota attorno a titoli non di carattere sportivo, per esempio: League of Legends. Si tratta di videogame di strategia e azione di tipo fantasy, che hanno un seguito foltissimo: basti pensare che la finale mondiale dello scorso anno è stata più seguita via Twitch che la finale dell’NBA in televisione.
Credi che questo fenomeno degli ePlayer nelle squadre di calcio possa essere effimero o è destinato a crescere e durare?
Siamo solo all’inizio. Non ho dubbi nel dire che gli eSports hanno ancora ampissimi margini di crescita e sono sicuro che i club più lungimiranti punteranno forte sui pro gamer. Non si tratta solo di una moda, ma di un movimento che si sta diffondendo in tutto il mondo. È di qualche giorno fa la notizia che il New York City FC è diventato il primo club dell’MLS a tesserare un ePlayer.
Essere un ePlayer è la tua unica occupazione? Pensi mai a poter fare altro o può diventare un lavoro stabile?
La speranza è quella di potermi dedicare al cento per cento all’eSports. Il mio obiettivo è trasformare la passione in una professione a tempo pieno. Stiamo lavorando molto con la Sampdoria e il suo staff per costruire una divisione eSport che possa sviluppare il progetto al meglio e questo è quello che intendo fare nel futuro prossimo. Dietro a ogni videogamer c’è una squadra, va sempre ricordato. E quando poggerò il joystick mi piacerebbe comunque farne parte, per aiutare a sviluppare questo disciplina.
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Guarracino in compagnia dell’attaccante colombiano Muriel
Quale è la squadra o il giocatore più forte al momento in circolazione nell’intero panorama internazionale?
Se devo sceglierne uno, quello è TASS. Non è stato ancora ingaggiato da un club professionistico, ma fa parte degli Hashtag, un team inglese di youtuber particolarmente forte. Lui è il player del momento. Invece tra le squadre vedo più avanti Schalke 04, Wolfsburg e PSG.
Hai qualche aneddoto divertente da raccontare? In generale, come è cambiata la tua vita da quando fai questo mestiere?
La cosa più scioccante è quando una volta un ragazzino mi hanno fermato per strada per chiedermi una foto. Lì per lì pensavo mi prendesse in giro. Era il 2012. Oggi è praticamente un’abitudine, accade tutte le volte che ci sono dei tornei.
Preferisci il calcio giocato pad alla mano o quello tra amici ti dà ancora un piacere più grande?
Il calcio è calcio. A prescindere che tu lo giochi su una console o su un prato. È per questo che è il gioco più bello del mondo.
Mattia Marzeddu