Campione, esempio e ambasciatore: auguri Sir God 25
E alla fine, anche per Gianfranco Zola, arrivarono i cinquanta. È un vero peccato che la carriera di un calciatore debba, in genere, fermarsi intorno ai quarant’anni. Quanto sarebbe bello vederlo ancora calcare il campo da gioco? Piacerebbe a tutti gli amanti del calcio fargli posizionare ancora una volta la palla sulla mattonella preferita, attendendo che calci a giro, piazzandola inesorabilmente nel “sette”. Sarebbe davvero fantastico ammirarlo ancora mentre scorrazza per la trequarti, inserendosi silenziosamente per beffare l’offside come il migliore dei Beep Beep elude qualunque trappola di Wile E. Coyote.
È più lecito chiamarlo Road Runner forse, in lingua inglese. Già, la terra britannica, quella che l’ha riscoperto e consacrato come Magic Box. Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico, una roba da poco, insomma. In quel Chelsea dove gli italiani sono stati tanti, anche di livello – vedi Gianluca Vialli, Roberto Di Matteo e Sam Dalla Bona -, Zola si è distinto da subito, più di tutti. La sua è l’unica maglia ritirata in 111 anni di storia dal club londinese, la numero 25. Venticinque, la metà degli anni compiuti quest’oggi. Doppiamente divinità? Sì, è il caso di dirlo. Ciò che il folletto di Oliena rappresenta in quel di Stamford Bridge è qualcosa di indescrivibile, e neanche l’enorme mano data al Cagliari per tornare in Serie A può equiparare gli anni in rossoblù a quelli in royal blue.
Indimenticabili le prodezze con le quali ha deliziato i tre leoni d’Albione. Nessuno può dimenticarsi quando mise a sedere Denis Irwin, rientrando sul sinistro e trafiggendo uno pietrificato Peter Schmeichel. Così come tutti ricordano il suo ultimo gol in maglia blues, quel pallonetto all’Everton che dovrebbe fungere da manuale per ogni giovane attaccante. Dulcis in fundo, il colpo di tacco al Norwich, sugli sviluppi di un corner. Ha fatto il giro del mondo, tutti ne hanno memoria, esteti del calcio e non. Impossibile cancellare dalla mente simili gesti. Ah, quanti italiani, quanti sardi fece innamorare dei colori sovrani di Fulham Road…
La cosa più bella di Gianfranco Zola è che l’essere un calciatore delizioso non rappresenta la sua qualità migliore. Classe, intelligenza e gentilezza (unite all’educazione) sono alcuni dei crismi del campione barbaricino, vero piccolo grande uomo che dovrebbe essere ambasciatore di un movimento e di un territorio. E pazienza se non ha mai vinto un Pallone d’Oro, se USA ’94 ed Euro ’96 con la Nazionale sono incubi ancora vivi, se la Champions League non fa parte del suo palmarès. Chissenefrega se ha steccato come allenatore.
Il rispetto guadagnato vale per essere definito, dal più umile dei cittadini fino a Sua Maestà Regina Elisabetta II, semplicemente e inequivocabilmente come GOD 25. Tanti auguri, Gianfranco!
Mattia Marzeddu
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