Torres Berretti, Movilli ricucisce: “I problemi ci sono, con società confronto franco, tutti vogliamo migliorare. Obiettivo? Finali Nazionali”

Lo stadio “Vanni Sanna”, teatro delle partite casalinghe della Torres
Tommaso Movilli rimane in sella. Di rientro dalla trasferta di Pistoia – dove Casu e Altea avevano portato il primo punto della stagione con un 2-2 contro la Pistoiese –, il tecnico della Torres Berretti aveva avuto un acceso confronto con la dirigenza rossoblù. Quasi uno sfociare del fiume creato da mesi non certo facili dal punto di vista della gestione a 360 gradi. Nelle ultime ore, anche in virtù di quanto accaduto in chiusura della scorsa settimana e prima della ripresa dei lavori, si era diffusa la voce di un divorzio tra il tecnico e la Torres. E’ lo stesso Movilli, ai microfoni di SardegnaSport.com, a precisare e ricucire lo strappo con il club di via Coradduzza.
“Ho avuto qualche discussione, qualche scambio di vedute, anche animato, con la dirigenza – dice Movilli – sono uno che ha vent’anni di calcio alle spalle (ex calciatore di Olbia e Porto Torres tra il 2008 e il 2012 ndr) e vivo di ideali, di rispetto per l’avversario e per coloro che sono di fronte a me nelle varie vesti, ma voglio anche vincere mettendo al servizio degli altri le mie conoscenze e la mia esperienza. Non ci sono dubbi, in questo momento le cose non vanno per il verso giusto, in campo e fuori. Ho manifestato l’idea di andarmene, ma si sa che quando ci si sfoga a caldo si rischia di far più danni che altro”.
Sono sempre più insistenti le voci che parlano di disagi durante le trasferte e riguardanti il soggiorno dei giovani calciatori, con qualcuno che ha già salutato la compagnia. “Quando una dirigenza è nuova, e alcuni dirigenti vengono da ambienti esterni a quelli calcistici, ci può stare che serva un periodo di assestamento. Ci si sta organizzando un po’ alla volta, forse lentamente – spiega con il suo fare sanguigno e schietto – ma la realtà è che la situazione è nella norma, non diversa da quello che succede altrove. Non sono uno al quale piace fare polemiche, la dirigenza si sta impegnando per colmare dei buchi che ci sono, in un settore giovanile creato ex novo, e vedo persone che si stanno impegnando per risolvere tanti problemi”.

Andrea Prato, dirigente Torres
Ancora sul confronto dei giorni scorsi con la dirigenza: “Ci può stare che nasca qualche scambio di idee, sicuramente se mi aveste chiamato nello scorso fine settimana il tenore delle dichiarazioni sarebbe stato ben diverso, ma a volte scontrarsi e dibattere serve tanto. Abbiamo un gruppo di genitori che sta dando una mano per sopperire a tante difficoltà, è chiaro che l’anno prossimo la situazione sarà perfettamente avviata e allora si potrà raccogliere quanto seminato”.
Ma dove può arrivare questo gruppo, formato in fretta e furia l’estate scorsa e che da mesi vive diverse vicissitudini poco piacevoli legate ai campi di allenamento e ai luoghi di residenza? “Il mio intento è fare non bene, ma benissimo. Abbiamo una squadra che certamente non è tra le più forti, ma spero e credo che ci si possa togliere delle soddisfazioni. Io ho alzato l’asticella, voglio arrivare alle finali nazionali…”. Una bella affermazione, non crede? “Guardi, siamo in via di formazione e c’è tanto da fare, però il lavoro paga e vedo delle potenzialità in questo gruppo. Detesto i perdenti, amo vincere con quello che ho e dando tutto quello che ho, promettendo massimo impegno”.
Cosa risponde alle indiscrezioni che parlano di pressioni atte a schierare in campo determinati giocatori creando situazioni preferenziali? “Nessuno mi ha mai imposto niente e non mi presterei mai a situazioni losche, voglio chiarirlo assolutamente. La volontà della dirigenza, di Andrea Prato e Gigi Casu, è quella di portare in alto il numero più alto possibile di ragazzi. Ma io il contentino non lo do a nessuno, perché quello si dà nella Scuola Calcio, nei Giovanissimi e stop. In squadra ho figli di dirigenti (tra cui il responsabile Prato ndr) e di quelle persone che, come ho detto prima, ci danno una mano, ma con loro voglio essere ancor più esigente. Mi è stato detto – continua Movilli – di non basarci solo su 12-13 giocatori, ma di dare spazio e sperimentare tutta la rosa, questo è l’obiettivo: portare a fine stagione un numero più alto possibile di calciatori migliorati rispetto ad oggi”.
Che segno lascerà lo sfogo post-Pistoia? “Può darsi che abbia generato un po’ di malcontento e cattivi pensieri, ma ripeto che il confronto è stato franco e chiarificatore. Ai ragazzi ho detto (testuale ndr) ‘giocano i migliori, i più bravi, anche se questi dovessero starmi sulle palle’, questo per chiarire quale sia il mio intento durante il mio mandato. Resto, vado avanti e lavoro”.
Così l’allenatore dei giovani rossoblù, che dovranno cercare di ripercorrere le orme della formazione che nella scorsa stagione, guidata da Davide Boncore, arrivò settima realizzando un miracolo sportivo. E’ bene ricordare, per dovere giornalistico e di cronaca, che da quest’estate, quando il gruppo si radunava in ritardo nei giorni post-ripescaggio della società rossoblù, permangono grosse falle a livello logistico, come peraltro viene confermato dall’allenatore toscano. Allenamenti svolti in situazioni non ottimali e uno staff tecnico ridotto all’osso, oltre ai noti fatti relativi alla gestione delle trasferte. Una situazione complicata, che non può che avere effetti anche sulle prestazioni in campo, dove perlomeno è arrivato il primo risultato positivo, a seguire le inopinate sconfitte contro Benevento e Pescara.
La situazione in casa Torres, è bene e doloroso ricordarlo, non è purtroppo inedita (eufemismo) in un calcio italiano in grossa difficoltà. Si parla spesso di giovani da lanciare e cui dare fiducia, ma ovunque latita la programmazione, che invece sarebbe fondamentale per ripartire e riformare un movimento che non perde occasione per inanellare fallimenti. E’ di queste ore la notizia dell’istanza di fallimento presentata dal Monza, che in estate aveva assicurato contratti pluriennali a pioggia (compresi i sardi Burrai e Virdis, oltre ai giovani Gallo e Cuccheddu della Berretti), ma anche i problemi multipli registrati a Savona danno l’idea di come vadano le cose nella terza serie del calcio nostrano. Un panorama fatto di contratti e situazioni poco limpide, scelte mosse da qualsiasi cosa tranne che l’aspetto tecnico e le capacità nell’arte pedatoria. Fino a quando le parti dell’ingranaggio (calciatori, genitori, procuratori, società, dirigenti) continueranno ad alimentare un circolo vizioso per garantirsi sopravvivenza e gloria effimera, si sarà di fronte ad un’utopia più che a una speranza.
Fabio Frongia